NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Un nuovo studio fondamentale sull’opera dell’ultimo Parise

di Gianni Giolo
giolo.giovanni@tiscali.it

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Un nuovo studio fondamentale sull’opera dell’ultim

Mitizzazione dei luoghi

Uno sguardo che rappresenta il punto di partenza o di una fase immaginativa, con conseguente mitizzazione dei luoghi visitati, o di un'analisi darwiniana del tessuto antropico, in una curiosa alternanza di poesia e scienza, elette entrambe a strumenti capaci di cogliere la logica più profonda e più nascosta, la logica ipogea, del paese visitato. Il tutto facendo sempre ricorso a una prosa quanto mai asciutta e limpida con frequenti frasi uninominali, in nome di quella chiarezza, ritenuta sempre un requisito fondamentale, in quanto frutto di quella «cultura primaria per cui un uomo nasce animale sociale», come Parise ha modo di sottolineare in un articolo del 1977, scritto a Franco Fortini.

 

Catturare il "mood"

Solo così Parise può pensare di catturare il "mood" del paese visitato. Certo il nostro modo di vedere da occidentali è "teoreticamente costruito", ma Parise vuole spogliarsi di questa costruzione mentale aprioristica, per essere come Marco Polo che esplorava un mondo del tutto sconosciuto, nel senso che vuole recuperare quel modo di vedere romantico e poetico, come strumento indispensabile per esplorare l'unico territorio ancora quasi del tutto sconosciuto che è il cuore degli uomini.

 

La molla del cuore

«Almeno per quel che riguarda - scrive Parise - il nostro pianeta tra l'uomo e l'oggetto, o varietà di oggetti che egli, viaggiatore inesausto, vuole conoscere, non si apre più l'abisso dell'ignoto (sempre affascinante) ma la strada piana (e sempre noiosa) della convenzione. Tuttavia la curiosità resta sempre una molla potente e il cuore degli uomini inesplorato». Alla fine del viaggio quello che conta non è costituito dai dati (ecco perché noi continuiamo a leggere "Viaggio in Italia" di Piovene che è stato scritto negli anni Cinquanta), dalle informazioni o dalla ragione analitica - tutti elementi destinati ad esaurirsi con il momento storico che li ha generati - ma dal «sentimento che si prova verso gli uomini e le cose che l'occasione, e ancora di più il caso, ci fa incontrare».

 

La mano di una contadina

Parise non è colpito dalla Cina della Grande Muraglia oppure dal Palazzo d'Estate, «la sola e maggiore espressione individuale di tutta la Cina», ma dai gesti minimi dei piccoli uomini che egli incontra nei suoi viaggi: «La mano sulle reni di una contadina curva al tramonto in una minuscola risaia nell'attimo in cui si leva, si deterge il sudore con l'altra mano e sorride; l'attimo di un bambino che non ha mai visto un occidentale e va diritto a sbattere contro un alberello e fa finta di niente; l'attimo in cui un vecchio "vietminh" in pensione smarrisce lo sguardo calmo negli alberi in riflessioni che non conosceremo mai; o quello in cui una vecchia che dorme sulla sua stuoia si leva all'apparire dello straniero e si riassesta i capelli, o quello in cui il perentorio e icastico commissario politico mostra la schiena curva e già vecchia e si concentra a non scivolare sulle rocce umide: tutti questi atti, la somma di questi attimi, sono l'essenza di quel paese».

 

nr. 27 anno XV del 17 luglio 2010

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