La terra madre generosa
Quando Carlin Petrini propose a Olmi di realizzare il film "Terra Madre" il regista spiegò: «La terra è una madre generosa, basta saperla amare. Ecco perché il personaggio principale della storia è il contadino. Chi lavora la terra lo fa con amore, con molta pazienza e rispetto. Sa che non può tradirla». È la centralità dell'uomo e i valori che danno senso alla vita che stanno a cuore a Olmi. Questi valori si trovano ancora nella montagna, anche se oggi essa è profanata e non ha più il fascino e il mistero di una volta e camminando per i boschi ti imbatti sempre più di frequente in bottiglie di plastica e sacchetti di immondizie abbandonati.
Stupore e meraviglia
Bisogna aver per la natura l'ascolto e il rispetto che avevano il contadino e il montanaro e la natura a sua volta ti dà lo stupore e la meraviglia. Chi ha perso lo stupore e la meraviglia come l'odierno mondo consumistico è condannato a vivere nella solitudine e dal non incontro con la natura. Oggi le madri sono costrette dal consumismo e dal progresso a mandare i loro figli, dopo pochi mesi dalla nascita, negli asili. Oggi tutto è sperpero e denaro e chi rimpiange la civiltà contadina è visto come un ingenuo e un nostalgico che vuole ritornare al tempo della pellagra e dell'emigrazione.
Nuova alleanza con la terra
Ma oggi - osserva Olmi - molti segnali inquietanti sul nostro destino ci fanno riconsiderare la necessità di una nuova alleanza con la terra. La terra come zolla, dove si perpetua la rigenerazione della vita. E invece siamo minacciati da progetti scellerati che hanno in sé i presupposti di una distruzione senza ritorno della natura. I popoli delle società avanzate sono diventati estranei alle sorti della terra che ci deve nutrire. Per anni abbiamo vissuto di un'economia dello spreco e della spazzatura. Un terzo del pane che oggi viene prodotto da noi viene buttato via.
Il valore del pane
Olmi, orfano di guerra, quand'era tredicenne si alzava alle due del mattino per andare da un fornaio a lavorare fino a mezzogiorno ed era pagato con un chilo di pane. Questo valore sacramentale del pane Olmi l'ha trovato sull'Altopiano. Quando i suoi tre figli erano piccoli - racconta - assunsero una "tata" che conosceva il valore del pane e a un cameriere che aveva perso un pezzo di pane gli ordinò di raccoglierlo con una frase perentoria: «càta su el pan, ostia». Olmi non si vergognò di quella frase che ubbidiva a un ordine del Vangelo. «Se fossi un maestro - ha scritto il regista - tutte le mattine inizierei la lezione facendo il pane con i bambini. Credo sia la più bella preghiera da rivolgere al cielo».
Leone alla carriera
Olmi nel 2008 ricevette, alla mostra del cinema di Venezia, il Leone alla carriera da un altro asiaghese Adriano Celentano. «Se 50 anni fa - ha commentato il regista - una maga mi avesse detto che un monello di periferia, un ragazzino scatenato simpatico e ribelle che cantava all'americana, mezzo secolo più tardi mi avrebbe consegnato il più prestigioso dei premi, avrei detto che la maga me la stava raccontando grossa. E invece è andata così. Un fornaio mancato e un ragazzo di strada hanno trovato nell'Altopiano la loro fede e il loro destino».
nr. 22 anno XV del 12 giugno 2010