Un microcosmo femminile
Il percorso in mostra, nel ricercato aereo allestimento progettato da Alberto Erseghe, pone assai efficacemente in rilievo i caratteri d'insieme del microcosmo che attraversa in silenzio secoli di storia. Sono evidenziate, accanto al correre di scene consuete, rappresentazioni evocative di momenti eccezionali, quando gli dei scendono ad animare lo spazio, come l'androgino Eros, al quale la giovane prossima alle nozze dedica un rito propiziatorio. Tra i riti di passaggio, quelli intitolati ad Eros in tale occasione sono tra i più rappresentati, a segnare in maniera particolareggiata un evento fondamentale della vita di una donna.
Specialmente interessante, per dovizia di immagini e dettagli, è la scena illustrata sopra un askos apulo: il dio regge tra le mani un tirso e un ventaglio, mentre la fanciulla offre doni. Tra le due figure si nota la presenza di un cigno, animale caro ad Afrodite.
Soltanto la cerimonia funebre sigla però un'eguaglianza tra il mondo maschile e il femminile: l'aldilà è regione comune, e la donna di rango vi godrà delle stesse prerogative che hanno qualificato la sua giornata terrena.
Esemplare è il cratere a volute uscito dall'Officina del Pittore di Baltimora: nel naiskos funerario, la defunta siede in compagnia di un'ancella, mentre all'esterno si avvicendano persone che porgono doni simbolici della sua condizione precedente, augurio di un ulteriore tempo sereno e agiato. Ad evidenziare la frattura tra la vita e l'oltretomba è il diffuso pallore opaco, spento, delle figure ambientate nello spazio tombale.
Amazzoni e Menadi
Le regioni del mito ospitano invece il bellicoso popolo delle Amazzoni, cui sono dedicati racconti leggendari, in un arcano miscuglio tra divino e umano tinto aspramente di sangue. Ne illustra le gesta in modo particolareggiato un cratere dall'intera superficie coperta di decorazioni, dove occupa la scena centrale un'Amazzonomachia, a ricordo delle lunghe cruente lotte tra le sanguinarie guerriere e i greci.
Ancora al mito appartengono le Menadi investite di divino furore, le protagoniste dei riti misterici collegati al culto di Dioniso, che si vuole celebrassero il dio con canti e danze tumultuose culminanti nell'orgia. Dioniso è presente nella scena dipinta sopra un bel cratere a colonnette, una delle opere più interessanti; verso il giovane dio che siede nudo impugnando un tirso, avanza una Menade con timpano e tirso e tra le mani il nebride, la pelle di cerbiatto che è veste divina. A completare l'insieme, un satiro alle spalle di Dioniso solleva una fiaccola e porge la tipica situla per il vino.
Il rapido excursus nell'archeologia della Puglia precristiana apre una pagina nuova, rispetto a quanto sino ad oggi visto a Palazzo Leoni Montanari, a testimoniare la validità di un percorso culturale dalle molte sfaccettature, com'era nelle intenzioni di Fatima Terzo. A lei è dedicato anche il piccolo accurato catalogo, con scritti specialistici a firma della curatrice Federica Giacobello, di Gemma Sena Chiesa, Giampiera Arrigoni e Giuseppe Zanetto.
nr.05/15 del 13 febbraio 2010