NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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La cooperazione sociale e il San Camillo

di Mario Giulianati
31 ottobre 2015

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Interventi

La questione molto delicata e sempre più intrigata, del San Camillo, e conseguentemente dell’Ipab di Vicenza, appare maggiormente di difficile soluzione nel caso che la dichiarazione del Presidente dell’Ente, dott. Lucio Turra, sia esattamente come è stata letta sulla stampa locale.

LUCIO_TURRA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Cioè mai più con cooperative sociali”. Probabilmente è una frase dal sen fuggita, sotto l’impressione assai sgradevole di tutte le notizie riportate dai mas media relative al servizio svolto al San Camillo, ma nel momento della valutazione puntuale e necessaria, diretta alla soluzione del problema, ritengo che questa dichiarazione sia, appunto, considerata un comprensibile sfogo e nulla più. È anche possibile che il Presidente Turra sia in grado di affrontare la situazione con personale interno. Non è certamente facile ma forse possibile.

CONSIGLIO_DI_AMMINISTRAZIONE_IPAB (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Il lavoro, prezioso, che svolgono tantissime cooperative nel sociale, è un fatto che trascende le singole strutture cooperativistiche che operano spesso al meglio e, a volte, purtroppo, con una “filosofia” che lascia molto a desiderare. In realtà la differenza è racchiusa in pochissime parole: considerare le persone da accudire come “ospiti” oppure come “clienti”. Ma nell’insieme del sistema cooperativistico le coop sono indispensabili per affrontare e tentare almeno di risolvere, il problema, complesso e particolarmente difficile, della assistenza agli anziani, e ad altri soggetti in stato di necessità. Non mancano, come accennato, esempi di cattiva se non addirittura pessima conduzione del servizio, ma nella maggioranza dei casi l’azione delle cooperative è insostituibile. Credo anche che il sistema del concorso-appalto non sia il migliore per risolvere uno specifico problema. Partendo dal principio che un Consiglio di Amministrazione e una dirigenza di un ente siano formati da persone per bene e competenti, aventi perfetta conoscenza delle esigenze dei loro ospiti e della disponibilità economica dell’ente stesso, possano selezionare la coop che ritengono maggiormente adatta a fare fronte alle problematiche del servizio proposto. Unire quindi, per una scelta oculata, competenza, esperienza, obbiettività, fiducia. Faccio mia una considerazione tratta da una nota a firma di Roberto Zandonà del Consorzio Prisma, pubblicata su Vicenza Piu’. Si legge “Un quarto ed ultimo elemento che vorremmo fosse chiaro ai cittadini è che all'interno del nome "cooperativa sociale" c'è di tutto. Ci sono quelle organizzazioni di cui abbiamo ripetutamente letto sui giornali negli ultimi mesi e che hanno reso il "sociale" solo un affare, spesso con elementi di natura "lucrativa" come dimostrano eventi recenti anche in tema di accoglienza di persone richiedenti asilo. Ma ci sono soprattutto quelle organizzazioni che ogni giorno nelle piccole comunità del nostro paese assicurano i servizi essenziali a cittadini spesso dimenticati dalle istituzioni, quelle che con serietà si impegnano per rispondere ai bisogni dei loro concittadini, quelle che coinvolgono e valorizzano sia i lavoratori che gli utenti nelle scelte, quelle che provano a ricostruire dignità e lavoro nelle terre confiscate alle mafie.“ Condivido questa considerazione e credo che sia condivisibile dai più. È una corretta visione del sistema delle cooperative sociali. Caso mai va messo a punto un sistema di controlli, tale da far cessare sul nascere qualsiasi elemento che contrasti con la mission assegnata. Quindi mettere i Consigli di Amministrazione, legalmente, nella condizione di poter intervenire, anche drasticamente e rapidamente senza che vi sia spazio per dilatazioni temporali che causano solo un danno agli ospiti degli istituti.

 

 



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