NR. 41 anno XXVIII DEL 25 NOVEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Quando il Concerto si fa Grosso… suona La leggenda New Trolls

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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new trolls

Voi siete di Genova ed eravate molto amici di De Andrè. Come si sposa la tradizione popolare cantautorale, e forse anche un po' folk, con la musica classica e sinfonica?

«Quello che stai facendo tu, è un salto mortale: non si sposa. Può convivere. Quando abbiamo fatto il disco con Fabrizio, non c'era niente di classico o di sinfonico. Abbiamo suonato alla nostra maniera, molto linearmente e con molta ricerca elettroacustica. ‘Senza Orario Senza Bandiera' è un disco molto elettroacustico ed è interessante per quei tempi, 1968, parliamo di ormai 42 anni fa».

Quest'estate  siete venuti a Marostica  ma eravate già venuti negli anni 70 per suonare il Concerto Grosso. Pensate che una cornice come quella contribuisca a formare un quadro musicale più coinvolgente per il pubblico?

«Il contesto dove suoni è sempre importante e ti coinvolge. Penso che il Concerto Grosso, fatto in una piazza come la Piazza degli Scacchi, coinvolga emotivamente sia chi ascolta che chi suona. Ci sono certe arene dove abbiamo suonato che hanno veramente favorito le atmosfere».

Voi per molti anni avete fatto musica colta. Poi avete virato e, invece di continuare a sperimentare altri territori sonori come succedeva alla fine degli anni '70- primi ‘80 con la New Wave, vi siete più orientati verso le canzoni pop facilmente fruibili. Come la presero i vostri fans?

«Male! Però, in compenso, ne abbiamo acquisiti di nuovi. Siamo riusciti ad andare avanti in un periodo in cui avremmo potuto certamente smettere. È un problema anche economico: noi andavamo in giro in Maserati e Ferrari e sono abitudini difficili da perdere! Quando ad un certo punto vedi che il progressive non paga più, provi a sopravvivere facendo altre cose usando le tue qualità. Noi avevamo fin troppe qualità da vendere, infatti ce ne siamo vendute una serie con canzoni come "La Carezza della Sera", usavamo le nostre voci, scendendo anche un po' a compromessi. Certo, alcune cose non le rifarei e mi piacerebbe di più guardare indietro, al Concerto Grosso, al periodo del Prog (che è quello che ci fa essere i New Trolls) e avere una credibilità che ancora abbiamo perché abbiamo fatto quelle cose lì».

L'incidente di Nico De Palo è un fatto quotidiano comune a molte persone, purtroppo. Fare arte è molto faticoso sia dal punto di vista psicologico che fisico. Come può qualcosa di così impegnativo e stancante darti la forza di andare avanti, invece di togliertela?

«Secondo me è un motivo in più, è una cosa che lo tiene in pista più che mai, doversi confrontare continuamente».

Nico De Palo: «La forza te la danno le persone che ti stanno intorno, però la devi prima di tutto trovare dentro di te, la devi creare anche da solo: nessuno ti può aiutare».

Spesso, i grandi artisti sono quelli che più sentono il bisogno di continuare a cercare e a lavorare per perfezionare la tecnica. chi è più giovane invece spesso è disinteressato alla scoperta. Come si riconosce il vero artista?

«Difficilissimo: io credo che sia come quando sei colpito da un quadro: a me ne piace uno e a te un altro. Nella classica o nel jazz, se non hai una preparazione specifica, ti perdi mille sfumature e particolari per questo è molto importante l'esercizio all'ascolto. Poi il pubblico ha una sua sensibilità che spesso è di superficie ma che è comunque una sensibilità: una canzone che piace a 10.000 persone non piace a una ristretta cerchia. Poi ci sono anche quelli che fanno i fighi senza esserli. È tutto un discorso molto complesso».


nr. 08 anno XV del 6 marzo 2010

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