NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Gli amori misteriosi
di Marinella Laratro

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Laratro

Perché il titolo Amori misteriosi? L'amore è davvero un mistero?

Laratro (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"C'è da pensare che lo sia; anzi, a mio avviso, se così non fosse, non si tratterebbe d'amore. Già il vocabolo è un enigma; si dice che derivi dalla voce infantile «am», l'atto di mangiare. E che altro simboleggia, a ben considerare, lo scambiarsi un bacio? Pure la genesi dell'innamoramento è inspiegabile: perché lui o lei? Perché si cerca immediatamente la fusione alchemica con qualche creatura? E se pure fosse un fatto chimico, si tratta di una chimica ben misteriosa. Mi ha sempre attirato la traduzione francese del verbo «innamorarsi», cioè: «tomber amoureux». Ha un che d'inquietante. Innamorandosi ci si sente trascinare davvero nel vortice di un mondo alternativo, diverso per ciascuno, che rappresenta l'animo di ciascuno: paese dei balocchi, città delle meraviglie, villa dei misteri, casetta con giardino. Però la magia è transitoria, perché alla realtà non si sfugge; allora ci si inquadra nella stabilità, o ci si lascia. Ma rinunciare all'incanto non è facile: si scatena un sabba di forze irrazionali. Rimpianto, desolazione, depressione; oppure rancore, rabbia, vendetta. Noi, uomini raziocinanti, capaci di calpestare la Luna e di gestire industrie planetarie, cadiamo schiavi del mal d'amore: la piovra gelida e vischiosa che ci costringe a una lotta di liberazione durissima solo a immaginarla. Ma allora perché ci ricaschiamo sempre, in questo inimitabile e indecifrabile amore?".

L'amore è un sentimento che ci riguarda tutti, eppure quello che lei descrive non è soltanto la sua forma "romantica", ma qualcosa di più grande e ampio...

"Homo amans, oltre che sapiens: potremmo classificare così la nostra specie. Infatti, tutto ciò che progettiamo e che realizziamo senza costrizione è un'autentica forma d'amore. Non per caso chiamiamo «passione» le inclinazioni e gli interessi, le professioni e le vocazioni, le ideologie e le fedi. Se non li «amiamo» li eseguiamo di malavoglia, o li deleghiamo, oppure divorziamo da loro. Nel loro abbraccio, invece, ci sentiamo al sicuro, stimati, impegnati e gioiosi, come sul seno del più fedele amante. Se d'improvviso ci fossero tolti, darebbe ancora vita? Dunque le nostre passioni le muove tutte un medesimo fuoco interiore che mai si spegne, al pari di un legame riuscito. Se tutto questo non fosse amore, che cos'è?".

L'amore è un sentimento senza tempo, oppure ai giorni nostri è diverso rispetto al passato?

"L'amore, primario ingrediente della natura umana, si evolve nei tempi e negli spazi; sappiamo bene quanti aspetti di lui sono cambiati, qui e altrove, nella cultura e nella società. Esiste però un altro aspetto che li collega tutti: è il potere di esprimere liberamente la propria personalità anche nel campo sentimentale. È chiaro che ai giorni nostri le coppie si formano e si sciolgono in modo autonomo; certi comportamenti, come ad esempio i figli nati extra-matrimonio, vengono accettati e accreditati; escono allo scoperto tipi di legami prima impossibili. Il costo di tanto progresso non è lieve: anche l'amore contiene malattie e deformità, che non di rado fanno vittime. Però, confrontando il presente col passato, ci conforta constatare che il nucleo più intimo del rapporto amoroso non è soggetto a mutazioni. Pensiamo alla giovinetta di un poema egiziano che diventa rossa e cambia strada vedendo avvicinarsi il ragazzo di cui si è invaghita; ricordiamo la poetessa greca Saffo, invasa da un tremendo tumulto emotivo mentre osserva l'uomo che parla con la fanciulla del suo cuore; risentiamo il romano Catullo cantare la travolgente onda di baci che sogna di scambiarsi con Lesbia".

Laratro (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Lei scrive che il libro andrebbe letto in modo lento e riflessivo, perché?

"Un libro degno di tal nome va letto così. Come un vino prezioso, come un'opera d'arte, merita il tempo necessario per conoscerlo totalmente. Può succedere di divorarlo da capo a piedi, in una prima lettura, e l'autore può andarne fiero: un libro cominciato e poi abbandonato alle ragnatele è come minimo una tristezza. Ma sfogata la fame, è ottima abitudine tuffarsi fino ai fondali del testo, prima e dopo. Sarà una seconda esplorazione, puntuale e senza fretta, alla ricerca dei tesori sommersi: la compattezza, l'armonia, l'espressività, i significati nascosti dei vocaboli e dell'insieme. Allora il testo può dispiegare il suo valore e nutrire lo spirito. Come un alimento che deve scomporsi dentro di noi, se vuole raggiungere anche l'atomo più lontano".

In un suo libro precedente (La nostra storia) scriveva di Vicenza e di fatti accaduti nel secolo scorso. Perché ha cambiato genere dedicandosi ai racconti di fantasia?

"Io stessa potrei definirmi una composizione amichevole fra concreto e immaginario. Ho la massima stima del primo componente, ma del secondo sono innamorata: mi dà gioia e mi fa sentire a casa. In più, ho avuto una nonna che mi narrava le favole e mi portava a passeggio lungo il paese; fra i capitelli con Madonnine belle come fate, l'antica villa signorile col tenebroso paesaggio segreto, le lapidi muschiose del cimitero che sussurravano brani di vite passate. Più tardi, credo di aver letto tutte le fiabe possibili, creandone altre quando giocavo coi piccoli vicini di casa. Anche adesso non smetto di fantasticare, pur pagando anch'io le bollette che ci impone la severa realtà. Il mio volume «La nostra gente», dunque, incarna il fianco storico e rigoroso dei miei interessi culturali. Però, chi lo leggesse si potrà accorgere che i due capitoli finali sono composti da tante vicende di guerra e d'amore: nate su base reale e documentata, ma trattate ciascuna come un micro-romanzo. La libertà immaginativa, insomma, sbuca sempre, simile a un bucaneve in primavera".

 

nr. 13 anno XXIV del 6 aprile 2019

Laratro (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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