NR. 41 anno XXVIII DEL 25 NOVEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Che sorpresa, l'opera di Elio

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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elio e le storie tese

Il vostro percorso artistico comprende anche riferimenti espliciti alla lirica, soprattutto per quanto riguarda il repertorio rossiniano. Tu hai partecipato, come co-protagonista, all’opera “Isabella” del compositore contemporaneo Azio Corghi, che ha portato al nostro Teatro Olimpico la sua “Giocasta”. Avete intenzione di attingere ancora dalla forma operistica? La scrivereste un’opera lirica?
Elio: «In realtà le cose di cui stai parlando sono riferite principalmente a cose che ho fatto io, non al gruppo, per cui ti risponderò per me: io sto già scrivendo un’opera lirica. Ho anche cantato al Teatro dell’Opera di Roma, a marzo. La musica classica è un settore che mi interessa molto e che continuerò a frequentare».
La vostra forza eversiva si è sempre manifestata attraverso un linguaggio esplicito e una comicità irriverente anche nei confronti di argomenti tabù. Questa carica rivoluzionaria forse negli ultimi tempi si è un po’ attenuata. Questo perché non la considerate più necessaria o perché vi siete interessati ad altre modalità espressive?
«Mah, secondo me la carica non  si è attenuata. Magari è diminuito l’utilizzo di parole forti, ma ora le parole forti le usano tutti per cui non sono più così forti: se “coglioni” lo dice Berlusconi, io poi non posso più dirlo perché lo ha detto lui. Oggi la vera trasgressione è essere normali: uno che ha la stessa moglie per 20 anni e  che fa l’amore solo per fare i figli è trasgressivissimo, quindi noi stiamo cercando di battere nuovi territori sempre con l’intento di provocare».
Voi siete degli artisti eclettici e negli ultimi anni avete accumulato esperienza anche in campi che esulano da quello musicale. Tu per esempio hai interpretato la parte di Mackie Messer ne “L’Opera da Tre Soldi” insieme a Peppe Barra. La prosa è un campo d’azione che può interessarvi?
«Ma tu mi chiedi di cose che ho fatto solo io! Faso e Christian Meyer suonano anche in un trio jazz e loro sono interessati a quello, Rocco Tanica scrive testi televisivi. Io ho fatto “L’Opera da Tre Soldi” perché mi interessano anche altre cose, ad esempio il teatro, come ti dicevo prima, anche se quella non è propriamente un’opera classica, ma siamo lì. Ho anche recitato in una pièce di Lina Wertmüller. Le cose che penso di poter fare bene, le faccio». 
Nella musica italiana non siete ascrivibili a nessuna categoria musicale e ogni tentativo di classificazione è riduttivo. Negli artisti emergenti vedete qualcuno che abbia raggiunto una tale unicità come artista? 
«Io mi chiedo perché si debba sentire questa necessità di classificare: l’importante è se ti piace o non ti piace. Non è che uno debba per forza appartenere a qualche settore, no? Fra i giovani mancano le idee chiare, ma non è nemmeno colpa loro, perché purtroppo la potenza delle trasmissioni televisive mette loro in testa una grandissima confusione su cosa sia meglio fare». 
All’estero la musica italiana è conosciuta soprattutto per i contenuti di tipo romantico. Come mai quasi nessun artista italiano che tratti tematiche sociali riesce ad avere successo all’estero? 
«Beh, per affermarsi all’estero bisogna lavorare forte e per lavorare forte ci vogliono tanti soldi e tanti soldi ce li ha chi vende molti dischi. Questo è il motivo per cui non penso che in tempi brevi ci sarà la possibilità di affermarsi per gente che vuole uscire dai canoni dell’italianità. Anche se ci sono delle ottime eccezioni, come Paolo Conte».  
Secondo te qual è la differenza tra un prodotto artistico che può lasciare il segno e un prodotto commercialmente valido? 
«Beh, il trucco è ottenere tutte e due le cose insieme, ma per lasciare il segno la cosa principale è avere le idee chiare su cosa vuoi fare. Questa è una cosa che sembra tanto semplice, ma a me pare che non ci sia in nessuno dei giovani che ho ascoltato ultimamente. Poi, secondariamente, come un artigiano, per affermarsi bisogna affinare moltissimo la tecnica: allo stesso modo, un cantante o un musicista sono artigiani perché praticano un’arte e quindi bisogna affinare la propria arte e in Italia non vedo ancora, sempre tra i giovani, tanta voglia di fare questo».
In rete, moltissimi utenti, ti vorrebbero a X Factor come quarto giudice o al posto di Morgan, qualora lui lasciasse davvero… 
«Diteglielo!!! Bloccate il sito a quelli di X Factor e scrivete: «Vogliamo Elio giudice!!!»

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