NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Cima Grappa, l'architettura
e la memoria

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Cima Grappa

Qual è il senso di quest'opera e cosa aggiunge alla già copiosa letteratura sulla Grande Guerra?

Cima Grappa (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"La letteratura storica sulla Grande Guerra è davvero copiosissima, e in occasione di questo Centenario è anche aumentata; ma bisogna chiarire che non sempre si è trattato di pubblicazioni di complessivo spessore scientifico, nel senso che più di una volta mi sono stati segnalati o mi sono imbattuta anch'io in testi con imprecisioni o con errori storici. A parte questo, il libro in questione è una novità assoluta per quanto riguarda sia i Sacrari italiani della Grande Guerra, sia quello di Cima Grappa, perché si tratta da un lato del primo studio di semiotica applicata a una zona storica monumentale della guerra, dall'altro del primo studio del genere per Cima Grappa, sulla quale fino a ora esistevano solo vecchie guide approssimative e, per le vicende della costruzione del Sacrario, solo il libro dello storico Livio Vanzetto, che risale però al 1997".

Quali sono le emozioni che ha provato visitando quei luoghi?

"Questa domanda mi tocca nel profondo, perché Cima Grappa e la serie di cime che formano il Massiccio sono infatti i luoghi dove combatté il nonno paterno Francesco, alpino del 7' reggimento, IV Armata, l'Armata del Grappa. Sono anche i luoghi della mia vita, perché a Crespano del Grappa (ora Pieve del Grappa), che si trova ai piedi del Massiccio, sono sempre ritornata. Quando due anni fa ho scoperto questa tesi inedita della dottoressa Paola Sozzi, allieva a Bologna della prof.ssa Patrizia Violi, ho avuto un tuffo al cuore, a maggior ragione quando l'ho letta e ho pensato di farne un libro con delle fotografie nuove: i luoghi di cui si parlava erano quelli che io avevo sempre visto fin dall'infanzia, e anche se ne avvertivo da sempre la carica storica e memorialistica, oltre che paesaggistica, a causa della Grande Guerra, questa interpretazione semiotica del tragitto della zona monumentale mi ha dato una nuova consapevolezza, sicuramente più profonda".

Nel volume largo spazio è dato alle immagini: quanta importanza hanno per un argomento come questo?

"Le immagini fotografiche sono fondamentali nei testi di storia, a maggior ragione lo sono in testi, come questo, di semiotica applicata all'architettura. Ho pensato subito di contattare il fotografo Giuseppe Dall'Arche, tra i maggiori fotografi di architettura in Italia, per fargli realizzare una cospicua serie di nuove fotografie sul complesso monumentale di Cima Grappa: da un lato, infatti, tutti i libri precedenti inerenti alla Cima non mi soddisfacevano nell'apparato iconografico e spesso le guide dei luoghi storico-paesaggistici della Prima guerra mondiale sono purtroppo carenti proprio da questo punto di vista; dall'altro, vi era la necessità, vista la novità dell'argomento, di realizzare delle fotografie nuove che fossero legate ai temi trattati dal testo".

Cima Grappa (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Come lei stessa scrive "il libro è un testimone ideale e concreto da trasmettere alle nuove generazioni, perché la memoria della sofferenza di tanti uomini non vada perduta". Crede che i giovani oggi siano interessati a questo tema che appare loro così lontano?

"Allargando la prospettiva, da più parti ormai gli studiosi segnalano essere oggi la storia messa in crisi, in quanto istituzione conoscitiva della realtà, nella sua stessa legittimità ed esistenza. Quindi, il problema dell'appiattimento della storia in un perenne presente senza memoria non riguarda solo forse i giovani d'oggi, ma anche nel suo complesso la società italiana (meno quella europea). La soluzione alta di far esplodere il campo di ricerca a livello planetario, non più eurocentrico – la cosiddetta storia globale –, presuppone però un livello già alto di coscienza storica. Questa via è poco praticabile nel caso si debba alfabetizzare storicamente le persone, e credo che un libro come questo, che tocca livelli di conoscenza sia razionali che emotivi – portandoci per mano nella storia, nei luoghi, nei monumenti, nelle vicende, nella memoria, nei sentimenti – sia un buon strumento anche per catturare l'interesse delle nuove generazioni, alle quali va trasmesso il senso del tempo".

Oggi, in questa società che qualcuno definisce liquida e quantomai incerta, ha ancora senso parlare di eroi?

"Questo non è un libro sugli eroi o sull'eroismo bellico, e non propone neppure una qualche visione eroica dei soldati morti inumati nel Sacrario di Cima Grappa; in pratica, non vi si celebra alcun mito della "bella morte in guerra". Anzi, l'intento comune mio, in quanto coordinatrice dei lavori, della studiosa e del fotografo è stato da subito chiaro: si trattava di mettere in luce, o riportare alla luce, scavando tra la pietra dei monumenti costruiti durante il fascismo, la dimensione della tragedia che la Grande Guerra ha portato nella vita di decine di migliaia di giovani soldati, morti o sopravvissuti. Per inciso, mio nonno sopravvisse alla guerra, ma mio padre mi raccontava sempre che sua madre diceva che dalla guerra non era più tornato come prima".

 

nr. 11 anno XXIV del 23 marzo 2019
Cima Grappa (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

 



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