NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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L'anno contadino
nella campagna veneta

La corte, il nuovo libro di Ilia Sillo

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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La corte

La vicentina Ilia Sillo è l'autrice del recente libro La corte - L'anno contadino nella campagna veneta (Cierre edizioni), un interessante volumetto che racconta la vita e il mondo rurale della campagna berica con una particolare attenzione verso il basso vicentino, terra d'origine dell'autrice.La corte era una grande fattoria isolata, in mezzo ai campi coltivati, con caseggiati, portici, stalle per gli animali. Un’entità del tutto autosufficiente perché abitata da più nuclei familiari che, pur facendo capo ciascuno ad un focolare, partecipavano attivamente ai diversi lavori agricoli, producevano quanto serviva alla tavola, aderivano ai riti religiosi e alle ricorrenze tradizionali del mondo contadino.

La corte (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Ogni momento dell’anno aveva il suo bravo proverbio indicatore pronunciato dai più anziani con fare grave perché nella corte erano rappresentate tutte le tappe della vita, dalla gravidanza al parto, alla crescita, all’adolescenza, al fidanzamento, al matrimonio, alla maturità, alla vecchiaia, fino alla morte rigorosamente in casa. A decenni di distanza l’autrice ha rivissuto quegli anni e, grazie anche alle ricerche di Dino Coltro - scrittore e poeta veneto nato da una famiglia di contadini di una corte rurale e autore di numerosi libri sul tema - di cui si dichiara debitrice, si è documentata sul significato di riti cui aveva partecipato da bambina senza comprenderne la valenza storica e culturale. In quest’opera ripercorre il vissuto nella corte, il linguaggio, le tradizioni e le consuetudini del mondo contadino veneto come è esistito fino alla fine degli anni sessanta.

C'era una grande fattoria isolata, in mezzo ai campi coltivati, con caseggiati, portici, aie, barchesse, rustici per gli animali era ancora, negli anni Cinquanta del Novecento, un’entità del tutto autonoma, pressoché autosufficiente perché abitata da più nuclei familiari che, pur facendo capo ciascuno a un focolare, partecipavano attivamente ai diversi lavori agricoli, producevano quanto serviva alla tavola, aderivano ai riti religiosi e alle ricorrenze tradizionali del mondo contadino. La corte non era solo lo spazio fisico entro cui si svolgevano tutte le attività agricole, ma anche un’entità più complessa, formata dalle persone che vi abitavano o da quelle che giornalmente o di stagione in stagione venivano a lavorare. Anche gli animali erano presenze importanti per il funzionamento della vita all’interno di questo unicum. In corte c’erano i vicini fittavoli, i salariati, i mezzadri, a giorni fissi arrivavano gli ambulanti, in appositi luoghi stazionavano gli attrezzi, nel fienile c’erano le provviste per le stalle, nei granai venivano depositati i cereali, nelle cantine stavano le botti di vino e le riserve alimentari, i pozzi fornivano l’acqua, c’erano pagliai e cataste di legna per i focolari, porcili, pollai, recinti.

La corte (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) Quando non era circondata di mura, la corte con il brolo, i vigneti, gli alberi di gelso per i bachi da seta, le nogare, aveva alte siepi a far da barriera agli intrusi. All’interno, nelle case, nelle stalle, nelle barchesse, sui grandi cortili, si svolgeva la vita in un rapporto corale stretto dai problemi comuni come poteva esser il parto difficile di una donna, la nascita di un puledrino o di un vitellino. Si condividevano i buoni risultati di una mietitura o di una vendemmia abbondante o i danni di un furioso temporale ed era uno scambio continuo. Tutto era condiviso, quando mancava la farina, lo zucchero o il sale si ricorreva ad un’altra cucina e poi con calma si restituiva il piacere ricevuto con lo stesso genere o con servizi gratuiti e favori. C’era inoltre un legame altrettanto intenso con il calendario liturgico e i vari santi, soprattutto con i protettori degli animali e dei raccolti. Ci si affidava a loro con somma fiducia e si regolavano i lavori dei campi o dell’orto in base alle ricorrenze religiose o alle funzioni cui tutti partecipavano. Ogni momento dell’anno aveva il suo bravo proverbio indicatore pronunciato dai più anziani con fare grave perché nella corte erano rappresentate tutte le tappe della vita dalla gravidanza al parto, alla crescita, all’adolescenza, al fidanzamento, al matrimonio, alla maturità, alla vecchiaia, fino alla morte rigorosamente in casa. "A decenni di distanza - scrive l'autrice - ho rivissuto quegli anni e, grazie al saggio di Dino Coltro Santi e contadini, mi sono documentata sul significato di riti cui avevo partecipato da bambina senza comprenderne la valenza storica e culturale. Ora quel mondo non esiste più, disintegrato da complessi fattori e io, in quanto testimone diretta, ho provato a descriverlo per lasciare una traccia ai più giovani e per ricordare le radici comuni di una generazione che ha conosciuto un’epoca particolare".

Abbiamo incontrato l'autrice dialogando sui temi del libro.

La corte (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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