NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Seminfermo e non pericoloso

di Tiziano Bullato
bullatot@tvavicenza.it

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Seminfermo e non pericoloso

Relazione psicodiagnostica redatta dalla psicologa dr.ssa Carla Bianchera di Padova

1)    Elaborazione del Test di Rorschach

Appare opportuno premettere all'elaborazione del test che il soggetto viene sottoposto a una terapia psicofarmacologica e ciò determina non solo un miglioramento a livello clinico ma anche un mutamento del protocollo del Rorschach e del quadro personologico originario.

Il protocollo è molto povero sotto il profilo quantitativo e qualitativo, e ciò denota una marcata inibizione intellettiva ed affettiva di origine psichica... la cui etiologia è riconducibile principalmente a una sindrome depressiva. Il pensiero è molto rigido e stereotipato, banale e con aderenza iperplastica alla realtà...

L'affettività è di tipo coartato con aspetti di immaturità e non sempre dominata in modo efficace... È intensa l'angoscia, che non trova un controllo e un contenimento adeguato... mentre sono sufficientemente controllate le pulsioni istintuali.

Sono molto limitate le capacità di stabilire validi e profondi rapporti interpersonali... Il lieve choc alla Tav. IV, paterna, e il rifiuto alla Tav. VII, materna, rivelano conflittualità verso entrambe le figure parentali, soprattutto verso la madre. Affiorano, inoltre, problematiche nella sfera sessuale (rifiuto alla Tav. VI).

L'adattamento sociale è presente a livello psicologico, inadeguato a quello affettivo...

In conclusione, dal protocollo si evince una sindrome depressiva caratterizzata da angoscia incontrollata, chiusura psichica ed inibizione a livello emotivo ed intellettivo.

2)    Elaborazione del P.P.I-R

Questo test si focalizza sulla valutazione dei tratti di personalità di un soggetto attraverso l'indagine di quei comportamenti e di quelle peculiarità cognitive, emotive e percettive che si intrecciano e costituiscono un corpus caratteristico nella psicopatia. Lo strumento permette di disporre di un profilo ad ampio spettro, capace di fornire all'esaminatore preziose linee guida nella valutazione sia forense che clinica.

Il profilo risultante dalla somministrazione al sig. Mingardo non presenta caratteristiche riconducibili ad una psicopatia (o disturbo di personalità): sono altresì presenti le seguenti peculiarità personologiche:

1)    un innalzamento moderato della scala BE (Esternalizzazione della Colpa), segno di una tendenza ad attribuire la responsabilità dei propri problemi agli altri e a dare giustificazioni in merito al proprio comportamento;

2)    un moderato innalzamento nella scala SOI (Influenza Sociale), sintomo di una consapevolezza della propria capacità di influenzare gli altri;

3)    un significativo innalzamento nella scala C (Freddezza Emotiva), che segnala difficoltà nell'instaurare legami e sentimenti profondi, come l'empatia, nonché difficoltà a mantenere nel tempo relazioni con altre persone. In sostanza questa scala riflette una carenza di emozioni sociali affettuose ed una notevole difficoltà a mettersi nei panni dell'altro.

In conclusione, come già si è anticipato, il profilo personologico (che, come quello del test di Rorschach, risente verosimilmente del trattamento psicofarmacologico cui il periziando è sottoposto) delinea peculiarità caratteriali non inquadrabili in una struttura con valenza psicopatologica.

 

Discussione psichiatrico forense

Il reato d'impeto che caratterizza l'agire delittuoso di costui ha presentato larghe zone d'ombra sotto il profilo del movente causale....

Serve preliminarmente una precisazione: impulsivo per noi è colui che agisce senza un'adeguata riflessione stante l'eccessiva prontezza con cui traduce in atto uno stimolo motivante specifico. Questi discontrolli dell'impulso possono verificarsi vuoi in individui esenti da precedenti morbosi alla sfera psichica vuoi in chi soffre di una qualche patologia di mente, e si realizzano ogniqualvolta forti cariche emotive-istintive trovano uno sfogo in modo diretto senza una meditazione che le freni; si materializzano cioè direttamente in gesti concreti evitando di passare per il vaglio della ragione, e sempre, per un difetto dell'autocritica...

 

All'evento clou eteroaggressivo hanno fatto seguito, come già segnalato, ripetuti episodi di "crepuscolarità psicogena", ovvero di restringimento più o meno pronunciato della coscienza anche a base di comportamenti patomimetici e dunque di recita della follia ad impronta vagamente simulatoria, una tendenza - conscia subconscia o inconscia che sia - posta in essere dal protagonista per apparire, secondo una radicata credenza popolare, in una luce giuridicamente più accettabile e deresponsabilizzante.

