NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Gaetano Marzotto e le sue opere

di iuseppe Brugnoli

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Gaetano Marzotto e le sue opere

Dalla culla alla tomba

VALDAGNO - Giochi di bimbi all'Asilo nidoIl volumetto, che, pubblicato in tempi in cui stava cominciando a montare una contestazione che da sindacale doveva in breve tempo trasformarsi in politica e assumere aspetti di ribellismo sociale, aveva certamente il compito di rivendicare le opere assistenziali e formative che la  Marzotto aveva realizzato a Valdagno e dintorni nel corso di quasi un secolo, ma che si erano accentuate ed espanse grandemente nei decenni a cavallo della seconda guerra mondiale, consiste principalmente in una splendida serie fotografica di immagini delle istituzioni sociali, culturali, sportive, assistenziali, mediche, ricreative che la Marzotto aveva edificato e gestito nel corso di una lunga attività svolta a favore dei suoi operai, tanto che per qualche tempo valse nel circondario la definizione, elogiativa per alcuni, denigratoria per altri, che la Marzotto assisteva i propri dipendenti "dalla culla alla tomba".
Il testo che accompagna queste belle immagini è strettamente tecnico, dando notizia che si potrebbe anche dire burocratica di presenze e di personale addetto nelle diverse istituzioni, così da lasciare la parola soltanto alle illustrazioni, che meglio di così non potrebbero definire l'ampiezza e spesso la ricchezza edilizia delle costruzioni mostrate.


L'accusa di "paternalismo"

Ma Gaetano Marzotto, nella sua "premessa" che si annuncia quasi timidamente e intenderebbe competere con le note tecnicamente illustrative, alla fine del suo discorsetto lascia prorompere la piena del cuore, e prima di affermare che «nazionalizzare, in parole povere, vuol dire avviare al bolscevismo», proclama: «Se l'aver provveduto a tutto questo spontaneamente in mancanza di iniziative di altre fonti viene qualificato "Paternalismo", noi accettiamo la qualifica e e dichiariamo che abbiamo mirato alla elevazione sociale, al miglioramento del tenore di vita, al benessere, alla unione delle famiglie, per alleggerire loro le preoccupazioni giornaliere onde potessero vivere più serenamente secondo le leggi sociali e morali. E soddisfatti delle opere create ci sforziamo e ci sforzeremo di dare sempre maggiore e più diretta responsabilità ai lavoratori gradatamente, man mano e in proporzione della loro comprensione, della loro evoluzione e della loro consapevolezza».


Un imprenditore illuminato

È certo che oggi i lavoratori non hanno più bisogno di essere accompagnati dal reparto di maternità fino alla casa di riposo ed oltre dalle opere sociali erette dalla Marzotto in sinistra d'Agno, anche perché molte di queste istituzioni hanno fatto il loro tempo e da opere private sono diventate nazionalizzate, anche se per fortuna non bolscevizzate. Ma è altrettanto certo che il grande compendio delle opere sociali della Marzotto, sorto per la volontà e per l'impegno assiduo di un solo privato in una valle prealpina, è stato per molti decenni un esempio non di un mecenatismo fine a se stesso, attento ad un'autocelebrazione anche se con fini culturali e sociali, ma di un vero e proprio "umanesimo d'impresa" quali assai raramente è dato di trovare nelle pur multiformi esperienze di imprenditori illuminati. Oggi, sopite le passioni che hanno portato necessariamente alle delusioni, l'incipit di quel fervorino che Gaetano Marzotto scrisse nell'aureo libretto che illustra le sue "Istituzioni sociali e ricreative" andrebbe scolpito, a nostra e altrui memoria, su una tra le più rappresentative delle sue opere.

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