NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Hüllweck: ecco cos'è il teatro

Intervista a chi è riuscito nell'opera più difficile

di Giuseppe Brugnoli

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Hüllweck: ecco cos'è il teatro

"Capo della Segreteria del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, On.le Dott. Enrico Hüllweck, Cavaliere del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio". Questi titoli ufficiali un po' intimidiscono e un po'bloccano un'intervista che voleva essere fondamentalmente a un altro personaggio: l'attuale Presidente della Fondazione del Teatro Comunale di Vicenza, l'ex Sindaco di Vicenza che questo teatro l'ha voluto ma che, soprattutto, l'ha costruito.
Ma cortesia (oltre che interesse giornalistico) vuole che anche l'importante e prestigioso incarico attuale, a capo della Segreteria di un dicastero nazionale così significativo come quello della cultura, richieda qualche domanda.

Dott. Hüllweck, com'è il Ministro Bondi e com'è il lavoro al Ministero?
«Il Ministro Bondi è un assiduo lavoratore, un Ministro impegnato e all'altezza del proprio ruolo. Umanamente è un grande personaggio, un filosofo, un vero uomo di cultura».

Un filosofo? Non è forse meglio dire "una persona che si interessa di filosofia?"
«No. È davvero un filosofo, innamorato non solo di S. Agostino, che conosce a fondo, ma di tutta la storia del pensiero umano. È un divoratore di libri ed è anche poeta e scrittore ma, in privato, colpiscono ancor più il suo tatto e la sua grande signorilità. Guardi qui l'ultimo sms che ha inviato sul mio telefonino. Comincia così: "Caro Enrico, potresti farmi la cortesia di seguire tu quel problema che ci è stato segnalato...".
Quando mai un uomo di potere si rivolge a un suo collaboratore, sia pure il più immediato e fidato, digitando nel messaggio queste formule di cortesia? Invece Bondi lo fa e non è gentile solo con me.
Quanto al lavoro nel Ministero, è un ruolo che mi rende felice e realizzato: molto di più, per esempio, di quando facevo il parlamentare alla Camera. D'altra parte il mondo della cultura ha sempre fatto da sfondo alla vita della mia famiglia, dove ho vissuto con insegnanti, scrittori, musicisti, architetti: io stesso ho recitato in gioventù, ho fatto il giornalista e ho pubblicato libri. Purtroppo la crisi economica e la cronica tendenza della politica italiana a sotto finanziare la cultura fanno soffrire il nostro Ministero in modo frustrante, a volte provocando critiche nei nostri confronti, che non meritiamo. Paghiamo forse l'eredità di cinquant'anni di governi che (forse perché più attirati da altri settori) si impegnarono poco nel mondo della cultura così come in quello della scuola e della giustizia. Con queste premesse è inutile continuare a lamentarsi se, ancora oggi, la cultura è gestita prevalentemente dal mondo della sinistra».

Veniamo a noi. Lei oggi a Vicenza è Presidente della Fondazione del nuovo Teatro. Come vanno le cose? Cominciamo dal punto di vista finanziario.
«In un'Italia dove al Ministero vedo commissariare teatri che fanno debiti milionari, bisogna dire che Vicenza brilla per l'oculatezza di una gestione finanziaria che, dopo oltre due anni di attività, può contare su di un bilancio in attivo, il che è motivo di vanto per i soci fondatori: il Comune di Vicenza, la Regione Veneto, la Banca Popolare di Vicenza, la Fondazione Culturale SISA e l'Associazione Industriali di Vicenza (quest'ultima passata di recente fra i soci aderenti) e, ovviamente per me. Ci tengo a dire che questo attivo di bilancio scaturisce da due elementi. Il primo è che fin dall'inizio io ho rinunciato a qualsiasi stipendio e a qualsiasi gettone, pagando di tasca mia persino la polizza di assicurazione. Questo mio esempio è stato condiviso e seguito da tutti gli altri membri del C.d. A. per cui, ogni anno, si risparmiano almeno trecentomila euro ai quali si deve aggiungere il risparmio di altrettanti centocinquantamila euro visto che abbiamo scelto di non dotarci fino a oggi di un Direttore Artistico. L'altro elemento che giustifica l'attivo di bilancio è una forte oculatezza nella scelta degli spettacoli: puntiamo a un buon livello ma rifuggiamo dagli sperperi per inutili follie».

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