NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Ipab di Vicenza, ospiti lavati ogni 15 giorni

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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I sindacati: "Di male in peggio"

«Siamo a conoscenza della carenza di personale all' Ipab -afferma Puggioni Cgil-, non ci sono esuberi, come dice qualcuno, anzi si risente di alcune mancanze di personale che sono effettive. Manca la pianificazione, i reparti sono lasciati a se stessi, l'auspicio che avevamo con il cambio di Cda era di creare nuove condizioni che non c'erano e sono ancora lettera morta e chissà per quanto tempo ancora lo saranno. Ci aspettiamo che l'amministrazione comunale si muova per ragionare su un piano a medio lungo periodo. Si vive alla giornata, ora all'Ipab, e non fa bene a nessuno sta cosa». Il sindacato però non ha dati sulla reale dotazione organica. «Non ho dati al riguardo, però so molte altre cose. La sofferenza che viene denunciata dai familiari è anche quella che arriva alle nostre orecchie da parte del personale, che, lavorativamente parlando è molto tirato. Nelle riunioni più volte hanno posto al sindacato la questione dei carichi di lavoro. Al commissario abbiamo detto tutto quello che non andava già in passato».

E la risposta? «Il commissario ci ha detto che ha un mandato preciso che punta a sanare la situazione per quanto concerne lo stato dei conti, il bilancio dell'Ipab e creare condizioni per nominare un nuovo Cda, di tecnici, nei tempi prefissati di maggio o giugno. Se la situazione si fa sofferente bisogna però accelerare i tempi. A ottobre dinanzi al prefetto furono sollevate questioni a tutto tondo e cercata la strada per risolvere problemi vari relativi al personale. Ci sono convenzioni di appalti che scadono, accordi con Comune e Ulss da portare avanti. Se non si parte con accordi sul territorio è difficile ragionare a lungo e medio periodo su tutto quello che di positivo si potrebbe fare. Va data una svolta in avanti e a fare la scossa devono essere Ipab, Comune e Ulss. Il commissario non può avere questo ruolo».

D'accordo, però anche come sindacati potete restare sordi alle richieste di aiuto che vengono dai dipendenti e dai familiari? Anche dopo la questione dell'aumento delle rette?

«Il problema del caro delle rette sollevato anche da noi qualche giorno fa, (dopo che era esploso in seguito alla intervista fatta dal nostro settimanale all'ex presidente Ipab Gerardo Meridio ndr) va chiarito ed abbiamo chiesto a Zenere di ripensarci. Anche per la condizione sociale in cui ci troviamo, con le famiglie che hanno perso lavoro e si trovano in situazioni drammatiche».

Ma non è che per sanare il bilancio, come più volte affermato dal commissario regionale che vuole appianare i 500 mila euro di disavanzo prima di ritirarsi, si stiano effettuando tagli indiscriminati sul personale?

«È una cosa che non si deve fare perché significa scaricare su utenti e familiari i costi di una gestione fatta piuttosto male, sino ad ora. Serve un piano che punti ad una nuova organizzazione del personale e ad un conseguente incremento delle entrate. Non si può prescindere dai finanziamenti regionali e dalle politiche socio sanitarie della Regione».

Ci faccia capire, ma interverrete dopo le denunce di questi giorni o aspetterete il nuovo Cda?

«Ci faremo interpreti per controllare personalmente quelle che sono le condizioni di lavoro all'Ipab. Il servizio deve essere all'altezza. Se il "prodotto" non è di qualità alla fine a fallire è l'intero progetto, l'azienda e in questo caso l'Ipab. C'è anche un problema di carattere etico che va approfondito. È vero che spetta alla direzione fare le opportune indagini e mettere in campo i correttivi necessari. Ma da parte nostra chiederemo una puntuale verifica delle segnalazioni arrivate dai familiari, per far luce se vi siano state effettive mancanze nell'opera di assistenza».

Caso dunque chiuso?

Riteniamo proprio di no. Mancano i riscontri oggettivi della situazione denunciata e soprattutto si dovrà mettere in luce la reale dotazione d'organico all'interno dell'Ente. Il numero di operatori addetti all'assistenza di 45 ospiti sembra davvero esiguo. Serve confrontare questo dato con il passato e servono soprattutto risposte da parte di chi dirige l'Ipab di Vicenza. Per questo ci aspettiamo risposte da parte del direttore Angelo Fiorin, non appena tornerà dal periodo di ferie.

Nel frattempo è stato fissato alla prossima settimana un incontro tra rappresentanti dell'assessorato ai servizi sociali ed il Comitato dei familiari dell'Ipab. Una verifica 360 gradi per cercare di venire a capo di una situazione che rischia di sfuggire di mano a tutti, a chi gestisce l'Ente, ma anche al comune, proprio alla vigilia delle nomine del nuovo Consiglio di Amministrazione, che dovrebbe essere insediato tra un paio di mesi.


Cosa è l'Ipab di Vicenza


Le prime esperienze assistenziali vicentine, per quanto ci è dato finora di sapere, si sviluppano dall'inizio del secondo millennio come iniziative di persone singole, di comunità o di confraternite religiose, oppure di corporazioni professionali. A Vicenza fin dal XII secolo assistiamo al moltiplicarsi di gruppi di fedeli legati, sembra, alla regola benedettina in qualità di conversi o fratelli laici addetti all'assistenza dei poveri e dei pellegrini. Queste prime esperienze si collocano in un contesto sociale e politico non ancora ben definito per il conflitto allora in atto tra l'autorità civile del vescovo-conte e l'autorità comunale che muove i primi incerti passi verso la propria autonomia. Nei secoli successivi, densi di drammatiche esperienze - come guerre locali e invasioni straniere, epidemie e terremoti, competizioni nobiliari e monastiche - la società vicentina riesce a esprimere personalità distinte nell'ambito della cultura umanistica, delle arti, della politica, della religione. Il volto della città acquista decoro e fascino, le feste popolari si arricchiscono di fasto e di esibizioni originali, l'Accademia e il Teatro Olimpico diventano i templi di un'aristocrazia raffinata e colta, ma in questo quadro affascinante si allungano pure pesanti ombre che investono le classi sociali più deboli. Assistiamo così, dal tardo Medioevo all'Età Moderna, anche a Vicenza ad una prodigiosa fioritura di iniziative sociali realizzate da singoli cittadini o da gruppi laicali aggregati in confraternite per dare una risposta umana e civile ai problemi di emarginazione largamente diffusi nella città. A seguito della rivoluzione francese e con la dominazione napoleonica molte di queste istituzioni scomparvero, mentre altre furono raggruppate in strutture più adeguate e moderne e affidate poi alla pubblica amministrazione con la fondazione presso ogni comune dell'apposita Congregazione di Carità, destinata poi ad evolversi in Ente Comunale di Assistenza e quindi in Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza.

L'Ipab Proti Salvi Trento nasce ufficialmente il 1 febbraio 2003.

È un Istituto pubblico di Assistenza e Beneficenza frutto della fusione di due importanti IPAB vicentine: l'Istituto Salvi e L'IPAB Servizi Assistenziali. La fusione ha concluso un percorso di unificazioni, iniziato già nel 1986 con la creazione del Raggruppamento Ipab di Vicenza, per assemblare oltre quaranta istituzioni esistenti di varia natura e con diverse finalità. L'Ente unificato nel 2003 è stato denominato "Proti Salvi Trento" in omaggio ai tre personaggi più importanti nella storia delle istituzioni di carità e di assistenza a Vicenza.

nr. 08 anno XV del 6 marzo 2010


















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