NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Nuove scoperte di splendide icone nelle due mostre su Pietro e Marco

di Resy Amaglio

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Nuove scoperte di splendide icone nelle due mostre

L'esposizione a Palazzo Leoni Montanari è costituita da alcune icone della collezione Intesa Sanpaolo. Curata da Michele Bacci dell'Università di Siena, la mostra appare come una sorta di dimostrazione a contrariis dell'argomento proposto. È infatti assai difficoltoso ricostruire una comune storia iconografica dei due santi, in unità di narrazione devozionale; meno raro è riconoscerli all'interno di una rappresentazione collettiva, tuttavia non affiancati e ciascuno nel proprio ruolo distinto. Non va dimenticato poi che il culto di san Pietro nell'Ortodossia è scarsamente sentito e illustrato, rispetto a quanto avviene nella pontificale sede pietrina di Roma: segno di una frattura, quella tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente, aperta a tutt'oggi. Tutto ciò appare ancora più complesso se riferito a Marco, santo prettamente "adriatico". Ed è qui interessante notare come, nella venerazione dell'evangelista patrono della nascente potenza veneziana, sia anche la volontà di esaltare l'importanza del patriarcato di Venezia, in opposizione a quello di Aquileia e secondo soltanto a Roma: il gioco dei poteri è un reticolato sottile e pungente, ma la Chiesa che si va istituzionalizzando con determinazione ne apprende rapidamente i labirintici percorsi.

Nel breve autorevole catalogo, il professor Bacci firma con il titolo di San Pietro e San Marco, ovvero Antiochia e Alessandria, un'approfondita analisi storica, che prende spunto dalle icone esposte per accompagnare il lettore lungo sentieri diversificati. Lo scritto ricostruisce così un intreccio secolare, dove alle differenti modalità cultuali si affiancano, nel cristianesimo delle origini, questioni problematiche, tra Antiochia e Roma, Alessandria e l'alto Adriatico.

Costruita sulla parola della Rivelazione, ma altrettanto sull'umanità ovviamente imperfetta di chi la divulga, è questa una storia intricata, della quale le varie forme dell'arte danno testimonianza, indiretta eppure efficace. Le immagini religiose attraversano dunque le regioni evangelizzate con un corollario di simboli che il tempo arricchisce, diffondendosi insieme ai precetti del culto; nel rito ortodosso sono presenze vive e partecipi della celebrazione liturgica.

La mostra consta di una selezione di dodici opere, che nonostante il numero ridotto offrono nell'insieme un sufficiente ventaglio di documentazioni della pittura sacra nella Russia zarista totalmente cristianizzata: esse appartengono infatti ai secoli, dal XVI al XIX, durante i quali tutta la cultura russa si apre all'Occidente, lasciandosene influenzare in molti settori. L'arte dell'icona subisce parecchi mutamenti, sia nei contenuti che sotto il profilo formale: mentre nel disegno dei volti si ripetono con fedeltà gli schemi bizantini, la resa espressiva si ammorbidisce, le scene acquistano maggiore dinamismo e si ampliano gli spunti argomentativi, tratti dalla letteratura religiosa.

Le figure dei santi vi appaiono numerose e in occasioni diverse: tra le poche immagini di Marco va citato un riquadro delle preziose Porte regali di scuola moscovita della fine del Cinquecento, creazione di alta qualità pittorica, dalla finezza delle raffigurazioni alla ricercatezza compositiva dei fondali architettonici. Nella settecentesca luminosa Trasfigurazione è presente Pietro in tre differenti momenti, tra i discepoli che seguono Gesù; il santo è ancora con gli apostoli nella coeva Deesis, ricca di toni morbidi e lucenti e nell'ormai moderna Crocifissione con scene della Passione. Marco è ritratto a figura intera e con il Vangelo tra le mani in una delle tavole più tarde, Evangelista Marco, eseguita con mano elegante e grande rispetto delle regole tradizionali alla fine dell'Ottocento.

Prove evidenti del processo di modernizzazione compiuto dalla pittura russa in ambito religioso sono ancora l'icona della Resurrezione-Discesa agli Inferi, vivace e assai decorativa, o la Rappresentazione di un'iconostasi, nella quale si trovano entrambi i santi, Pietro nel terzo registro accanto alla Trinità e Marco in uno degli ovali che decorano le Porte regali.

Al di là del valore artistico delle singole opere, certo meno pregevoli delle icone di più antica data, rimane notevole il significato storico-critico di questa mostra, arricchita come di consueto da scritti esplicativi e illustrazioni fotografiche, e come di consueto allestita in maniera eccellente su progetto di Alberto Erseghe.

 

nr. 25 anno XV del 3 luglio 2010

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