NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Anche la solidarietà patisce la crisi economica

di Federico Murzio
F.Murzio@libero.it

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volontariato

Non solo offerte

Al di là del 5 per mille, per raccogliere fondi ogni associazione s'industria come può: dalla vendita delle colombe pasquali alle stelle di natale, dalle arance alle azalee. Insomma, tecniche di autofinanziamento visto che, comunque, i fondi che arrivano dalle pubbliche amministrazione sono sempre meno. Per la giornata della solidarietà, ad esempio, la sezione Ana di Vicenza vende vasetti con piante di stelle alpine (coltivate in serra). Il ricavato è destinato ad alcuni associati che si preoccupano della costruzione di un pozzo d'acqua in Afghanistan e di una scuola in Sierra Leone.

Per finanziare le proprie attività, le associazioni fanno soprattutto conto delle donazioni dei privati cittadini. Quest'ultime sono compiute da donatori regolari, oppure da donatori saltuari durante le campagne di sensibilizzazione. Secondo una ricerca dell'Istituto Italiano della Donazione, ogni donatore "regolare" dona una media di 180 euro l'anno alla propria associazione. Ovviamente trattasi di una media aritmetica del contributo in denaro che non tiene conto del tempo e del lavoro che il volontario dedica all'associazione. Ma tant'è. A fronte di un 21% del campione intervistato che non indica l'offerta, il 19% contribuisce con una cifra che va dai 30 ai 50 euro, l'11% dai 90 ai 100 euro, un altro 11% dai 200 ai 300 euro, mentre l'1% con donazioni di oltre 1000 euro.

Oltre al cash, c'è chi offre materiali che possono essere utili all'attività sociale. Si va dalla raccolta dei vestiti alla raccolta alimentare, ai macchinari, ai veicoli veri e propri. In questi ultimi casi, però, sono soprattutto le fondazioni bancarie e le aziende a farsi avanti direttamente o tramite sponsorizzazioni. La filiale vicentina della multinazionale Ebara, ad esempio, ha di recente donato 145 pompe idrauliche alla sezione Ana di Vicenza da destinarsi alla Protezione Civile Alpina.

 

Il donatore

Tracciare un identikit del donatore non è comunque impresa facile. Osservando i dati, si evince che tra i donatori regolari il 17% ha la laurea, il 33% ha la licenza media inferiore; il 24% segue un rito religioso ogni settimana. Se guardiamo invece i motivi per cui una persona sostiene una causa, nel 40% dei casi è perché l'associazione "si occupa di un problema che ritengo importante", nel 10% perché "è seria e credibile", nel 10% "dà garanzie concrete su come viene gestito il denaro che raccoglie", nel 2% dei casi "perché potrebbe capitare anche a me e ne avrei bisogno", mentre solo lo 0,3% "perché sono credente cattolico".

Le percentuali generali comprovano ciò che da tempo hanno rilevato gli operatori: i vicentini, complice sia la crisi sia alcuni dubbi su come siano gestiti i fondi, preferiscono un'innata propensione ad offrire "materiale" piuttosto che denaro contante. In altre parole donano più volentieri a realtà radicate da tempo nel territorio, spesso a persone che conoscono personalmente e con cui hanno uno stretto rapporto fiduciario. Anche in questi casi, infine, solo il 30% tra i così detti donatori regolari dice di essere a conoscenza dei rendiconti e dei bilanci delle associazioni che sostengono.

Soldi a parte, sembra tuttavia che la ricchezza dell'associazionismo vicentino sia il suo "capitale umano". Dice Rita Dal Molin: «Direi che al di là delle cifre, il bilancio dovrebbe essere fatto sul numero dei contatti che un'associazione riesce ad attivare in termini di relazione con chi dona, una forma di promozione solidale che al contribuente non costa nulla, ma impegna ancora una volta noi volontari ad investire in termini di solidarietà e trasparenza».

 

nr. 13 anno XV del 10 aprile 2010

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