NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Domenico Corà: “Racconti
ed esperienze di un medico”

di Gianni Giolo
giolo.giovanni@tiscali.it

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DOMENICO CORA

Angelo celeste
Uno dei racconti che colpiscono di più il lettore, nel libro “Racconti ed esperienze di un medico”, è Angelo Celeste, che è la storia di un giovane vicentino morto all’età di 26 anni di Aids. «A 21 anni –scrive Corà – era un giovane bellissimo, con uno sguardo dolce e mite ad un tempo e un viso perfetto. La bellezza fisica e l’armonia degli occhi erano uno schianto tale da far innamorare di lui tutte le donne dai 50 anni in giù. Nonostante si vestisse in modo schiatto e portasse capelli lunghi e arruffati come un barbone, avrei giurato che forse era anche un ragazzo intelligente». Ma il suo male era la droga che in pochi anni lo portò alla morte. Gaetano, il giovane, si era fatto ricoverare all’ospedale nel reparto di Corà per farsi disintossicare. Sua madre vedova tirò un sospiro di sollievo sperando che suo figlio si liberasse dall’eroina. Era disperata. Gaetano le aveva prosciugato tutti i risparmi di una vita di lavoro e ora le rubava anche i soldi che guadagnava giorno per giorno e che lei cercava di nascondere nei posti più impensati.

Violento ed egoista
Come se ciò non bastasse il giovane si era fatto violento ed egoista, refrattario ad ogni sentimento che non fosse l’interesse per la droga. La madre ormai aveva concepito un pensiero orribile: che quel figlio bello, ma squinternato, e per di più senza capo né coda, se ne andasse quanto prima all’altro mondo. Il ragazzo sembrava deciso a farla finita con la droga. Ma all’ospedale Gaetano, con un suo amico, cercò di forzare il magazzino dei narcotici nella sala infermieri. Venne quindi allontanato dall’ospedale. Gaetano così ricadde e ricominciò a far uso della solita eroina. Un giorno Gaetano si recò a trovare il medico per un controllo della salute. Corà lo visitò e trovò due linfonodi alla base del collo grossi come uova di piccione e sulla cute del tronco alcune chiazzette bluastre che non aveva mai visto in vita sua. Il medico capì che il ragazzo omosessuale si prostituiva e gli disse: «Le leggi di natura che governano la vita non consentono un uso distorto del proprio corpo. Se ciò succede c’è sempre un prezzo da pagare, a volte molto salato». Ma il giovane non capì e continuò nella sua strada e morì a casa sua assistito solo dalla madre.

Le turpitudini del mondo
Dopo la morte la madre si recò dal medico per ringraziarlo dei saggi consigli che aveva dato al giovane, purtroppo inutilmente: «Era stupendo, certamente il più bel ragazzo del mondo prima che si drogasse. Da bambino mio marito ed io lo chiamavamo sempre Angelo celeste, perché pensavamo che la sua bellezza fosse lo specchio dell’arcangelo che ce lo aveva affidato. Purtroppo dopo la morte di mio marito ho preso il suo posto in fabbrica per poter campare, e quindi ho avuto meno tempo da dedicare a Gaetano, soprattutto quando iniziò la sua adolescenza. Così è sfuggito al mio controllo e ha imboccato la strada del vizio come certi suoi amici. Meglio… molto meglio se avessi fatto la sguattera e guadagnato solo il sufficiente per vivere, perché solo così avrei preservato il mio Angelo Celeste dalle turpitudini del mondo».

nr. 17 anno XV dell'8 maggio 2010
 
 
 

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