NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
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Variati, fuori dal Governo:
“Me ne vado con rammarico”

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Variati, fuori dal Governo:<br>
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Avevamo un punto di riferimento dentro il governo Conte, con l'arrivo di Mario Draghi a palazzo Chigi, lo abbiamo perso.
Il ministro dell'interno Lamorgese, si dice, si è battuta per offrire al premier un quadro di Achille Variati come quello di un tecnico, più che di un politico. O forse di un tecnico della politica. Tant'è, Achille Variati non entra nel conto dei trentanove sottosegretari del governo Draghi e torna a casa, “con un po' di rammarico”.
Non per la scelta del Partito Democratico di riequilibrare la questione di genere indicando molte figure femminili, e nemmeno per le guerre di correnti che hanno definito il quadro del sottogoverno, quanto per non aver avuto il tempo di finire un lavoro al quale teneva molto. “Mi ero riproposto di semplificare e dare maggiore autonomia alle regole che definiscono il funzionamento degli enti locali. Ero arrivato a metà percorso, avrei voluto finirlo”.
Va riconosciuto a Variati di essere approdato al governo, per la prima volta in 40 anni di carriera politica senza essere eletto, nel periodo orribile della pandemia. “Un anno difficile – racconta – in un periodo terribile per il Paese”. Eppure in questo periodo Variati rivendica di aver svolto il suo ruolo cercando di portare denari importanti ai Comuni e agli Enti Locali. Quei denari che hanno evitato il default, che hanno consentito di distribuire i buoni spesa e di sostenere vecchie e nuove povertà.
Cambiare i sottosegretari, pur avendo confermato il ministro Lamorgese, forse finirà per rendere più difficile ripartire da dove si era interrotto il lavoro di governo, anche perché “Il sottogoverno è importante. È il luogo dove si fanno le cose concrete, dove le direttive diventano realtà, gli ingranaggi di una macchina complessa. Se gli ingranaggi non girano o sono incompetenti, allora i guai possono essere gravi”.
La pagina Facebook di Achille si è riempita di ringraziamenti, al solo apparire della notizia della fine del suo lavoro a Roma. Lui sorride, sotto la mascherina e ringrazia. Da domani darà una mano ai giovani, a quelli che si avvicinano con entusiasmo alla politica, confida. “C'è tanto da fare per il partito regionale, ma poi non è mica nemmeno vietato fermarsi, dopo 40 anni. E forse è anche giusto farlo”.

 

nr. 09 anno XXVI del 28 febbraio 2021

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