NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Le radiografie "rubate", i viaggi in India, la voglia di non mollare

di Tiziano Bullato
bullatot@tvavicenza.it

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La storia di Loretta, donna di ferro

«Già, la storia delle radiografie - sorride Matteo - quella storia l'abbiamo sentita mille volte! Eppure è sempre eccezionale. Quelle famose radiografie dovevano essere prodotte nella causa ma non si trovavano. Alla fine la mamma, accompagnata da sua cugina Luigina, ha letteralmente fatto irruzione nello studio di un medico, accompagnata dai carabinieri, e come per incanto quelle radiografie erano là, nel cassetto dello studio. E chissà perché erano state conservate?».

«Va anche detto - aggiungono Lorenza e suo padre Roberto - che dopo aver depositato la causa hanno cominciato a guardarci diversamente negli ospedali. Da un lato con sufficienza, perché ci eravamo permessi di mettere in dubbio l'operato dei medici, dall'altro anche con un certo timore, perché capivano che con noi non si poteva più scherzare».

La causa civile, però, ha avuto l'andamento tipico della giustizia vicentina. E questo va detto senza acrimonia e senza esprimere giudizi di merito, come semplice constatazione. Il primo giudice, Lippiello, ottenne il trasferimento e arrivò un sostituto che fissò udienza dopo un anno. Ad ogni occasione l'avvocato faceva presente che la signora Loretta era in gravi condizioni, ma questo non serviva che ad accorciare i rinvii di qualche mese. Poi una tegola di grande peso: L'Ulss 8 di Vicenza viene sciolta e al suo posto viene creata la Asl 6 di Vicenza. Viene disciolta anche la Ulss 19 del Mediobrenta, pure chiamata in causa per un ricovero e dei trattamenti prestati prima della paraplegia all'ospedale di Cittadella. Solo un banale cambio di nome, si potrebbe pensare. L'ospedale è sempre quello, il personale lo stesso, l'organizzazione anche e invece... Invece i soggetti giuridici contro i quali era stata iniziata la causa non esistono più ed è necessario farne partire una seconda nel 1999 contro questi nuovi soggetti giuridici. Si riparte daccapo, stavolta con il giudice Marcello Colasanto e una nuova consulenza tecnica, affidata al dottor Benciolini. Il consulente impiega oltre tre anni per consegnare il suo elaborato che, alla fine, da torto a Loretta e ragione ai medici. La difesa chiede un supplemento di perizia, che viene realizzata e continua a dare torto a Loretta Romio. Sembra la fine, ma la fine è ancora lontana.

Loretta Romio sembra fatta di ferro. La accompagnano in tribunale in occasione di una della tante udienze. Ad un certo punto la perdono di vista. Lei con la sua carrozzina è salita nella stanza del giudice e pretende di perorare le sue ragioni.

«La mamma era davvero fatta di ferro - racconta Lorenza - nel 1999 e nel 2001 è andata in India. Si è fatta la spesa di cateteri, ha messo tutto quello che le serviva in una borsa ed è partita. È tornata a casa con la sedia a rotelle da buttare, dopo aver fatto un sacco di strada su strade impossibili. Ma lei ci è andata e lo ha fatto da sola».

Mentre la causa è impantanata nelle secche del diritto, la malattia si ripresenta, cambia forma, è subdola e indomabile. L'attacco finale è sferrato al fegato. Loretta Romio muore il 24 marzo del 2006, dopo sedici anni di sofferenza, sedici anni di battaglie e una vita di dignità.

«È stata il motore della famiglia e della causa fino alla fine - dice Lorenza - l'ultimo giorno di vita, quando le chiesi se voleva che allontanassi gli scocciatori, mi ha risposto: "Sono loro ad aver bisogno, non io"».

«Credo che le sia dispiaciuto morire - aggiunge l'avvocato - anche perché non ha fatto in tempo a vedere come andava a finire...».

E allora eccoci alla fine. L'avvocato Rubisse, nelle sue conclusioni, si appella al giudice e lo esorta ad essere perito dei periti, perché le due consulenze, quella di Barni e quella di Benciolini, fra loro fanno a pugni. Decida allora il magistrato o affidi una nuova consulenza. Il tribunale decide e assegna un milione e mezzo di euro di risarcimento ai familiari di Loretta Romio stabilendo che il male poteva essere diagnosticato per tempo, che l'operazione eseguita tempestivamente avrebbe potuto evitare la paraplegia. Per completezza pubblichiamo un ampio stralcio della decisione in un file pdf allegato a questa pagina.

Volete sapere in che data è stata presa la decisione? Il 24 marzo del 2010. Esattamente quattro anni dopo la morte di Loretta, quasi 18 anni dopo l'inizio della causa.

È terribile per i familiari arrivare a monetizzare la sofferenza, la morte di una persona così straordinaria e forte, e il disastro provocato nelle loro vite. «Mamma era una combattente, non ha mai mollato e probabilmente ha sempre vinto. La verità raggiunta adesso con la causa ci ripaga, e in qualche modo ci offre la sensazione di aver fatto tutto quello che mamma avrebbe voluto. Siamo andati fino in fondo».

Già, sono andati fino in fondo e adesso che la storia è tutta raccontata mi rimane solo un rimpianto: avrei voluto conoscerla questa donna di ferro, avrei voluto parlare con Loretta.

 

nr. 19 anno XV del 22 maggio 2010

 

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