NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
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La buona scuola

di Mario Giulianati
7 marzo 2015

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Interventi

Il Premier Matteo Renzi ha annunciato alla stampa che il governo presenterà alle Camere non più l’ennesimo decreto legge, in questo caso sul “pacchetto scuola” ma adotterà un ddl, cioè un decreto delega che, evidentemente, rallenta l’iter complessivo ma, come spiega lo stesso Premier (Il Messaggero)” Perché l'esecutivo vuole dare un messaggio al Parlamento e coinvolgere le opposizioni nello spirito delle dichiarazioni del presidente della Repubblica”. Questo mi pare essere un argomento positivo e, in qualche misura, inverte la tendenza ormai eccessiva di andare avanti a forza di decreti. Quando il Premier e il Governo hanno lanciato il programma di “ascolto” della Buona Scuola, diretto a raccogliere il pensiero, le idee, le proposte, i suggerimenti e le aspettative del maggior numero di interessati al tema, mi è parsa una buona cosa e, in effetti, da quel che si è saputo, la risposta degli italiani è stata notevole. Certamente la sintesi attende al Governo e attende al Parlamento trasformare la proposta del Governo in legge. Da quanto è dato sapere, in attesa del testo definitivo che verrà sottoposto al Parlamento, qualche nodo esiste, non solo in riferimento agli atteggiamenti delle Opposizioni, ma anche all’interno della stessa Maggioranza e del Governo. Ne cito un paio. Il primo riguarda le scuole paritarie. Vi è da sempre un fronte ampio di persone in generale e di esponenti politici contrari al finanziamento, diretto e indiretto, delle scuole paritarie. Da sempre viene, su questo fronte, posto l’accento su quanto dice la Costituzione. Però vi è anche chi sostiene, e a me pare un argomento serio, che al di la della libertà di scelta, pure garantita dalla Costituzione, del tipo di scuola che si intende far frequentare ai propri figli, per le più diverse ragioni compresa quelle legata alla propria fede religiosa, vi è anche il fatto che le scuole paritarie, non tutte ma molte si, svolgono un ruolo di supplenza rispetto a delle carenze di presenza della scuola pubblica in un determinato La buona scuola (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)territorio. Tra l’altro a un costo nettamente inferiore per lo Stato rispetto ogni singolo studente.

Ora abbiamo il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi (NCD), sostenuto dalla ministra Stefania Giannini (già coordinatrice politica di Scelta Civica, dal 6 febbraio 2015 membro del Partito Democratico) che presenta una proposta diretta a prevedere una consistente detrazione fiscale per quelle famiglie che scelgono di iscrivere i figli alle scuole paritarie. Pare che questo non sia molto gradito a Matteo Renzi che, scrive La Stampa “ha chiarito di non volerne sapere di un’agevolazione per le paritarie che gli creerebbero molti problemi nell’elettorato di sinistra oltre ad aprirgli un altro fronte di spesa anche se non esagerato (circa 400 milioni)”- Con la vicinanza delle elezioni regionali la questione si fa accesa sia per il NCD, al quale serve dimostrare che si fa paladino di certi valori e legittimi interessi, sia per il PD che si troverebbe, almeno in buona parte, a disagio. Il secondo nodo, per ora non ancora portato al confronto, ma già La buona scuola (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)noto, è quello riferito ad un elemento della riforma che in realtà, diviene semplicemente una conferma dell’esistente: il mantenimento della figura del “dirigente scolastico”, con l’aggiunta di poteri rispetto al presente, che ha sostituito, negli anni scorsi, la figura del “preside” . Sembra una questione di lana caprina, ma invece ha una valenza notevole. La scelta fatta nel passato, di trasformare un preside in dirigente, per concorso cosa già di per se non monto coerente con una visione corretta della funzione dirigenziale, nasce dalla definizione di un istituto scolastico quale “azienda”- A dire il vero questo termine viene usato un po’ per tutto quello che riguarda la funzione pubblica, compresa la sanità. A giustificazione viene sostenuto che necessita adottare, negli enti pubblici, i metodi delle aziende private, in primo luogo il concetto di efficienza. Questa è senza dubbio una necessità ma il trasformare un servizio pubblico in azienda è alterare la filosofia di fondo. Una azienda ha il dovere di fare utili, altrimenti non ha ragione di esistere. Un ente pubblico erogatore di servizi, in questo caso l’ istruzione, ha il dovere di dare il miglior servizio possibile al minor costo possibile. Insistere con la “scuola azienda” è semplicemente stravolgere lo spirito e la sostanza della missione.

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