NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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A Valencia per vivere las fallas

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VALENCIA

La cosa più curiosa è che di tutti i testoni in concorso l'unico a sopravvivere è quello che vince. Non solo vince, ma acquisisce anche il diritto ad entrare nel museo che per Valencia è un vero e proprio must: fianco a fianco con tutte le altre figure che questo successo lo hanno già ottenuto, in una perfetta galleria del ricordo. E gli altri testoni? Bruciati, ad alimentare un rogo immenso che si vede perfino da in mezzo al mare e un po' spaventa.

La festa è peraltro irripetibile, ottima occasione per esibirsi in uno sport che questa gente ama almeno quanto il calcio: andarsene tutti in strada, tutti i giorni, lunedì compreso. E naturalmente il risultato è quello che i napoletani chiamano ammoina applicandola volentieri alla loro "fiesta", Piedigrotta, dove ritmi e stimoli sono se non proprio sovrapponibili, certo sono molto simili. Valencia, proprio per la mitezza del clima, attira come mosche allo zucchero quella speciale categoria di umanità rappresentata dai pensionati. Pensionati di tutta Europa. Statistiche molto recenti testimoniano che oltre il 35 per cento della popolazione residente è in questo momento costituita da over 65. È così che da queste parti finisce che girano molti soldi. È così che Valencia è diventata sede europea della America's Cup in Mediterraneo soffiando senza neppure tanta fatica la candidatura a Napoli. Ed è così che Valencia si è costruita anche oltre ogni immaginazione preventiva una nuova immagine che la fa sembrare molto più grande e popolata di quanto non sia.

Quel che ha scatenato, proprio in vista della gara internazionale di vela, la corsa a un futuro diverso e diversamente disegnato, è stato il progetto del blocco urbanistico dei musei messo a concorso dalla municipalità e affidato poi a un architetto che di Valencia ha tutto e sa tutto: Santiago Calatrava. Le sue "vele" di vetro e cemento, i suoi edifici lunghi e agili, le sue trovate viabilistiche, tutto conferisce alla parte più nuova della città un tono ed una bellezza prima sconosciute. Mentre le Fallas, anche fregandosene arditamente di qualche barcollamento meteorologico fuori stagione, incendiano l'orizzonte non solo con i testoni carnevaleschi, ma anche con tonnellate di fuochi artificiali e petardi da far invidia a una giornata di guerriglia, il nome di Calatrava ci riporta alla mente con un po' di malinconia la polemica lunga dieci anni che a Venezia si è spinta fino a mettere in discussione questo architetto peraltro non discusso affatto e anzi apprezzatissimo per i suoi progetti in tutto il mondo. Il terzo ponte sul Canal Grande gli è stato commissionato nel 1998. Nel 2008 finalmente l'inaugurazione. In mezzo, come lamentato dallo stesso Calatrava, la bellezza di otto incursioni della burocrazia, che andava a fare sopralluoghi. Magari Calatrava, a cui si addebita l'abitudine di non badare troppo al contesto in cui trasforma in creazioni i suoi progetti, avrà anche dimenticato qualcosa. Possibile? Magari avrà soltanto solleticato invidie e provincialismi su cui si può tranquillamente ammettere che non temiamo concorrenze di sorta. Ma la realtà è che alla fine il ponte c'è e non è ancora caduto. Ha avuto ragione il sindaco Cacciari quando ha deciso di non procedere a cerimonie inaugurali per questioni di... pudore?

Forse sì, i suoi polli li conosce bene. Se ai veneziani però descrivesse una cosa qualunque di Valencia, prendiamo a caso l'aeroporto, i veneziani li farebbe piangere come vitelli. Al Marco Polo si arriva per avventura, e se ne esce con un bus che sull'orario ha scritto "solo indicativo". Quello stesso bus per andare in direzione di Mestre, dove siete stati costretti a parcheggiare l'auto, deve affrontare uno stop sulla Triestina. A Valencia, giù dall'areo, prima recuperi il bagaglio, poi monti in metro e via: vai dove ti pare. Altro che beghe burocratiche.

nr. 12 anno XV del 3 aprile 2010

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