NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Una maestra di provincia
nella Vallata del Chiampo

di Gianni Giolo
giovanni.giolo@tiscali.it

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LIBRO DI ANNAROSA DAL MASO

La guerra

Questo mondo povero ma felice, nella sua modestia e nella sua semplicità, termina con lo scoppio della guerra nel 1940. Nel frattempo la maestrina si era sposata, ma il marito (di cui non conosciamo nemmeno il nome) deve partire per il fronte. Marta viene trasferita dalla campagna in città: «Insegnare in città era molto diverso che in una contrada. Spesso le alunne dovevano essere addestrate anche per manifestazioni politiche indossando una divisa. Le femmine vestivano da "piccole italiane", i maschietti da "piccoli balilla", come si nota anche in alcune copertine dei quaderni del tempo. Le classi erano divise in femminili e maschili. Cominciò l'anno scolastico e Marta cercava di insegnare con entusiasmo, soprattutto pensando che aveva un impiego vicino alla casa dove i suoi genitori sarebbero stati felici un giorno di occuparsi di un nipotino. Ricordava il primo giorno di scuola in città. Bambini e mamme formavano una folla inestricabile di persone con molte bambine che piangevano abbracciate alle gonne materne. Questo accadeva perché si frequentavano poco gli asili o scuole materne, che non erano obbligatorie, ma che aiutavano i piccoli a socializzare». Il libro segue passo passo le vicende della guerra. Le deportazioni delle bambine e dei bambini ebrei, che venivano strappati con violenza dalle classi e deportati nei lager nazisti, i bombardamenti, i rifugi, le rappresaglie, le stragi, la fame. Marta va a stare per un periodo in campagna dove era possibile vivere meglio che in città. Si arriva così al 25 luglio del '43, all'8 settembre, alla resistenza e alla guerra civile fino alla morte di Mussolini e all'arrivo degli americani.

 

I quaderni del ventennio

 

Caratteristica del libro è che riporta alcune copertine dei quaderni usati nelle scuole elementari durante il ventennio fascista. I giovani sono tutti di Mussolini e devono prepararsi al sacrificio e a dare la loro vita per la patria. In una di queste copertine di vedono due giovani con in mano un moschetto con la seguente poesia posta in calce come commento: «Risnuda un'antica spada il fanciullo generoso / che lascia liete brigate e sogni acerbi e puri. / Non è sangue che lo sgomenti, destino che l'impauri, / giorni di guerra senz'acqua e senza riposo. // Beve sul volto della madre il sapore di grandi mari; / rende al vecchio padre, con un abbraccio fidente, / il gesto dell'uomo che miete, che getta la semente, / e volge il cuore a giorni temerari». In un'altra copertina si vede l'Italia scalza, la grande proletaria, con le braccia conserte che con fiero sguardo si rivolge agli studenti: «Ricordi quando sui moli tirreni / vedevi partire i tuoi figli migliori / col cuore pieno di perduti beni / e la valigia gonfia di dolori? // Sulla spalla portavano il piccone / come una croce pesante e dura. / Negli occhi avevano la paura / del mondo, e in bocca un'orazione. // Essi andavano per strade e paesi / e piangevano con occhi asciutti. / Vergognosa, nel cuore di tutti / piccola Italia ti nascondevi. // Ora li guidi per altri mari, / vivandiera di coraggio. / Sono eserciti legionari / sono figli del nostro maggio. // Hanno il moschetto legato alla vanga, / cantano insieme che il mondo li senta. / Van con l'anima contenta: / non ce n'è uno fra tanti che pianga. // Navigatori e contadini / guardan fissi la tua stella. / Nova Italia di Mussolini / è questo popolo che ti fa bella».

 

nr. 15 anno XV del 24 aprile 2010

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