NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Una scuola in agonia?

di Mario Giulianati
12 aprile 2014

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Interventi

L’universo della scuola, italiana, che inizia con le materne e, forse, si conclude con l’università, viene scosso, letteralmente, ad ogni piè sospinto. Ogni qualvolta si forma un nuovo governo, più di sessanta dalla fine della guerra, un ministro o un sottosegretario- non solo i titolari del dicastero specifico- mette le mani sulla scuola, direttamente con la pretesa di avviare una riforma, indirettamente perché parte della struttura dello Stato, partecipe dalla funzione pubblica e quindi soggetto anche qui a qualche tentativo di riforma. L’impressione che se ne ricava, magari non del tutto giustificata ma non per questo meno sentita dal popolo della scuola, è che non poche volte a metter mano a queste faccende siano magari delle persone di buona e sincera volontà, ma che molte altre volte vi siano semplicemente degli apprendisti stregoni che combinano più guai di quanti non riescano a risolverne. La scuola è uno strumento di crescita culturale, civile, etica, morale, estetica, che va trattato con particolare delicatezza. Ad esempio una riforma strutturale non può essere concepita per soddisfare le necessità del turismo, oppure per far risparmiare sui trasporti (eccoti la ragione principale della settimana corta che attrae tanti comuni mentre avrebbe ben più seri motivi per essere proposta), o per soddisfare qualche docente.

MADIA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Nel passato anche recente e che in parte persiste questa prassi, fiorirono corsi di laure pressappoco ad personam. Il tutto poi si risolve in una laurea che non trova alcun spazio nel mondo del lavoro. Magari queste, ed altre situazioni possono rientrare legittimamente in una autentica riforma della scuola, ma prima di tutto va verificato, e posto quale obbiettivo l’interesse generale, in prospettiva del medio tempo, della società nel suo complesso. Uno degli elementi da non dimenticare, ma purtroppo anche ora, almeno nelle intenzioni espressa dalla Ministro Signora Maria Anna Madia, è quello della ricerca assolutamente prioritaria se si vuole riguadagnare la scuola alla miglior funzione possibile, è la restituzione della serenità del lavoro. Leggo su Il Messaggero una dichiarazione della Ministro per la Semplificazione e la PA che recita «Un grande progetto di staffetta generazionale con un processo di riduzione non traumatica dei dirigenti e dei dipendenti vicini alla pensione per favorire l'ingresso di giovani- Se non si fa, non ci può essere rinnovamento dell'amministrazione, ma solo agonia… Far uscire tre anziani per far entrare un giovane è solo un esempio che ho fatto ». Magari questo, alla fine non avverrà, anche se è sperabile che si trovi comunque il modo di far entrare dei giovani, ma l’annuncio ha creato scompiglio nella scuola. Un paio di anni fa, non una vita fa, la Ministro Fornero scompaginava la vita della scuola, con la sua legge, e di un numero enorme di dipendenti pubblici e tra questi anche molti insegnanti e operatori scolastici, allungando, oltre il lecito, il tempo per raggiungere la pensione. Ora la Ministro Madia dice esattamente il contrario e si rivolge esattamente alle stesse persone con l’aggravante che, utilizzando assieme le due leggi, il personale “obbligato” ad andarsene in pensione perderebbe parte della pensione stessa. Non mi sembra proprio un sistema utile a dare serenità al mondo della scuola. La serenità, come accennavo prima, è una componente importantissima in ogni ambiente del mondo del lavoro e diviene indispensabile nel mondo della scuola perché la “materia prima” che vi si lavora sono i giovanissimi e i giovani. Sono questi i primi a soffrire di un ambiente privo di tranquillità che nasce dalla chiarezza del futuro, dall’ equilibrio tra le parti in causa, dalla fiducia nel sistema in cui si opera. Certamente una parte di responsabilità sulla mancanza di serenità nel mondo della scuola dipende anche da settori di dirigenza che sono scarsamente preparati sul piano della didattica e imperversano sul terreno della burocrazia spicciola. Ma anche questo nasce da scelte errate ed affrettate fatte a livello nazionale. Nel caso che questa serenità non venisse recuperata, al di là della questione economica. ci sarà un generale nervosismo che genererà ulteriore inquietudine, ed è questa inquietudine che porta in agonia la scuola e la società.



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