Giovane, vicentina: ecco come “ricuce” storie parallele
Cardarelli, Ungaretti, Montale, Svevo. Forse, aggiungiamo noi, Dino Campana: questione di misura e di misure, non sempre bastano gli anni di coincidenza di certe esistenze e di certi prodotti letterari per disegnare percorsi univoci o anche soltanto vagamente coincidenti. La tesi di Laura Campagnolo segue un filo logico, di citazioni e di similitudini che portano a riconoscere la familiarità di un cammino che come quello percorso da Svevo/Schmitz non parrebbe possedere a prima vista. MODELLI ESISTENZIALI- La tracciabilità dei modelli esistenziali dello scrittore triestino ha radici certo più forti nell’Europa del lunghissimo decadimento vittoriano e asburgico, ma una volta ancora l’apparenza inganna. Quando Svevo scrive che “Trieste non produce geni come Leopardi, e quando li produce non sa riconoscerli” spalanca una porta di vicinanze identitarie tanto evidenti quanto irresistibili. Su questa linea si muove il lavoro di Laura Campagnolo che nella sua ricerca è andata a pescare una serie di riferimenti bibliografici e di stile davvero interessanti. LA RICERCA DI SERAFINI- Tra i tanti, non casuale il riporto di memoria al lavoro di ricerca di un altro vicentino, Augusto Serafini, che in mezzo alle carte della Bertoliana è riuscito anni fa a ritrovare un carteggio di Leopardi che gli ha permesso di comporre un “Leopardi a Vicenza” nel quale si dimostrano molte cose del poeta di Recanati, prima fra tutte la soglia di immortalità e la posizione centrale nel contesto letterario mondiale che caratterizzano la produzione vastissima e non solo poetica di Giacomo Leopardi. ECHI E RICORDI- Per tornare alla tesi della dott. Campagnolo, sono interessanti i percorsi paralleli rilevabili tra Svevo e Leopardi. Ecco come ne parla la tesi: «Gli echi leopardiani scrive Laura Campagnolo- nella Coscienza di Zeno, per quanto superficiali, sono da considerarsi intenzionali in quanto volti a caratterizzare la scolastica cultura letteraria di Zeno: egli sente infatti il dovere di arricchire il proprio testo sfoggiando numerosi suggerimenti tra cui, appunto, quelli tratti da Leopardi. Si ricorderà, ad esempio, che Zeno, da studente, aveva ricoperto le pareti della propria stanza con le date dei suoi numerosi proponimenti di smettere di fumare. Ebbene, queste date non erano scelte a caso, ma seguivano criteri e concordanze misteriose. Il meccanismo psicologico che agiva nei proponimenti di Zeno sembra essere spiegato nel XIII pensiero dello Zibaldone di Leopardi. L'attinenza particolare che Zeno trova tra le date e certi avvenimenti è un'amabile illusione, e assolve alla funzione suggerita da entrambi gli autori di far risorgere il passato». ZENO E ALTRO- Vi è un altro luogo della Coscienza in cui è possibile scorgere l'evidente rielaborazione allegorica di un celebre paragone leopardiano: l'immagine della locomotiva "umana" che trascina in salita un enorme carico e precipita al termine della sua corsa nella morte, dipende concettualmente da un preciso passo dello Zibaldone, ripreso in seguito ai versi 21-38 del Canto notturno. La cifra pessimistica del paragone leopardiano però è quasi completamente nascosta sotto l'abito allegorico confezionato dallo Svevo. Volendo investigare le risonanze delle Operette morali di Leopardi nei romanzi sveviani, non stupirà riscontrare nell'ultimo romanzo la ripresa formale di un preciso passaggio del Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie: il padre di Zeno, presagendo la fine imminente, interroga il figlio sul mistero della morte. Allo stesso modo, nell'operetta morale, Federico Ruysch, anatomista olandese, domanda ad un morto se la morte provochi piacere o dolore.