Silvano Fabris, fotografo asiaghese, dopo anni di lunghe scarpinate che lo portano a girare in lungo e in largo l'Altopiano di Asiago, studiando gli habitat, le vicende, i momenti della vita animale, nel corso delle stagioni, titolare di un imponente archivio fotografico, decide di pubblicare un libro stupendo di foto uniche e rare e il roanese Danilo Zovi, laureato a Padova in Scienze Forestali, che lavora da 32 anni nel Corpo Forestale dello Stato, ex capo del distretto di Asiago per 20 anni, studioso del gallo cedrone, del picchio nero, del ghiro e della reintroduzione del cervo e del camoscio che collabora con lui commentandone i testi. Così nasce un volume di straordinaria bellezza dal titolo "La volpe e l'urogallo" (Armonia di vita e colori sull'Altopiano dei Sette Comuni, Terra Ferma editore). Se poi ai due aggiungete un'introduzione di una grande firma come Antonio Di Lorenzo, si ha la perfetta quadratura del cerchio che fa di un libro un testo unico tutto da leggere e da scoprire.
Il senso della vita
Antonio Di Lorenzo incomincia il suo testo parlando di uno scoiattolo dell'Altopiano che ogni giorno viene a mangiare nella mano di Ermanno Olmi, il grande registra dell'Albero degli zoccoli e che il giornalista definisce «uno dei pochi poeti assoluti che ha cercato di capire con il cinema il senso della vita e il cuore dell'uomo». Quello scoiattolo è stato fotografato e sta esposto nello studio del regista come emblema e metafora ideale della vita: uomo, animali e natura che vivono finalmente in pace. Un'utopia, un ritorno all'Eden, al Paradiso terrestre, al cantico delle creature di San Francesco che benedice «sora nostra matre terra, / la quale ne sustenta et governa, / et produce diversi fructi con coloriti flori et herba».
I tre regni del creato
La santità e la poesia ha armonizzato i tre regni del creato, come la poesia di Mario Rigoni Stern che ha unito - come ben nota Carlo Ossola - il mondo vegetale animale e umano in un'unica contemplazione della varietà e del dono reciproco di esistere sulla terra. Questi valori che Rigoni Stern evoca nei suoi libri Olmi li ha trasferiti in immagini nei suoi film. Lo stesso scrittore spiega così il suo legame con l'amico regista: «Io ed Ermanno siamo amici perché possiamo restare insieme per ore senza aver bisogno di parlare. Si conobbero cinquant'anni fa quando Olmi andò a trovarle per trasformare in film il suo "Sergente nella neve". Il film non si realizzò, ma nacque un'amicizia profonda.
Trasferirsi sull'Altopiano
Ha raccontato Olmi: «Gli confidai di essermi innamorato di questo posto e di aver pensato di costruire la mia casa». Mi rispose: «Se lo fai, ti seguo». E per decenni i due amici hanno vissuto l'uno a fianco dell'altro. Ma cosa ha indotto un bergamasco come Olmi a trasferirsi sull'Altopiano? «Io ambisco ad essere cittadino del mondo - ha detto il regista al giornalista - anzi, mi piacerebbe essere un cittadino dei giardini d'infanzia. Perché io amo la genuinità e l'innocenza, che ormai solo i bambini riescono ad avere, almeno prima che siano corrotti dalla televisione. Ad Asiago ho trovato queste due qualità: l'ingenuità e la genuinità delle persone». Lo spiega anche Gianluca Papa: «C'è un dato comune nella loro formazione, Rigoni Stern lo aveva appreso dalla montagna e Olmi dalla campagna bergamasca: avevano imparato a riconoscere nella natura tutti i segnali che esprimono la vita degli essere viventi».