NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Davide Riondino dal ’68 ai giorni nostri

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Davide Riondino dal ’68 ai giorni nostri

Nel suo sito sono riportati dei libri tra cui: "I quaderni del pellegrino, conversazioni lungo la via Francigena". Di che si tratta?

«Qualche anno fa la Toscana organizzò degli eventi lungo la via Francigena a cui seguivano dei programmi di Radio3 con il direttore Sergio Valzania. Ogni settimana cambiavano due conduttori che dopo aver camminato per 20 km, alle 17 facevano la trasmissione. Hanno fatto questo, poi il cammino di Santiago de Compostela, la via di Paolo e Giovanni in Grecia e in Norvegia la via di Sant Olaf, che cristianizzò le tribù del nord nel 1100, e che va da Oslo a Trondheim, dove c'è la cattedrale in cui venivano incoronati».

Anche nel suo spettacolo il simbolismo legato al viaggio è molto importante, indipendentemente che si utilizzi il registro comico o drammatico per esprimersi. Ci sono stati artisti che non si sono mai spostati molto ma che hanno scritto libri e musiche straordinari. Che tipo di viaggio hanno fatto questi autori secondo lei?

«Hanno ascoltato molto i viaggi degli altri. Salgari è uno che non si è mai spostato molto ma ha raccontato il ciclo dei pirati, di Sandokan o del Polo Nord. Lui lavorava sulle enciclopedie e si documentava moltissimo. L'esotismo è tanto più forte quanto più si sviluppa la scienza e il repertorio scientifico diventa un linguaggio in cui la precisione dei termini diventa un elemento dell'avventura».

Da alcuni anni, con Stefano Bollani, conduce a Radio3 "Buonasera dottor Djembè", trasmissione di intrattenimento musicale estremamente ironico dove vi occupate di jazz e classica. Pochi giorni fa, ne sono andate in onda in televisione tre puntate. Proponete musica coltissima pur essendo molto divertenti. Secondo lei è possibile nell'Italia di oggi una televisione come quella?

«Si, quello lo dimostra, però al tempo stesso c'è la difficoltà che quel programma continui perché è cambiato il direttore. Prima c'era Di Bella che frequenta quelli di "Caterpillar" e che è musicista, poi è tornato Ruffini che ha vinto una causa. Purtroppo è andata rovinata una stagione televisiva che poteva essere molto interessante in tv».

 Un artista quando è giovane ha miti e obiettivi. Dopo più di 30 anni sul palco quali sono gli obiettivi?

«Cerca di fare le cose che non è riuscito a fare quando non aveva le risorse. Con la tecnologia un sito può sembrare una vera e propria bottega. Recentemente sono stato a L'Havana con gli improvvisatori che hanno fatto delle variazioni su Giulietta e Romeo: applicazione dell'improvvisazione in versi su canovaccio teatrale. Ma me lo sono pagato io con una fondazione che fa ricerca su queste cose. Qui, a chi importa fare un lavoro sulla poesia improvvisativa in decima, di derivazione spagnola e diffusa in Sud America? In Italia abbiamo alcuni bravi improvvisatori in Toscana, Lazio e Sardegna. I venezuelani sono straordinari, così come i brasiliani; è un mondo che stiamo sondando. Noi abbiamo scelto la strada dell'inglese, per cui ci si incuriosisce di più davanti ai rappers che non a questi che sono più classici e che magari usano 8 sillabe per 10 versi».

 

nr. 25 anno XV del 3 luglio 2010

 

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