NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Guerra del rumore,
Vicenza si spacca in due

Da una parte i residenti che fanno nascere comitati anti rumore, dall'altra i giovani, soprattutto universitari, che vogliono una città più viva. L'amministrazione comunale interviene per cercare una mediazione

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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Guerra del rumore, Vicenza si spacca in due

A Vicenza scoppia la guerra del rumore. E sì, perché la tolleranza dei cittadini vicentini è sempre più sottile rispetto alla movida che piano piano sta caratterizzando la città capoluogo. D'altra parte vi è la spinta di una nuova generazione soprattutto di studenti che vuole vivere i momenti di relax in piena libertà, come già avviene in molte altre città italiane e venete. Città universitaria insomma a tutti gli effetti oppure più voce ai comitati dei residenti che chiedono soprattutto silenzio e pace? Un bel dilemma che è meno banale di quanto si possa pensare. Anche perché è indice di quello che Vicenza potrà diventare: tranquilla città di provincia, un po' sonnolenta e chiusa in se stessa, oppure città viva ed aperta al mondo universitario, che come è noto, muove l'economia locale e certo ha anche bisogno di spazi alternativi allo studio.

«Non abbiamo paura» è lo slogan dell'assessore alla sicurezza Antonio Dalla Pozza: «Ben vengano i giovani universitari a muovere la vita notturna della città, ma sempre rispettando le regole». Cerca una mediazione alla "guerra" del rumore tra comitati di cittadini arrabbiati e i giovani dell'aperitivo. Una mediazione che non pare però semplicissima.

«Il piano organizzazione acustica è a buon punto - spiega Dalla Pozza - Stiamo aspettando che la regione lo approvi al Pat. Noi siamo già pronti. Abbiamo intenzione di adeguare l'organizzazione acustica al Piano ambientale territoriale e di fare in modo che le due cartografie siano coincidenti. Il piano poi andrà in Consiglio Comunale. Abbiamo già anche le risposte ai cittadini e alle ditte sulla classificazione delle aree a maggior o minor tutela. Il piano è in elaborazione dall'autunno dell'anno scorso». Il piano del rumore, volgarmente detto, è un primo passo per cercare di dare risposte e parametri ai cittadini pro o contro movida. L'assessore fa però poi partire una stoccata.

«Fa pensare il fatto che ci mettano così tanto in Regione a dare via libera al Pat di Vicenza. Mi chiedo come mai ci sia chi ci tiene così tanto a non darci il via libera e a darlo alla città che così resta bloccata. Chi deve capire capisca. Non vorrei che ci fosse un lavoro di ostruzione. È bene che il Pat vada avanti velocemente».

Poi Dalla Pozza indossa le vesti del mediatore nel cercare di conciliare le esigenze contrapposte dei pro ed anti "rumore".

«Lo sforzo per trovare un equilibrio tra chi vuole silenzio e chi no è grande, ma ci stiamo provando. È un ragionamento di moral suasion quello che stiamo adottando e con alcuni funziona, con altri, è vero, un po' meno. Chi si comporta bene viene premiato, ad esempio con ampliamento di orario di apertura dove meno si crea disagio ai cittadini. Chi non sta dentro le regole si vedrà adottare misure più restrittive. Anche punitive. Massima disponibilità abbiamo già dimostrato con le feste rock con deroga fino a mezzanotte, idem con Vicenza Jazz; insomma c'è massima disponibilità con chi si comporta bene per animare la città. Se c'è il gestore che non è responsabile nei confronti degli avventori, allora non possiamo che intervenire. Non vogliamo certo lo svuotamento del centro o altre aree, ma solo che si rispettino le regole, non è possibile che ci sia chi si comporta bene e chi no».

Vicenza però non si è mai distinta per essere città particolarmente viva e Dalla Pozza lo sa bene, per questo accoglie anche a braccia aperte iniziative tipo quelle intraprese dagli organizzatori delle feste.

«Gruppi universitari ben vengano! Dopo anni che si dice che la città è morta serve una svolta. Io però ricordo i grandi eventi in piazza dei Signori. Attirano migliaia di persone vedi Pfm, Buena Vista Social Club, che hanno attirato in centro10 mila persone. La città si dimostra invitante. Gli universitari che creano movimento sono bene accetti. Non c'è problema. Si può far stare in equilibrio desideri diversi. L'anno scorso non abbiamo registrato particolari problemi in città. Se c'è qualcuno che vuol darci una mano a rivitalizzare la città sono assolutamente ben graditi, ma dentro le regole. Questo è valore primario».

E che sia importante tutelare la qualità della vita dei cittadini in questo senso l'assessore lo fa capire senza mezzi termini

«Se si deve scaricare sulla collettività la propria esuberanza o fare profitto fuori regole si deve anche essere disposti a pagarne il prezzo. Stiamo molto attenti e vigiliamo su questo aspetto come Amministrazione. Partiamo con dare disponibilità e ci fidiamo, ma in caso di tradimento del patto allora non possiamo più tollerare ed interveniamo pesantemente».

Dalla Pozza non si nasconde ed ammette che, soprattutto nei week end, la guerra del rumore si scatena per le vie cittadine: «Ogni fine settimana gli interventi della polizia locale per locali rumorosi e schiamazzi sono decine. Da inizio anno sono state elevate una trentina di sanzioni anche di entità rilevante. Sino a mille euro e a chiusure. Due locali si sono presi quest'anno 4 giorni di chiusura. Chi è virtuoso viene premiato, gli altri no, devono rispettare la legge fino alla applicazione strettissima dei regolamenti».

Ci sono situazioni che sono andate oltre ogni limite della decenza e di legge spiega l'assessore. «Quando cominciano ad esserci operazioni con otto pattuglie delle forze dell'ordine non ci siamo proprio. Anzi, dirò di più, credo che siano anche troppo tolleranti i cittadini vicentini. I punti critici sono molto ben individuati in città, in centro storico e un paio di zone nella periferia ovest della città».

Un'altra questione di grande fastidio per i vicentini riguarda i Phone center, soprattutto in centro, via Gorizia, ad esempio, dove è attivo un comitato che ha già più volte protestato contro il rumore della gente che affolla l'area in questione. «Specifico che è una normativa regionale, quella di bloccare i Phone center, disapplicata dalla Corte Costituzionale. La Regione deve legiferare nuovamente, noi siamo obbligati ad attenerci a quella che è la situazione. La Regione non è intervenuta e nessuno ha posto limiti per i call center. Non è detto che la cosa non tornerà ad avere una regolamentazione da parte nostra. Stiamo lavorando. Il problema è meno sentito rispetto ad una volta. Di Phone center attivi ve ne sono solo una decina a Vicenza, sono molto calati».

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