NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Viale Milano, da “sobborgo” a cuore pulsante della città

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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Viale Milano, da “sobborgo” a cuore pulsante della

Il Pat infatti prevede, in particolare, che nei pressi dell'area del centro intermodale, a fianco della stazione ferroviaria, vengano edificati la nuova sede degli uffici comunali, un centro culturale e aree a carattere commerciale, direzionale e residenziale.
Alle pendici dei monti Berici, a ridosso della linea ferroviaria Milano-Venezia, limitrofa agli argini del fiume Retrone, l'area ex Domenichelli si trova in effetti in una posizione assai centrale e con l'evidente potenzialità di diventare il motore di una più ampia e strategica crescita urbana: «Sarà la "porta ovest" della città - spiegava infatti l'assessore Francesca Lazzari - Il suo sviluppo è un'opportunità unica per realizzare grandi obiettivi strategici, come la connessione di parti di città attualmente non collegate mediante la metropolitana di superficie e la corsia preferenziale degli autobus da Ponte Alto alla stazione ferroviaria; il recupero dell'antica identità metropolitana del quartiere; la costruzione di nuove centralità pubbliche; la rigenerazione della zona con l'apertura di un grande parco costituito da spazi pubblici aperti e privati continui, che integri il sistema del verde esistente con la via d'acqua ed il futuro edificato».

Viale Milano, un tempo cuore della città negli anni Settanta, ora zona ai margini torna a rivivere grazie ad una "avanguardia" di artisti e professionisti vicentini: è la dimostrazione che non solo le scelte urbanistiche di una amministrazione comunale servono a rilanciare particolari aree urbane?

«Cosa fa la contemporaneità? Apre le vie, non solo in senso letterale. Punta un faro. E sdogana aree e idee. Ci permette di ri-pensarci oggi, di rivederci, di fare scelte più consapevoli. Uno spazio come Monotono ha aggregato una serie di giovani creativi ed ha permesso di tornare a frequentare un'area dimenticata. Non solo per prostitute o droga. L'arte dimostra che è possibile. Da luglio sopra Monotono si sposta anche Aldo Cibic con il suo Cibic Workshop. Tantissimi brillanti giovani architetti vivono e lavorano all'Everest. E tante giovani famiglie "contemporanee" hanno preso casa. Come il sottoscritto. Impariamo a guardare e a fermarci. Questo aiuterebbe a rompere i pregiudizi. Così ho fatto con la mia famiglia e il timore dei miei genitori e dei miei suoceri».

A suo modo di vedere questa "nuova onda" di "presidio" ma anche di attività culturale si potrà in qualche modo allargare anche ad altre zone come Campo Marzo e la zona del nuovo teatro? Può in sostanza nascere un vero e proprio quartiere dell'arte e della cultura in questa fetta un po' trascurata della città?

«È l'unica reale possibilità. È proprio su quest'area che dovrà nascere la nuova visione della città. Non bastano più i contenitori ed edifici, belli o brutti. Serve software fresco. Il nuovo municipio o il nuovo teatro rimangono semplici contenitori. Dobbiamo portarci la vita. Non con gli eventi. La quotidianità di azione e produzione. Così per campo Marzo. Solo se presidiato dalla gente, non da carabinieri o vigili, può tornare a vivere».

Il meccanismo che vi ha guidato è quello che già spinge le avanguardie ad esempio nelle metropoli, verso luoghi di periferia che poi diventano a loro modo centrali ed appetibili?

«I luoghi periferici sono i primi ad entrare in relazione con le parti avanzate della produzione culturale per il semplice motivo che sono spazi dimenticati, che costano molto meno rispetto alle zone centrali, oltre ad offrire spazi e possibilità più importanti. La cosa curiosa di viale Milano è che è pieno centro. È stata lasciata degradare una costola del centro storico. Un appartamento di quello che doveva essere il Corso Palladio contemporaneo oggi costa meno di un garage. 

Cosa fa in questo caso la contemporaneità? Apre le vie, non solo in senso letterale. Punta un faro. E sdogana i pregiudizi». 

Cosa manca ancora a Vicenza e più in generale al Veneto per poter essere motore di cultura e città viva (nonostante i molti artisti di livello nazionale ed internazionale in tutti i campi)?

«Mancano il coraggio e la visione. Mancano la capacità di rischiare. Di capire che questa città ha bisogno di accelerare. Di non rimanere rinchiusa in una dimensione nostalgica, ma di raccogliere le vere sfide. Come del resto ha fatto in modo brillante nell'impresa. Applicasse solo il 2% di quella capacità di visione e di rielaborazione avremmo il territorio più straordinario al mondo. Le città, i territori, le persone hanno bisogno di visioni da condividere e costruire assieme con processi partecipativi». 

 

nr. 22 anno XV del 12 giugno 2010

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