NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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“Non fidatevi dei chirurghi improvvisati”

Parla il primario di chirurgia plastica Maurizio Pegoraro

di Federico Murzio
F.Murzio@libero.it

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“Non fidatevi dei chirurghi improvvisati”

"Non fidatevi dei medici improvvisati" parla il primario di chirurgia plastica Maurizio Pegoraro

Il dottor Maurizio Pegoraro è il primario di chirurgia plastica dell'ospedale San Bortolo di Vicenza. Con lui affrontiamo l'argomento della chirurgia estetica. E lo facciamo partendo un fatto di cronaca: la donna di 35 anni operata di mastoplastica additiva (aumento del seno) in una clinica privata di Caserta è andata in coma in seguito all'intervento.

Dottor Pegoraro ha seguito la vicenda?

«Conosco quello che è stato scritto sui giornali. Parto da un presupposto: in ogni cosa c'è un rischio. Il rischio può essere generico o specifico, cioè legato alla tipologia d'intervento. Per esempio nella mastoplastica la protesi può essere attaccata da micro organismi e generare così problemi alla salute della paziente. Ecco perché è importante non banalizzare un intervento di chirurgia estetica da un lato e, dall'altro, poter contare su un'equipe di professionisti esperti e con esperienza che seguano il soggetto e che possano giudicare se il paziente abbia bisogno di essere trattenuto o meno in ospedale per qualche giorno dopo l'operazione. In quest'ottica non è un caso che gli "incidenti" capitino in strutture private. O che pazienti operati in strutture private vengano in ospedale a sistemare gli "incidenti"».

Riassumendo, quali sono i rischi per chi si opera?

«C'è una discriminante di tecnica chirurgica e di tecnica di guarigione (che dipende dal singolo paziente). La realtà è che ogni soggetto è diverso dall'altro e per una stessa tipologia d'intervento non solo le modalità sono diverse, ma la capacità di guarigione sono diverse. Poi, dal punto di vista di chi opera e a garanzia del paziente c'è un altro elemento fondamentale che spesso è ignorato».

Dica pure.

«La chirurgia estetica è una branchia della chirurgia plastica ricostruttiva. Il principio è questo: se si diventa un bravo chirurgo plastico ricostruttivo si è un bravo chirurgo estetico. Non affermo nulla di nuovo se dico che nell'ambiente della chirurgia estetica ci sono molti chirurghi improvvisati che operano senza avere le adeguate competenze. Senza contare che in materia esistono anche alcuni vuoti legislativi».

Quali sono quindi i limiti della chirurgia estetica?

«Iniziamo col dire che la chirurgia estetica è una scienza medica che permette di correggere dei difetti. Non dobbiamo assolutamente confondere questo assunto con l'atto chirurgico fine a sé stesso. Il chirurgo è, per così dire, un artigiano che con la sua abilità corregge i difetti. Quindi i limiti sono insiti nel chirurgo che può essere realista, corretto e onesto nei confronti del paziente o può non esserlo».

Parliamo allora del rapporto chirurgo/paziente.

«Il medico deve parlare con il paziente e soprattutto ascoltarlo. Deve saper coglierne l'emotività, capire le ragioni e il rapporto tra lui stesso e il difetto che intende correggere; il medico deve anche capire le aspettative che il soggetto nutre nella correzione del difetto. Non è facile perché i pazienti non hanno quasi mai le idee chiare. Poi, come dicevo, ogni medico si regola a modo suo. Personalmente prima parlo con la persona, poi le lascio il consenso informato in modo che lo possa leggere con calma e comprendere i rischi e i benefici cui andrà incontro. Infine, accertato che il soggetto abbia capito bene, seguendo la volontà del paziente, lo prenoto per l'intervento. Un'importante discriminante nell'accettare o meno un paziente sta anche nella sua storia clinica. Se, per assurdo, una persona ha un pregresso di infarti, ictus e così via, e viene da me per un intervento alle palpebre, io lo rifiuto».

Il medico riesce a capire se il difetto del paziente è sintomatico di un'ossessione o meno?

«Sì, gli elementi di solito sono evidenti. E allora è compito del medico dissuaderlo».

I numeri dicono che lungi dall'essere una propensione esclusiva delle donne, anche gli uomini richiedono interventi di chirurgia estetica.

«Certo, anche gli uomini si sono gradatamente avvicinati. Si va dalla chirurgia del viso a quella del corpo. L'idea è che molti di loro non accettano di invecchiare».

Tra le donne, invece, quali sono gli interventi più richiesti?

«Dipende molto dal periodo e dalla stagionalità. Tra tutti la liposuzione e il seno, sia esso di mastoplastica additiva che riduttiva. Tuttavia è fondamentale informare che ad esempio la liposuzione richiede un periodo di guarigione. Il problema è che tante vogliono fare questo intervento tra la tarda primavera e l'estate, cioè quando ci si "spoglia" e ci si accorge del difetto».

Contestualizziamo il fenomeno. Per quanto riguarda l'aumento del seno, sono più le donne che ad esempio vogliono passare da una seconda ad una quarta o da "niente" a "qualcosa"?

«Esistono naturalmente entrambe le situazioni. Noto però che le donne o ragazze che non hanno seno sono quelle più "giudiziose", nel senso che dicono: "Dottore, nulla di esagerato". Il che offre un altro elemento di riflessione: il chirurgo estetico deve portare alla normalità e creare armonia nel corpo del paziente».

Chirurgia estetica e minori. Come ci si comporta quando sono gli adolescenti, cioè persone che si stanno creando un'identità attraverso la consapevolezza del proprio corpo e l'accettazione di sé, a richiedere l'intervento della chirurgia?

«Da un lato ci sono interventi come la rinoplastica (correzione del naso) che hanno dei limiti tecnici. Infatti le ossa del sEno terminano il loro sviluppo intorno ai 17, 18 anni. In questi casi, se l'intervento non è giustificabile da ragioni di salute, non si opera. Poi, ci sono molte richieste di interventi al seno: o per aumentarlo o per renderlo simmetrico. In questo caso interviene la legge che proibisce operazioni sotto i 18. E allora qui si giungono a compromessi».

Può spiegarsi meglio?

«Ci sono genitori che in occasione della maturità (scolastica) della figlia le regalano una mastoplastica additiva. Ma anche per i ragazzi il discorso è simile, in particolare per le orecchie a sventola. In questo caso sono le madri ad accontentare il figlio che fa leva sul senso di colpa della mamma per averlo creato così. Il problema di fondo è che con queste imperfezioni i giovani vivono con disagio l'adolescenza, si possono sentire esclusi dal cerchio degli amici o non accettati dalla società stessa. Sono però convinto che se un giorno una famosa attrice decidesse di avere un seno sulla schiena allora anche qui da noi avremmo richieste di farsi mettere un seno sulla schiena. Naturalmente l'esempio è esagerato, ma spiega che se da una parte ci sono reali necessità; dall'altra, le mode del momento influiscono molto».

Come si fa a capire che una parte del corpo è rifatta o meno?

«Se ad intervento compiuto io, il chirurgo, non mi accorgo della differenza allora vuol dire che al di là del lavoro ben fatto anche gli altri non si accorgeranno della differenza. Poi, naturalmente dipende dalla tipologia degli interventi e da chi e come sono eseguiti. A conclusione di questo lavoro, comunque, restano i ringraziamenti di chi è rimasto soddisfatto, cioè felice. C'è chi ci scrive che gli abbiamo cambiato in meglio la vita. Anche questo è un premio per chi opera e, naturalmente, per tutta l'equipe medica».

 

nr. 22 anno XV del 12 giugno 2010

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