NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Lo sai che i papaveri…

La mostra ad AB23 Laurina Paperina e i papaveri della modernità in una serie di video

di Resy Amaglio
resy.amaglio@fastwebnet.it

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How to kill the artists, 2007/2009

Attraverso quale linguaggio si possono declinare artisti ed eroi dell’immaginario contemporaneo, spicciolo e pressapochista, per metterne in rilievo le piccolezze, le dabbenaggini e le manie, o quant’altro ha contribuito a costruirne la fama, nella cronaca e nella storia? Ma “animandoli” in veste di bamboccetti trasversali, tra pittura e digital art, incasellati allora in DVD, perché sia consentito, e addirittura consigliato, video-annientarli per mezzo di uno sberleffo, pure macabro se possibile, ammazzandoli con pimpante cattiveria: con un click.E brava Laurina Paperina, che dell’arte d’oggi e del sistema che la regge fa un gioco di veloce azzardo e con una serie di rapidissimi video coglie l’attimo delirante di personaggi come Damien Hirst, Lucio Fontana, o il povero Andy Warhol, costretto in un micro-pupazzo divorato da una banana molto assassina, mentre la sventurata Frida Kahlo si sente rassicurare dalla propria diabolica creatura “you are A HORRIBLE woman!”, per la serie how to kill the artists, carina e vivacemente congegnata animazione in più episodi. E così via, con un seguito di sfottò a volte garbati altre piuttosto grevi e giocosamente poco decenti.

Le farfalle sacrificali

“Lo sai che i papaveri son alti alti alti…….” recitava una canzoncina dei tempi preistorici, ad ammonire le paperelle invitandole alla modestia. Lo sa benissimo, la simpatica Paperina Laura Scottini, fantasiosa giovane firma in mostra allo spazio AB23 per la cura di Stefania Portinari. Conosce l’arte, i protagonisti e i miti del nostro tempo, ne specchia maliziosa i fragili marchingegni di sostegno, con il corredo dei loro rituali. E giocando giocando ama inchiodare gli alti papaveri dai celebri nomi alla maniera di farfalle sacrificali su irridenti cartoon, sui quali passa in rassegna volti e sfizi, caratteri e nequizie, fino a formare un arsenale di cose apparentemente insensate, che in realtà mirano ad esemplificare l’insensatezza di un bagaglio ingombrante, quello dell’atmosfera in cui si agita una contemporaneità gracchiante e fasulla.

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