NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Un biglietto da visita così e così

di Giuseppe Brugnoli

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Un biglietto da visita così e così

Peccato che le cartoline, stampate presumibilmente di fretta e forse al risparmio, vista la cifra impegnata dal Comune, siano davvero un po' risparmiose, e non diano il giusto riconoscimento al nostro maggior monumento. Sono stampate sui due lati, quindi la classica funzione della cartolina sparisce, ma rimane quella del pro memoria per i visitatori. Nel recto c' è la foto del frons scenae dell'Olimpico, e la scritta "Guess what it is?", riprodotta, arguiamo, anche in splendidi ideogrammi cinesi. Ma la scena olimpica pare emergere non dal chiaro palcoscenico che conosciamo, ma da una grande macchia nera che pare oleosa, e che richiama alla mente la sciagura della BP nel golfo del Messico. Per fortuna nel verso, con la foto completa di scena e gradinata dell'Olimpico e la scritta in inglese e, arguiamo sempre, in cinese che spiega come si tratti del "più antico teatro coperto del mondo, in Vicenza, Italia", la platea del palcoscenico ritorna del colore originario.

Anche il filmatino non è granché, e non fa molto onore né ai monumenti né alle bellezze naturali di Vicenza e di alcuni angoli della provincia. Le scelte dei luoghi da ritrarre sono opinabili, di per sé, per cui non si possono criticare, anche se a noi pare un po' strano, che ci sia una rapidissima veduta di Marostica dall'aereo, ma non si abbia notizia di Bassano, o che ci sia una valletta del silenzio che, senza spiegazione, pare un qualsiasi angolo di campagna. Ma soprattutto tutte le immagini sono immerse  in un'atmosfera crepuscolare, quasi triste, e in qualcuna si vede che sono state riprese non con il sole, ma sotto la pioggia.

Ma quello che supera ogni immaginazione è un lunghissimo e informe "bisso", un lumegon, una specie di luganega, pensato come riferimento alla vocazione orafa del vicentino, che forse vorrebbe mimare il tipico drago cinese, ma appare soltanto come un scarabisso di luce giallastra che percorre da cima a fondo tutto il filmato, si sofferma a incoronare il profilo dei monti, si arrampica sullo spigolo della Basilica, entra nella scena scamozziana a cancellare decisamente tutto il mirabile reticolo delle strade di Tebe, costituendo un serpentone di luce artificiale che non sconfigge, ma anzi sottolinea il grigiore della rappresentazione filmica.

Ci dicono che i cinesi, abituati ad arie mefitiche e panorami caliginosi e nemici del pieno sole, apprezzano ambienti di questo genere. Ma forse, ci voleva meno fretta, e qualche soldo in più per le riprese. In questi tempi di strettezze per i Comuni, si può capire che, anche raschiando il fondo del barile, non si ricava molto, ma forse qualche imprenditore illuminato, di quelli che credono nella Cina, poteva dare una mano. Così, viene un po' di tristezza, anche perché l'Expo 2010 di Shanghai, che si apre all'insegna de "Il tema della città e la qualità della vita" inalbera orgogliosamente il motto "Better City, Better Life", il che è tutto il contrario della Vicenza così tristemente messa in mostra.

 

nr. 24 anno XV del 26 giugno 2010

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