Orbene, queste sequenze dimostrative di scopo, sopravvenute alla carcerazione nella fase di acclimatazione iniziale della misura restrittiva, sono in oggi totalmente dileguate. Si osservano infatti nell'attualità prontezza e coerenza nelle risposte nel contesto di una completa lucidità di mente ad eccezione del perdurante "buco della memoria (amnesia elettiva)" che oscura i passaggi centrali dell'esecuzione criminosa.

Risultano così definitivamente rimossi e non più verosimilmente riproducibili, perché giudicati non più convenienti e controproducenti dall'attore, gli atteggiamenti vagamente tendenziosi posti da lui stesso in essere per trarre in inganno l'esaminatore.

Ma procediamo oltre nella discussione per una completezza di osservazioni.

L'illecito di costui esemplifica con estrema chiarezza il paradigma di una reazione esplosiva a meccanismo psiocogeno finalizzata allo scarico di una tensione profonda e non più tollerabile. Un tormentone che si è trascinato silente da tempo, riconducibile al trauma della strappo di un legame forte e non più recuperabile; un malessere vissuto in un silenzio cupo e paralizzante sfociato in un evento clamoroso leso a lanciare un allarme, un segnale inequivocabile. Come dire: «sto male e ve lo dimostro... aiutatemi».

Trattasi in buona sostanza di un'azione dimostrativa di scopo in funzione di una platea compiacente e sottolinea per il tramite di un gesto forsennato il bisogno dell'aggressore di uscire allo scoperto colpendo la distratta consorte rea forse di avere sottostimato il suo dramma, di nascondergli inconfessabili verità, o ancora di negare a lui Giancarlo una più stretta vicinanza e il calore di un affetto compensativo: a lui, un uomo solo in preda a un groviglio di contraddizioni e soprattutto dotato di un'insufficiente autocritica e di un'ingenua egocentricità.

Intravediamo in questa dinamica maldestra di scopo un apparentamento con i modelli psicoreattivi egocentrici tipici dei paradigmi di conversione isterica tesi a fare risonanza, a impressionare l'ambiente, a lanciare comunque un messaggio a buon intenditore.

In quest'ottica argomentativa sembra coerente chiederci: «Ma l'intento ultimo dell'aggressore era proprio quello di estinguere fisicamente l'incolpevole compagna?». Alla luce delle riflessioni che precedono riteniamo lecito dubitarne. Si valuti ancora la circostanza (l'informazione è della moglie) che i coniugi Mingardo dormono da tempo in letti separati a motivo del russare di lui che impedisce un sonno riposante. La donna a questo punto incalza e rilancia: «Io l'ho perdonato, ma dopo i fatti nulla è più come prima, ragion per cui faccio sapere che non me la sento più di stare con lui... ne avrei anche paura... e Giancarlo potrebbe trovare congrua accoglienza nell'abitazione di sua madre».

La qualcosa, ferme le superiori esigenze di giustizia, potrebbe agevolare in fieri la soluzione di qualche problema.

 

Risposta ai quesiti

Per le ampie argomentazioni svolte nel capitolo che precede e tenuto conto delle risultanze dell'indagine testologica - un riscontro compatibile con i profili di normalità psicologica - queste le conclusioni del perito:

-         Le condizioni di mente di MINGARDO GIANCARLO al momento dei fatti erano compatibili con una seminfermità per difetto grave dell'autodiscernimento e della volontà contestuali allo scoppio di un moto d'impeto eteroaggressivo in danno della moglie. Il gesto si è realizzato col meccanismo del cortocircuito e ha posto in essere in sequenze ripetute nell'immediato (29 e 30 dicembre u.s.) e in modo più sfumato nelle successive settimane atteggiamenti patomimetici di simulazione di disturbo psichico per fini utilitaristici di scopo al fine di porre l'attore in una luce psicologicamente e giuridicamente più vantaggiosa. Una sintomatologia in oggi totalmente dileguata;

-         Il Predetto è in grado di stare in giudizio;

-         Egli sotto il profilo della sicurezza sociale è da considerarsi persona non pericolosa.

 

Vicenza, 23 marzo 2010

 

prof. Umberto Signorato specialista in neurologia

libero docente in psichiatria e in neuropsichiatria infantile

già direttore degli Ospedali Psichiatrici Provinciali di Cuneo e di Vicenza

già coordinatore del Dipartimento Psichiatrico presso l'Ulss n. 6 di Vicenza

 

nr. 15 anno XV del 24 aprile 2010

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