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Il Premier, il referendum costituzionale e le dimissioni

di Mario Giulianati
28 maggio 2016

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Interventi

Il Premier, Matteo Renzi, mette in gioco la sua carriera politica sul risultato del referendum costituzionale che verrà celebrato ad ottobre.

RENZI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica) Ritengo che una riforma della Costituzione sia sempre, anche quando, per il passato, ha toccato minimi particolari e ancor più quando si è cercato di modificarla radicalmente, un fatto di estrema rilevanza. I Padri della Patria hanno fatto bene porre dei “tornelli” molto precisi alla ratifica di modifiche così importanti. Penso agli Stati Uniti d’America che, in luogo delle modifiche sostanziali, mantengono intatto l’albero originario della loro Costituzione e procedono con gli “emendamenti”.

LA_CARTA_COSTITUZIONALE (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Quindi degli innesti che, almeno in teoria, mantengono intatto il tronco antico della loro magna carta. Ma noi abbiamo il referendum che coinvolge il Paese e quindi è qui che si gioca la partita. Tre passaggi importanti: Camere e Senato, o viceversa, e infine il referendum. Personalmente ritengo che non sarebbe stato male che, a monte, venisse organizzata una nuova “Costituente”, cosa che è stata provata in passato ma che ha avuto un esito infelice. In realtà la materia messa in cantiere dal Governo Renzi è tale che poteva certamente essere l’elemento guida per una nuova, o almeno riletta criticamente, Costituzione.

LA_FIRMA_DELLA_COSTITUZIONE (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Sono trascorsi 70 anni da quando è nata e al tempo una buona parte del Paese, per varie ragioni, non aveva avuto la opportunità di partecipare al dibattito. In questi 70 anni non solo l’Italia ma il mondo ha vissuto una straordinaria rivoluzione. Sono stati modificati radicalmente confini geografici e sono scomparsi e apparsi vecchi e nuovi partiti. Si sono modificati usi e costumi, tradizioni e antiche abitudini. Superate barriere etiche e morali ma altrettanti muri, non solo fisici, sono stati eretti tra le genti, per dividere e per isolare. Tornado a noi mi colpisce, non positivamente, la dichiarazione del Premier, relativa al risultato del referendum sulla riforma costituzionale, da lui e dal Governo fortemente voluta e sostenuta. Dice Renzi “SE PERDO A OTTOBRE MI DIMETTO”. E aggiunge “Questo referendum è importantissimo si può decidere se continuare con 930 parlamentari o ridurli di un terzo, se continuare a pendere un sacco di soldi per la politica o mettere un tetto agli stipendi dei consiglieri regionali”…. “Finalmente la classe politica non è quella del passato, che restava aggrappata alla poltrona. Noi non siamo la casta, siamo in prima linea per cambiare l’Italia, ma non quelli degli inciuci” (In Terris - Online International Newspaper)- Scrive sempre In Terris che “Il cuore del provvedimento è il superamento del bicameralismo perfetto”. Cosa questa certamente positiva e occasione da non perdere, però, a mio avviso, la soluzione doveva essere o più radicale, e quindi togliere definitivamente dall’assetto strutturale della Repubblica il Senato oppure rivedere il sistema, ad esempio, sulla base di quanto avviene negli USA. Ridurlo ad una pressappoco Camera delle Regioni e degli Enti Locali, mi pare più un modo di ridurre l’impatto con la società che mettere ordine nel sistema. C’è da sperare che, fatto questo primo passo, con il tempo, pur che non siano altri 70 anni, si provveda a mettere ordine anche sotto questo aspetto. Ora tutti noi, cioè il popolo italiano, andremo a votare in ottobre. Ma ci dovremmo andare non frastornati dagli slogan e dalle battute, a volte battutacce, di (falso) spirito, ma con una conoscenza del problema la più approfondita possibile. Non sarebbe male che gli uni e gli altri ci spiegassero, ripeto non con gli slogan, ma le positività o le negatività, per il Paese, per l’Italia e per gli italiani, di questa riforma. Una riforma che tutte le parti politiche e sociali coinvolte dichiarano, gli uni in positivo e altri in negativo, comunque essere storica e fondamentale. Mi pare che sia sufficiente questa comune e generale convinzione per lascia perdere ogni inutile orpello e presentare elemento per elemento sulla base di ragionamenti validi e presentati in maniera comprensibile e facilmente valutabili dai comuni mortali relativamente agli vantaggi e agli svantaggi pratici, concreti, verificabili. Contemporaneamente sono dell’opinione che il Premier farebbe bene a mettere nel cassetto la sua dichiarazione lasciando così un maggior spazio a tutti per una serena e costruttiva scelta di voto.



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