NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

La scena dell'Olimpico:
Palladio o Scamozzi?

di Tiziano Bullato
bullatot@tvavicenza.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

La scena dell'Olimpico: Palladio o Scamozzi?

A questo punto eccoci al frons scenae: la scena che tutti conosciamo del teatro olimpico. Palladio non aveva lasciato un vero e proprio progetto. La costruzione, alla sua morte, era arrivata alla cavea completa di loggia e proscenio. A questo punto viene chiamato Vincenzo Scamozzi, il più importante architetto del momento dopo la morte del maestro. Scamozzi disegna su indicazione dell'Accademia una scenografia prospettica, ma la adatta proprio alla prima rappresentazione, così come farebbe oggi uno scenografo moderno chiamato a mettere in scena una commedia. L'Edipo Re è ambientato a Tebe? Bene, Scamozzi disegna diligentemente e con grande genio, le sette vie di Tebe e studia una fuga prospettica per ciascuna via. La scena è realizzata in legno e stucco: l'idea dell'epoca era che si potessero togliere agevolmente una volta rappresentata la prima tragedia e che si potessero sostituire con altri fondali pensati, di volta in volta, in maniera adeguata, esattamente come si fa oggi. Per fortuna quel progetto iniziale non venne mai portato a termine e la fronte scenica del Teatro Olimpico è l'unica scenografia teatrale del 1500 che sia giunta fino a noi in maniera così straordinariamente integra. È una specie di miracolo culturale, passato indenne attraverso pericoli di incendio e bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Adesso però è il caso di riflettere se quel frons scenae sia in grado di reggere il valore ideale che gli è stato attribuito da chi ha organizzato l'Expo di Shanghai. Se si voleva portare nella megalopoli cinese una opera che ricordasse Andrea Palladio, allora si potevano fare scelte diverse. Serviva una sorta di grande quinta teatrale attraverso la quale far passare i visitatori? Allora si poteva scegliere il paramento della Basilica Palladiana. I suoi due ordini di serliana, sovrapposti, sarebbero serviti allo scopo in maniera egregia. Se poi si fosse scelto di rappresentare una campata d'angolo vicina ad una delle campate centrali, si sarebbe potuto mostrare al mondo come quel gran genio di Andrea Palladio aveva risolto il problema di inserire archi tutti della stessa grandezza in uno spazio che non era divisibile in maniera precisa. E se non ve ne siete mai accorti andate a guardare la Basilica e notate la differenza di ampiezza esistente fra le colonne più grandi e quelle più piccole nella campata d'angolo e in una qualsiasi delle campate centrali (è un trucco stupefacente). Ma per lo stesso motivo si poteva richiamare l'arco trionfale della Loggia del Capitaniato, oppure andare sul sicuro e portare a Shanghai la quadrupla facciata della Rotonda. No, si è scelto il Teatro Olimpico e quindi si è portato in Cina anche Vincenzo Scamozzi. Per carità, potrebbe anche essere una bella rivincita per questo architetto che sarebbe stato certamente un grande del suo tempo, se non fosse stato messo in ombra dall'enormità di Andrea Palladio. Ma io non credo che gli organizzatori dell'Expo volessero celebrare Scamozzi... e in effetti non credo nemmeno che lo conoscano.

In tutta questa vicenda, alla fine, si era inserito anche un progetto, quello sì, forse più interessante. Era stato proposto di portare a Shanghai l'Olimpichetto, riproduzione in scala ridotta del teatro, realizzata nel 1948. Si tratta di un oggetto di 16 metri di lato che difficilmente poteva essere inserito nel padiglione, la cui progettazione era già in fase avanzata al momento del sorgere della proposta. Quindi si è optato per una soluzione virtuale e tridimensionale, che ovviamente riporta alla mente Vicenza e quel meraviglioso, stupendo gioiello che è il Teatro Olimpico. La speranza è che milioni di persone vedano quell'immagine e sognino di poter un giorno venire a Vicenza. Potranno allora scoprire il genio di Palladio volgendo le spalle al frons scenae di Scamozzi e guardando tutto il resto dell'edificio, quello sì autenticamente palladiano. E poi potranno girare per Vicenza e gustare tanto altro che Palladio ha studiato, progettato e realizzato.

«Io alla fine non sarei così drastico - commenta però Guido Beltramini, direttore del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio (Cisa) - perché in fondo Scamozzi progetta e realizza lo spazio delle prospettive, quello che va oltre il fronte scenico, in profondità. E a dire il vero a Shanghai quella parte non c'è, è proprio la parte che manca. Nel febbraio del 1580 Palladio ha quasi finito il teatro e la realizzazione segue la sua idea di partizione spaziale». E del resto va detto che proprio nel 1580 i nobili appartenenti all'Accademia si erano già autotassati per realizzare l'opera e ognuno poteva, a sue spese, far fare una statua di se stesso in stucco da collocare nelle nicchie previste da Palladio. Eppure non va dimenticato quanto sostiene Lionello Puppi nella sua "Breve storia del Teatro Olimpico": «Al compimento dell'operazione, tuttavia, l'accentuazione vistosa dell'apparato era destinata a proporre il proscenio come un'ingombrante presenza, quasi una sorta di grosso ostacolo tra palcoscenico e sfondo prospettico, alla continuità dello spazio dello spettacolo, sicché lo Scamozzi non esita a trarne le inevitabili conseguenze, ampliando le porte, avanzando, al limite della cavea, due ali di mura, lungo le quali doveva calare il sipario; dando un tetto alla scena, la cui incorniciatura vien conclusa in alto da festoni. La caratterizzazione figurativa di due zone distinte, veniva dunque marcata con una perentorietà irreversibile, e la struttura del Teatro Olimpico restava determinata per sempre in questi termini inattesi».

«Per una volta non ci possiamo lamentare - sostiene Beltramini - quello che è stato ricostruito è rispettoso della realtà».

 

Nelle foto: in alto, A. Palladio: Schizzo preparatorio per il prospetto del Teatro Olimpico - immagine ripresa dal libro di Lionello Puppi, Breve storia del Teatro Olimpico, Neri Pozza Editore - A lato, l'Orchestra del Teatro Olimpico durante un'ultima esibizione

nr. 25 anno XV del 3 luglio 2010

« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar