Le possibilità di giungere ad una soluzione del giallo, come diceva giustamente la circolare del Ministero dell'Interno, sono legate in principal modo alle scoperte e alle innovazioni scientifiche e tecnologiche che si sono aggiunte, in questi anni, al patrimonio di coloro che fanno indagini. Dal punto di vista balistico è noto che fra i corpi di reato c'è la pistola usata per il delitto. Nel frattempo è stata informatizzata la banca dati relativa alle armi da fuoco e non è detto che non si possa trovare una corrispondenza, non è detto che quella pistola, prima di uccidere i coniugi Fioretto non fosse già stata usata altrove e che questo non possa dare una nuova pista alle indagini. Dal 1991 ad oggi, peraltro, i poliziotti dispongono di uno strumento che si chiama Afis. Si tratta di una sigla che sta per Automatic fingerprints identification system: sistema di identificazione automatico delle impronte digitali. Magari all'epoca i killer erano incensurati, ma in seguito potrebbero aver combinato qualche altro grosso reato ed essere stati schedati. Del resto alcune parti di impronta erano state repertate in quei guanti da chirurgo e non è detto che oggi non possano essere rese più evidenti e più visibili grazie a nuove metodiche, come l'esposizione ai vapori di metacrilato. E infine non bisogna dimenticare che il passo in avanti decisivo è quello che è stato fatto con l'esame del Dna e con la possibilità di confrontare un profilo genotipico con una banca dati nazionale. Se vi fossero residui, elementi sufficienti ad estrarre un profilo, allora...
I puntini di sospensione sono un obbligo: oggi come oggi sappiamo per certo che anche Vicenza ha il suo "Cold Case", ma dire oggi se le indagini potranno essere riaperte e se queste nuove indagini porteranno a qualcosa è davvero impossibile. Ma noi, ovviamente, facciamo il tifo per il dottor Michele Marchese, così come milioni di fan, ogni settimana, stanno dalla parte della volitiva Lilly Rush e dei suoi colleghi virtuali nel telefilm della Cbs.