Cosa l'ha spinta a scrivere questa sua prima esperienza letteraria?
"Sono diventata nonna abbastanza tardi, temendo di non vedere crescere la mia nipotina, volevo lasciarle scritto qualche ricordo di chi erano i suoi nonni e i suoi bisnonni, ma poi mi sono ritrovata a scrivere soprattutto di scuola. La scuola d'altra parte è stata nella vita di ognuno di noi un'opportunità che ci ha aiutato a far emergere le nostre passioni e il nostro spirito critico. La scuola poi, come insegnante, mi ha dato tanti momenti di gratificazione".
Qual è stata la molla che ha fatto scattare in lei l’intenzione concreta di scrivere?
"Due-tre anni fa, durante un periodo di amarezze che mi tenevano sveglia di notte, per far passare il tempo, mi sono messa a scrivere e per me è stata una terapia utilissima perché mi sono ritrovata a sorridere per i tanti episodi leggeri e divertenti di cui erano stati protagonisti i miei alunni. Inizialmente ho cominciato a scrivere per i motivi appena citati, ma poi la scuola ha preso il sopravvento: credo che la scuola sia stata per ognuno di noi un'opportunità che ci ha aiutato a fare emergere le nostre passioni, i nostri talenti. A scuola abbiamo imparato a confrontarci con i nostri coetanei, abbiamo imparato a fare lavoro di squadra, abbiamo cominciato a scegliere le nostre amicizie, che, come nel mio caso, sono durate tutta la vita".
Quali sono i ricordi che ha conservato con maggiore emozione?
"Sono i sorrisi dei miei alunni. Sono i sorrisi che rivedo nelle fotografie di fine anno scolastico, quelli dopo delle interrogazioni positive o quelli durante gli applausi dei genitori e dei compagni alla fine di una recita, ma soprattutto i sorrisi che mi accoglievano quando entravo in classe".
Cosa le è rimasto della sua lunga esperienza di insegnante?
"La certezza di essere stata fortunata perchè ho svolto un lavoro professionalmente stimolante a contatto con alunni a cui trasmettere conoscenze ed ideali. Qualche rammarico di non aver fatto di più e meglio. L'amicizia di molti stimati colleghi che rimane anche oggi dopo tanti anni".
Oggi il mondo della scuola è cambiato molto rispetto a quando ci è entrata lei per la prima volta e in che cosa?
"Negli anni in cui sono stata docente di lettere di scuola media ho visto susseguirsi 17 ministri, da Riccardo Misasi a Luigi Berlinguer. Ricordo Franca Falcucci come primo ministro donna che ha tentato il superamento dell'emarginazione degli alunni con difficoltà e il cui documento è risultato il più avanzato elaborato per quanto riguarda la disabilità e che diventò un modello a livello internazionale. Ho assistito a tante riforme che però non sono state ispirate da nessuna idea di fondo per cui i cambiamenti sono stasti solo formali. Sento sempre parlare di cattivo funzionamento nel reclutamento degli insegnanti, di precariato, di situazioni difficili in cui sono costretti a lavorare gli insegnanti".
Se potesse decidere lei, cosa farebbe oggi per la scuola a livello istituzionale?
"Con l'arrivo a scuola di alunni di altre nazionalità e di altre culture le classi dovrebbero essere costituite entro un limite medio di 15-20 alunni. Gli insegnanti, pur bravissimi non possono fare miracoli se hanno classi con troppi alunni. Pietro Calamandrei ha detto che la scuola è organo centrale della democrazia. Nella Costituzione gli articoli relativi all'istruzione sono nella prima parte, quella che deve rimanere invariata perchè si riferisce a valori fondamentali. Ricordiamo che la scuola riveste una funzione istituzionale volta alla trasmissione della cultura e alla formazione critica dei giovani. Gli investimenti sull'istruzione devono essere importanti se siamo consapevoli che la scuola è il settore decisivo per lo sviluppo del nostro paese".
Maria Gabriela Mantiero è nata a Novoledo di Villaverla in provincia di Vicenza nel 1945. Laureata in materie letterarie ha svolto per circa trenta anni l’attività di docente presso la scuola media. Ricordi di scuola è il suo primo libro.
nr. 01 anno XXIV del 12 gennaio 2019