NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Un festival fatto di 400 spettacoli

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Un festival fatto di 400 spettacoli

Ci sarà il teatro con i grandi nomi, come Albertazzi e Paolini, o registi giovani come Emma Dante. E poi c'è Shakespeare rivisitato. La gente come prende questa tradizione rivista?

«Molto bene: soprattutto Shakespeare, che è una grande fonte di ispirazione per tutti. Negli anni lo abbiamo veramente ribaltato in tutti i modi, però la sua lingua è talmente alta che ti consente anche questo tipo di interventi. Il pubblico lo abbiamo anche abituato in questo senso. Noi cerchiamo di utilizzare la grandezza di Shakespeare per fare qualcosa di originale, di curioso e diverso. Questo spettacolo nasce da un'interessante combinazione data dal fatto che Jacopo da Bassano e Shakespeare fossero contemporanei e quindi l'idea è di utilizzare immagini dei quadri di da Ponte per raccontare l'immaginario shakespeariano, che verrà vissuto in maniera completamente diversa, perché il visitatore sarà chiamato a vivere quest'esperienza mettendo in gioco tutti i suoi sensi».

 Oggi va sempre più di moda l'arte interattiva: l'opera arriva incompleta (o modificabile) sul luogo dell'esposizione e il pubblico deve completarla o interagire attivamente con essa. Si va sempre di più verso una interattività che rende il pubblico più partecipe e maggiormente coinvolto?

«Io credo che in un'epoca dove tutti i rapporti vengono filtrati dal computer, il teatro può essere il luogo in cui recuperi una dimensione di relazione umana, e i lavori di teatro sensoriale vanno in quella direzione: creano un vero e proprio contatto fisico tra il performer e il pubblico e si crea un rapporto stretto in cui artista e spettatore si incontrano. Questo dà la possibilità allo spettatore non di essere passivo ma di vivere un'esperienza. Credo che nell'arte contemporanea, dare la possibilità di non essere un fruitore passivo, permetta di vivere un'esperienza che ti segna profondamente, che è molto diversa dal viaggio mentale che ci si può fare vedendo uno spettacolo tradizionale. All'interno di Bmotion ci sono i Trickster, che sono svizzeri e che hanno creato un'installazione sonora che è un percorso che si fa con gli auricolari, dentro la storia di Hansel e Gretel: rivivi esattamente tutti gli aspetti ludici ma anche magnifici e terrifici. In Svizzera ci sono stati degli spettatori che hanno avuto delle emozioni davvero fortissime».

Essendo molti artisti internazionali, l'ostacolo principale è quello della lingua che viene risolto con l'inglese. Non tutti però parlano inglese. Come si fa fronte a questo problema?

«Noi, quando abbiamo degli spettacoli in lingua, preferiamo evitare i sottotitoli, perché secondo noi distraggono. Nel caso del teatro sono quasi tutti italiani e i Trickster hanno una versione in diverse lingue. Altrimenti, negli spettacoli di altre lingue, noi facciamo una sintesi dei contenuti, sul programma di sala. Tante volte, non conoscere la lingua non è un problema, l'importante è capire le intenzioni, o anche solo i suoni. Abbiamo avuto spettacoli in lingue come svedese o norvegese: vivi lo stesso un'esperienza».

Poi le pièces dedicate al cibo e storia di uomini e paesaggi, legate alla montagna e uno di questi spettacoli è "Briganti", che però parla di una realtà legata al sud. Come mai questa scelta?

«Ci interessava raccontare in un luogo di montagna, Solagna in questo caso, un altro modo di vivere la montagna stessa: normalmente le città palcoscenico sono molto legate alle tradizioni e al luogo, per cui ecco temi come la Grande Guerra o gli zattieri del Brenta. Quindi dopo aver raccontato tanto della nostra storia e del nostro territorio, ci sembrava interessante, e nei prossimi anni probabilmente lo svilupperemo di più, raccontare storie altre che hanno molto a che fare con un luogo fisico».

 

nr. 21 anno XV del 5 giugno 2010

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