NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Mostra a Vicenza e Valdagno
in ricordo di Angelo Montagna

di Resy Amaglio
resy.amaglio@fastwebnet.it

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Una mostra a Vicenza e Valdagno ricorda Angiolo Mo

L'esposizione attuale rappresenta quindi non solo l'ampio documento d'una vita d'artista, ma l'indiretta significativa testimonianza di un periodo complesso di storia culturale vicentina, tempo non remoto quanto piuttosto trascurato.

In tale ottica non strettamente individuale risulta particolarmente degna d'attenzione la lettura dei diversi passaggi evolutivi di un linguaggio creativo mutevole, in cui i ripensamenti sembrano alternarsi alle ricerche di rinnovamento e nulla si dà per scontato in una vicenda artistica tutt'altro che ovvia. Risiede pertanto anche nelle sue peculiari discontinuità, vissute con intelligenza critica, il significato di Montagna e della sua opera, nonché della mostra che doverosamente gli si è intitolata.

Un talento insieme indagatore e flessibile, il suo, non esente da un certo eclettismo: solido disegnatore, giunge con matite e carboncini a un vigoroso astrattismo, mentre con pennelli e colori indulge talvolta ad abbandoni poetici, mostrandosi per contro capace anche di improvvise rigidezze.

Favolistico agli esordi con il dipinto di modeste dimensioni Miracolo dell'angelo, 1942, luminoso alla Guidi nelle Barche, del '48, con i Paesaggi datati 1954 s'immerge nella realizzazione di un personale espressionismo orientato a soluzioni geometrizzanti. Il transito attraverso modi picassiani delle nature morte prelude successivamente al farsi di una pittura lucidamente informale, sicché, procedendo oltre le vibranti intensità cromatiche sperimentate in Terra e mare, Più vicino alla terra, Montagna licenzia negli anni Sessanta tele dai colori soffici impastati di luce, dove dissolve l'immagine pur non cancellandone l'essenza segreta. L'evocazione della natura di Primavera, Roccia e mare 1 e 2, dice di una sensibilità accorta e meditata: la quale parrebbe più tardi tornare sui propri passi con Deserto di Giuda, o Masada, 1984, opere accese di cromie contrastive rivisitate da un lontano fauvismo e ritmate da una prepotente gestualità. Dopo il 1990 infine, nei lavori degli ultimi anni, il colore si scioglie nella delicatezza di spazi di luce soffusa e tonalità leggere, variamente segmentate secondo un dettato segnico scandito morbidamente: sono i piccoli pastelli su carta molto composti, quasi scolastici, Lindos, Approdo a Itaca.

La mostra, aperta a Vicenza fino al 18 aprile e a Valdagno fino al 2 maggio, è realizzata con notevole chiarezza e accompagnata da un catalogo, con introduzione critica del curatore: un volume dalle immagini non smaglianti, ma ricco di note e informazioni.

È probabile che l'operazione non susciti però l'interesse del pubblico più giovane, considerato che lo si tiene volentieri all'oscuro di tutto ciò che rappresenta l'alea di una riflessione sul passato, soprattutto prossimo, preferendo l'offerta di un presente facile e non abitato da memorie: quanto al futuro, si vedrà.

Con l'iniziativa dedicata ad Angiolo Montagna non si esaurisce tuttavia l'elenco degli autori storici del novecento vicentino, che ancora comprende un nome, quello di Mina Anselmi, maestra di molta bella pittura locale. Troppo vecchia, non s'ha da fare? O forse le sarà concessa una veloce rassegna tra cent'anni, quando tutti, come è noto, «avremo la stessa età?».

nr. 12 anno XV del 3 aprile 2010

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