NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Miseria e Nobiltà

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Miseria e Nobiltà

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

La settimana scorsa al Teatro Civico di Schio è andata in scena la celebre commedia di Eduardo Scarpetta “Miseria e Nobiltà” messa in scena dalla compagnia Elsinor con la regia di Michele Sinisi. Preceduta da un incontro con il pubblico nell’ambito di un progetto culturale del Teatro Civico di Schio volto all’approfondimento sulle lingue regionali e i dialetti nel teatro la pièce è recitata non più in napoletano ma in italiano con un intercalare a volte stretto di vari dialetti regionali. Lo spettacolo è stato riadattato alla contemporaneità, passando per la memoria collettiva del cinema, senza tradire le intenzioni narrative di Scarpetta attualissime oggi come nel 1887: parlare del rapporto tra le persone e la povertà.

 

Miseria e Nobiltà (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Hai diviso lo spettacolo in due parti, quella della miseria e quella della nobiltà: nella prima vediamo la lite tra le due donne, vero e proprio topos del teatro napoletano, e questi personaggi da Grande Fratello. Nella parte della nobiltà, quella più farsesca e legata alla Commedia dell’Arte, il personaggio femminile ha l’abito da sera stracciato e la felpa legata in vita. C’è la rappresentazione della forbice economica: l’ arricchito e gli altri che vogliono arrivare al suo livello se non altro per “campare”, che è poi l’ambizione di quelli che vanno in televisione senza saper fare niente.

Michele Sinisi: “L’ex cuoco si è arricchito grazie a un’eredità, per cui fondamentalmente non è nemmeno pronto a raccogliere un tenore di vita diverso. Per quanto ci riguarda, i segni sono giocati al punto che questi pezzi di nobiltà molto kitsch, sono buttati e vanno a coprire anche la prima parte. All’inizio avevamo i costumi completi, in quell’estetica, e ho giocato a togliere quella rifinitura. In tutta la scena nulla è sistematizzato e chiuso scenicamente ma , appunto, in quanto segni sono cose che incidono sulla intensità e su questo ho lavorato. È un gioco perenne sempre rifinito con l’immaginario del pubblico che mi piace pensare sempre attivamente presente”.

È un “Miseria e Nobiltà” molto più moderno di quello che ci si potrebbe aspettare da una rivisitazione aggiornata: è ricco di segni televisivi, tanto cinema: la lettera di Totò e Peppino e di Troisi e Benigni e, come dicevate, tanti segni sedimentati nella nostra vita. A Messina siete stati fermati perché vi hanno detto che quello non è Totò: intendevano il film ma per dire che non era quello che si aspettavano.

“Mah, la battuta che in qualche modo mi è servita in questi casi è che se non è quello che ti aspettavi fallo tu lo spettacolo e fai prima: Scarpetta è un testo di fine ‘800. Se Scarpetta deve essere Scarpetta che si torni indietro nel tempo e non ci sia nemmeno la lettera perché non è teatro, è già segno del cinema. Quello che noi sappiamo e pensiamo di Miseria e Nobiltà è già il risultato di una modifica che il tempo ha aggiunto. Il fatto che Felice Sciosciammocca sia uno scrivano: la scrittura interviene in quel momento storico in cui la gente non sapeva né leggere né scrivere. Io oggi scrivo questa roba qua: a livello di estetica siamo il risultato di una comunicazione tra persone che nel frattempo ha incontrato la tv; il montaggio non sapevamo cosa fosse, è un’invenzione del cinema. Abbiamo talmente inglobato quell’unità linguistica di tempo, spazio e azione che in qualche modo è stata modificata diventando nuovamente unità dall’intervento della fotografia, del cinema e adesso della rete".

Miseria e Nobiltà (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)E poi c’è la famosissima scena degli spaghetti, dove addirittura non si parla: c’è la tua gestualità con loro, tu fai lo chef e basta uno sguardo, un gesto. Noi ridiamo perché vediamo questi spaghettoni giganti che loro si strappano. In realtà quello è uno zoom, è #foodporn.

