Bobby Sands è l'eroe dell'indipendenza irlandese, il giovane che all'età di 17 anni fu arrestato e trascorse gran parte della sua vita nello spietato carcere di Long Kesh, a pochi chilometri da Belfast, dove il 5 maggio 1981, si lasciò morire di fame dopo aver rifiutato il cibo per ben 66 giorni consecutivi. Da quel momento in poi Bobby è celebrato come un eroe non soltanto dai suoi compagni, ma da tutti coloro che credono nella causa della giustizia e della libertà. La vicentina giornalista e scrittrice Silvia Calamati, collaboratrice di Rai News 24, si è sempre occupata della questione irlandese dal 1982 e ha pubblicato, incide con Laurence McKeown e Denis O'Hearn, "Il diario di Bobby Sands" (storia di un ragazzo irlandese).
La Calamati a Belfast
La Calamati ha vissuto due anni a Dublino e trascorso lunghi periodi a Belfast. Tra il 1990 e il 1995 ha seguito il problema dell'Ulster per il settimanale "Avvenimenti". Dal 1999 collabora con Rainews24. Ha curato la traduzione di "Un giorno della mia vita" di Bobby Sands. Ha tradotto e curato "Guerra di liberazione in Irlanda. La Chiesa del conflitto", scritto dal sacerdote nord-irlandese Joseph McVeigh. Nel 2001 ha pubblicato "Figlie di Erin. Voci di donne dell'Irlanda del Nord" e l'anno successivo la versione in inglese "Women's stories from the north of Ireland".
Vince il Tom Cox Award
Per la sua attività di giornalista e scrittrice nel 2002 le è stato assegnato a Belfast il premio internazionale Tom Cox Award. Ha pubblicato "Qui Belfast", una raccolta di articoli, pubblicati nel corso di vent'anni, con cui la Calamati cerca di aprire ancora una volta una breccia nel muro di omertà e connivenze costruito attorno al conflitto nord-irlandese: una censura il cui prezzo più alto è stato pagato da migliaia di cittadini innocenti. Girando in lungo e in largo le sei Contee nord-irlandesi, la Calamati ha raccolto le voci di gente comune, ma anche di personalità di spicco del mondo politico e culturale e religioso. Ha inoltre seguito il difficile processo politico che ha portato, dagli inizi degli anni Ottanta, alla firma dello storico "Accordo del Venerdì Santo" dell'aprile 1998.
Manca una pace con giustizia
Nonostante tale accordo, non si è ancora giunti a una "pace con giustizia" in Irlanda del Nord. Perché sono ancora a piede libero i mandanti dell'assassinio degli avvocati Pat Finucane e Rosemary Nelson, uccisi rispettivamente nel 1989 e 1999? Perché non si conoscono ancora i nomi dei killer del giornalista Martin O'Hagan, assassinato nel 2001? E perché non hanno avuto ancora giustizia le famiglie delle moltissime persone uccise in questi anni a causa della politica di collusioni tra soldati, polizia, servizi segreti e gruppi paramilitari? Perché, infine, le leggi, le istituzioni e le strutture che hanno permesso tali collusioni e violazioni dei diritti umani non sono state ancora eliminate?
Dimenticare un conflitto
Oggi il tentativo di far affievolire in tempi brevissimi una memoria storica di un conflitto in cui Londra ha avuto pesantissime responsabilità si scontra con il pressante bisogno di portare alla luce la verità su quel che è accaduto, così come richiesto dai familiari delle vittime, dai più prestigiosi organismi internazionali per i diritti umani e da giornalisti coraggiosi e indipendenti (come Brian Feeney, del quotidiano The Irish News di Belfast, o Roy Greenslade, del londinese The Guardian), i cui articoli sono riportati nel libro.