NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Da salvatore a traghettatore verso l’ignoto

di Mario Giulianati
21 maggio 2016

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Interventi

caronte_3 (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Dal Giornale di Vicenza di qualche giorno fa ricavo un brano dell’editoriale a firma del Direttore sig. Ario Gervasutti “….Perché queste banche sono in difficoltà? (tra queste la ex Banca Popolare di Vicenza-ndr))In poche parole, perché hanno prestato soldi a famiglie e imprese basandosi più sulla fiducia che sui numeri durante gli ultimi otto anni di crisi, e hanno troppi "crediti deteriorati". Hanno sbagliato: avrebbero dovuto lasciare morire decine di migliaia di attività economiche e far fallire migliaia di famiglie. Così avrebbero salvato le azioni degli investitori (e forse se stessi). E hanno sbagliato una seconda volta tentando con artifici contabili (quelli che sono sotto la lente della magistratura) di rispettare i parametri invece di chiudere i rubinetti del credito "facile". Prosegue scrivendo: “Inoltre, i protagonisti di questo sistema sono impegnati a consumare vendette o a contendersi uno strapuntino in Cda per un paio di mesi, più che a mettersi insieme e tirare fuori i 6-700 milioni necessari a impedire che le banche finiscano in mano ai fondi…”.

caronte_1 (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Mentre mi risulta facilmente comprensibile la prima parte di questo articolo che interpreto come una difesa dell’operato di quanti hanno gestito la ex Popolare per anni, una difesa che lascia spazio a più interpretazioni ma ha una sua logica che non condivido, la seconda parte, certamente per mia incapacità a leggere tra le righe, utilizza un linguaggio che non mi riesce da decifrare. Ma, ripeto, questo è un mio limite. Credo però che aiuterebbe a capire tutto quello che viene suggerito dall’editoriale se non mancasse un elemento di conoscenza, compito questo che attenderebbe agli attuali gestori della ex Popolare, che credo sia necessario per dare credibilità al tutto, ed è quello di rendere pubblico l’elenco, completo chiaro e trasparente, dei crediti inesigibili, delle sofferenza della ex Popolare. Mi riferisco alle grandi sofferenze, non certo quelle relative a qualche mutuo o fido per modeste attività. Oggi si parte da un dato di fatto, purtroppo incontestabile: la Popolare di Vicenza non è più la banca dei 120.000 circa soci di ieri. Non è, almeno per ora, stata spazzata via la banca, ma i soci che praticamente ridotti all’interno di un 0,67% non hanno più alcuna voce, ma nemmeno più alcun obbligo nei confronti di questa banca. Se la nuova Popolare vorrà la fiducia di tanti ex soci dovrà guadagnarsela. Come una qualsiasi altro istituto bancario. In questi ultimi giorni il nuovo CdA della ex Popolare affronta il problema dell’azione di responsabilità, e da quel che si sa, molto poco perché anche la stampa è stata esclusa, le difficoltà nel trovare un accordo sono tantissime, ma di questo, dopo la dichiarazione del Presidente dott. Dolcetta nell’assemblea che metteva la parola fine alla vecchia Popolare, non poteva esserci dubbio alcuno.

Suona emblematica la dichiarazione del Presidente dott. Dolcetta, riportata dal Giornale di Vicenza, rilasciata dopo l’ultimo CdA,come detto, segretato “precisa (il Presidente-ndr) che come sempre, anche in occasione dell’ultima seduta, il Consiglio ha determinato all’unanimità ogni decisione assunta e all’ordine del giorno”. Non è difficile immaginare che nessuna decisione potrebbe ricevere un voto unanime se fosse contraria alla parte “vecchia” del CdA. L’aver anteposto l’emergenza dell’aumento del capitale alla azione contro la precedente amministrazione ha, a mio avviso, gelato il popolo dei soci che chiedevano non una vendetta ma un gesto che consentisse a tanti di riprendere fiducia nella “loro banca”. L’emergenza della ricapitalizzazione è, purtroppo, fallita ma in questo fallimento non può essere ignorato il fatto che un errore di valutazione è stato sicuramente fatto. Un errore che assegna, seppur posteriori, un ruolo diverso da quello assunto all’inizio da parte di questo nuovo, e un po’ pasticciato, CdA, cioè quello del salvatore. Ora, al massimo, può essere considerato un traghettatore. Per dove lo dirà, un domani, Atlante. Forse.



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