NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Guido Piovene e l'Islam

In un libro recentemente pubblicato dagli Oscar Mondadori il resoconto di un convegno sulla tolleranza e i rapporti tra Occidente e mondo islamico presieduto dal grande scrittore vicentino

di Gianni Giolo
giovanni.giolo@tiscali.it

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Guido Piovene e l'Islam

Gli Oscar Mondadori hanno pubblicato un libro di Guido Piovene di grande attualità: "Processo dell'Islam alla civiltà occidentale". È il resoconto di un convegno tra rappresentanti della cultura islamica e studiosi italiani di varie discipline, non però in veste di italiani, ma di rappresentanti dell'Occidente, tenutosi alla Fondazione Cini nell'isola di San Giorgio Maggiore dal 19 al 24 settembre 1955. Oggi noi giustamente - scrive Piovene - celebriamo nella "Lettera sulla tolleranza" di Locke o in "Nathan il saggio" di Lessing i monumenti teorici e letterari del principio di tolleranza di cui dimostrano l'intrinseca bontà e razionalità. L'affermazione storica di questo valore, però, non derivò da questi due testi, ma dalla constatazione dell'assurdità di continuare a massacrarsi e dalla convinzione che si impose allora nella politica europea grazie a Richelieu che nel trattato di Westfalia del 1648 fece valere il principio secondo cui «le diverse credenze non ci rendono uno stato diverso: divisi dalla fede, resteremo uniti sotto un solo principio», un principio che avviò in Europa quell'assolutismo illuminato che sarà alla base della moderna concezione laica dello Stato e del progressivo affermarsi al suo interno dell'idea di tolleranza.

 

Un principio laico

Oggi noi giustamente ci scandalizziamo del fatto che in molti paesi mussulmani non sia possibile praticare pubblicamente e diffondere la propria religione, e che in altri non sia possibile praticarla neppure in  forma privata, ma questo nell'Europa del ‘500 era la regola. Nei paesi mussulmani, invece, valeva il principio che cristiani e ebrei potevano praticare la propria religione pagando una tassa da cui erano esenti i fedeli dell'Islam. Il principio del cuius regio eius et religio, sancito in Europa dalla pace di Augusta del 1555, imponeva che nessuno potesse praticare in uno Stato una religione diversa da quella del sovrano. Se qualcuno in quel momento avesse detto in Europa che nel giro di un secolo tutto sarebbe mutato, sarebbe stato sicuramente un folle.


Lotta al terrorismo

Ma l'universalizzazione del principio di maggioranza porta con sé una conseguenza importante anche per quanto riguarda la libertà e il destino della democrazia. I principi sono come le ciliegie: uno tira l'altro. Se la base morale della lotta al terrorismo diventa la diffusione universale del principio di tolleranza, percepito come fonte della stessa sicurezza, essa non può avere come esito un grado di libertà inferiore a quello attuale. L'alternativa cioè non può essere tra libertà e sicurezza o tra democrazia e autoritarismo, perché la tolleranza, che sta alla base della sicurezza, sta anche a fondamento sia della democrazia  sia della libertà, e queste non  possono essere sospese senza mettere in discussione il principio stesso su cui sta nascendo il nuovo mondo globale. I principi, diceva Guglielmo Ferrero, sono i geni invisibili che governano la polis: non  si vedono ma, se si prova ad eliminarne uno, crolla tutto l'edificio politico dello Stato.

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