Per l'anagrafe dovrebbe trattarsi di un vicentino (o veneto) che abbia varcato, almeno, la soglia della laurea. E la speranza è confortata dal fatto che la nostra società non manca di giovani capaci. La sensibilità verso il Bello è un dono della Natura, è una capacità di "vedere oltre", di filtrare le immagini, e si accompagna spesso a un grande senso dell'Armonia. Lo studio aiuta a coltivare e sviluppare il senso del Bello, ma la predisposizione naturale è imprescindibile. Un poco come la propensione per le scienze esatte.
Altro requisito per questo "erede intellettuale" che vorremmo si facesse avanti, è il coraggio. Come diceva il Manzoni, il coraggio uno non se lo dà. Ci nasci insieme, come succede con il colore degli occhi. Il coraggio se lo si pratica lo si migliora, ma se lo si possiede è impossibile non praticarlo. Il coraggio è una delle poche entità che si autorigenerano: come i capelli, anche se il mondo è pieno di calvi. Ora, l'"erede" dovrebbe possedere questa rara virtù in grande abbondanza. Secondo Montanelli, che di questa virtù se ne intendeva, in Italia non basta avere coraggio, occorre essere degli eroi. Difendere il patrimonio artistico significa innanzitutto combattere contro l'ignoranza, il cinismo e spesso la malafede degli amministratori pubblici e dei portatori di interessi economici forti, i famosi "palazzinari".
Significa, certe volte, agire da pacieri tra amministrazioni invidiose le une delle altre, che pongono veti incrociati esasperando il processo burocratico fino a paralizzare ogni decisione utile al recupero del patrimonio artistico. Significa convincere prelati dubbiosi, o sensibilizzare imprenditori poco illuminati. Significa rinunciare ad arricchirsi in fretta e, se la propria carriera dipende dalle simpatie altrui, vuol dire quanto meno rallentare la progressione professionale, soprattutto se accademica. Insomma, eroismo non è una parola enfaticamente fuori luogo in questo contesto. E certi eccessi polemici degli storici dell'arte, per quanto infelici, possono essere compresi.