“Quando noi abbiamo fatto lo spettacolo già la parola foodporn non c’era ancora, è una formulazione degli ultimi 2-3 anni in cui il cibo come elemento spettacolare e non più legato all’esigenza primaria di mangiare ha cominciato (superando il senso stesso suo, quello di riempire la pancia) a diventare porn : il rapporto in qualche modo estremo con la propria fame".

Questo grottesco e questo sogno di “riccanza” hanno generato anche film meravigliosi come “Reality” di Matteo Garrone con Aniello Arena della compagnia di Armando Punzo. Questi reality, nel loro essere trash e poveri di contenuto, hanno qualche merito oppure il merito sta nella sensibilità del regista, tu a teatro, Garrone al cinema, di aver colto e tradotto, tu usando un testo famosissimo, qualcosa di finto?

“Rispetto alle innovazioni linguistiche dei mezzi di intrattenimento mi pongo come fruitore, non ho uno sguardo critico perché faccio un altro lavoro. Quello che posso dire, avanzando uno sguardo mio, è che mi circondo di tutto, mi piace stare in mezzo alle storie, nelle forme, nei contenuti e riassemblarle per quella che è la mia sensibilità. La cosa a cui sto attento è che il mio sguardo sia chiaro alle persone a cui parlo, per stare assieme, perché quel dialogo continui e non ci si annoi e non si vada via: in teatro arriva qualcosa che appartiene alla società che sta fuori, non mi pongo in funzione di giudizio, mi interessa riuscire a fare qualcosa che mi faccia stare con le persone. Nel caso del reality anche io ho visto la prima edizione perché era la novità, ora penso che sia largamente superato: ormai la rete è molto più affascinante come curiosità della sperimentazione del linguaggio, della comunicazione, siamo alla realtà virtuale. La scienza ha sempre usato le telecamere nell’indagine naturale, nel pedinare gli animali: sono mezzi che poi si sono sedimentati nell’intrattenimento. Se fai questo mestiere secondo me devi essere continuamente connesso con il mondo, è un mestiere che si fonda sul presente e la reazione dal vivo: qualcuno in carne ed ossa sul palco ci sarà sempre e per assurdo, più si va avanti, più il sistema di comunicazione ingloba altri sistemi più sofisticati dal punto di vista elettronico e scientifico e diventerà sempre più straordinario vedere un uomo in carne ed ossa".

Miseria e Nobiltà (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) I ragazzi sono abituati a cose come X Factor, che ha una stimolazione neurologica velocissima, ogni inquadratura dura circa 3 secondi col flusso di commenti su internet…

“…Che segui mentre guardi…”.

Segui mentre guardi per cui è una stimolazione che lo spettacolo dal vivo di prosa non potrà mai uguagliare. Può essere che voi attori dal vivo vi dovete misurare con questi linguaggi così veloci?

“Noi siamo già in confronto con quei linguaggi: io da regista, tu da critica,loro da attori. Quando cominciamo a discutere del processo creativo permettere in scena lo spettacolo cerco di non fare l’errore di non lasciare il mondo fuori dal teatro, perché di quello voglio parlare. Nei “Sei personaggi in cerca di autore” ci sarà una diretta Facebook in scena in cui si annuncia l’arrivo dei personaggi, che sono diversi da sera a sera che io scelgo in base alla segnalazione del teatro che mi ospita. Non è che se oggi i 6 personaggi entrano dalla platea la gente si sconvolge, è roba vecchia. Quello che proponeva Pirandello attraverso la psicanalisi e la relatività di Einstein è ciò che rompe con l’unità all’inizio del ‘900 e fa gridare “Manicomio! Manicomio!”. Ad un certo punto dello spettacolo, per annunciare la diretta, la stessa voce che dice di spegnere i cellulari ritorna e dice di accenderli, collegarsi alla diretta FB dei Sei personaggi in cerca di autore di Luigi Pirandello e lì si accende il proiettore con i 6 personaggi che entrano e Madama Pace che con il suo cellulare li porta all’ingresso".



nr. 07 anno XXIV del 23 febbraio 2019

Miseria e Nobiltà (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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