Gente di una volta che non ha dimenticato il suo passato. «Io - dice Corona - sono un uomo del passato, un uomo della memoria. Il mio linguaggio è una lingua arcaica fra il dialetto e l'italiano con una patina di arcaismo che nobilita e fortifica la sua pagina limpida e serena come le sue montagne». E poi continua: «Non sono qui per parlare del mio libro. Compratelo, ma non leggetelo. Sono qui per parlare della vita. Come viviamo? Oggi non si vuole più coltivare la terra. La terra è madre. La terra è tutto. Abbiamo perso le nostre radici. Io ho ambientato i miei libri nella mia terra. Io vivo a Erto, un paese di montagna, ma i primi a tradire la montagna sono i montanari, che ambiscono al consumismo e hanno abbandonato a se stesso il paese antico per costruirsi comode case e villette di lusso. Oggi il montanaro scimmiotta la città e vuole il cellulare e la macchina nuova. E chi non ce l'ha si sente male, e guarda ammirato le sfilate di moda e aspira alla maglietta firmata, altrimenti non si sente nessuno. Ci facciamo prendere in giro. Ho conosciuto un amico che ha impiegato tutta la vita a fare i schei. Poi a 60 anni si è ammalato di un male incurabile e voleva recuperare il tempo perduto. Ma ormai il tempo e la vita non c'erano più, ed è morto dopo qualche anno. Perché si scrive un libro? Io ho dovuto fare il pagliaccio, far credere che vivo sugli alberi, che sono un essere selvatico, per vendere libri. Poi ho creato un personaggio e ho cominciato a vendere. Perché vado in televisione? Io che sono un montanaro. Perché solo andando alla televisione si vendono i libri. Ma ora ho il mio pubblico e alla televisione non ci vado più, ma - poi aggiunge - se mi chiama Fabio Fazio o la Licia Colò, allora bisogna andarci. Se la prende con il Grande Fratello e con i 15 milioni di italiani che lo stanno a guardare. Agli italiani piacciono il torbido, la pruderie, il gossip. E poi invita tutti a leggere Broskji, Marai, Parise, Cechov, Hugo von Hofmannsthal, Steiner, Borges, Pessoa, l'alcolizzato che è morto a 45 anni per cirrosi epatica, il più grande poeta di tutti i tempi che prima di morire ha detto: «Quando sulla mia tomba sarà fiorita l'erba allora sarò dimenticato da tutti, ma io rinascerò con l'erba dei campi».
Gran bel personaggio Mauro Corona: lo si può definire - parafrasando il titolo di uno dei suoi libri - come fatto di legno e di pietra... Nobile, delicato, raffinato come il legno, a volte, ma anche duro, grezzo, crudo come la pietra in altre, nei suoi scritti e anche nelle sue sculture o nelle salite alpinistiche, Corona ha il gran pregio di aver trasmesso nelle sue opere né più né meno di ciò che egli è ed è sempre stato, e ugualmente di aver messo per iscritto quello che è stato ed è il "suo" mondo, senza l'apporto di elementi esterni e, nonostante la sua notevole cultura letteraria, così creando una sorta di proprio universo sospeso nel tempo e nello spazio governato da proprie esclusive "leggi" civili, morali e umane.
Un mondo scosso da quell'enorme, violentissima sberla che fu la tragedia del Vajont, la quale in maniera profonda ne ha segnato lo scorrere della vita, un "anno zero" prima del quale tutto era diverso rispetto a quanto è venuto dopo, e che per certi versi ha costretto quel mondo ad attorcersi intorno a sé stesso, nel bene e nel male, confondendo passato e presente e rendendo il futuro un qualcosa di indefinito... Corona ha saputo perfettamente cogliere il senso più profondo di questa frastagliata dimensione umana, divenendo di essa non solo cantore ma simbolo emblematico, e scrivendo storie al contempo naif e colte nelle quali l'umanità di quel mondo è ritratta in tutto il proprio spettro vitale, da quello più basso e oscuro - le difficoltà nei rapporti umani, lo spaesamento e il disagio esistenziale che la civiltà "cittadina" ha causato alle zone di montagna, il bracconaggio, l'alcolismo indomito e cronico, la depressione post-Vajont - a quello più luminoso e intenso - la vitalità dell'alpinismo, la bellezza della natura, l'amicizia e la solidarietà, l'illuminata saggezza popolare e la difesa delle piccole/grandi tradizioni della propria gente. Egli ha scritto molti libri e molti racconti che sono uno strumento utile per entrare in quel mondo e comprenderne le sue "regole", dunque per conoscere chi ha saputo così bene "dipingerlo" su carta, sulle pagine dei propri libri, con la finezza del legno scolpito e con la forza della pietra più dura.
Bel personaggio Mauro Corona, unicità preziosa nel panorama editoriale italiano e autore che tutti dovrebbero leggere almeno una volta - e, ancora meglio se fosse possibile, anche conoscere di persona, in uno dei suoi (non così frequenti) incontri pubblici, perchè se egli scrive e scolpisce per fissare cose, momenti e personaggi del "suo" mondo, quello stesso mondo lo ha tratteggiato e scolpito in modo assolutamente originale e vivo, come forse solo la montagna - anche qui mi ripeto - può fare con l'uomo...
I suoi libri sono tutti bestseller. Incominciamo con Storia di Neve. Neve Corona Menin, l'unica bambina nata nel gelido inverno del 1919, è una creatura speciale. Tutti lo capiscono quando, con il semplice tocco della sua mano, alcuni compaesani in punto di morte guariscono miracolosamente. In effetti Neve altro non è che la parte buona della strega Melissa - guardiana di un raccapricciante inferno di ghiaccio - tornata sulla Terra per riparare i torti commessi in vita. Il padre di Neve però non tarda a vedere in questo dono misterioso un'occasione per arricchirsi e organizza insieme ad altri cinici compari una serie di finti miracoli, che attirano schiere di malati pronti a pagare pur di ottenere la grazia dalla piccola santa e innescano una spirale inarrestabile di ricatti, violenza e delitti... La dolcezza della vita nei boschi, la vendetta della Natura offesa.