NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Quanto governava il “moderato” Rumor il debito pubblico era solo al 47 per cento

di Gianni Giolo
giolo.giovanni@tiscali.it

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Quanto governava il “moderato” Rumor il debito pub

Il discorso di Bari del 1985

Il Pellizzari ci tiene a farci conoscere il discorso inedito che Rumor fece alla festa dell'Amicizia del 18 aprile 1985 in cui rivendica con orgoglio la funzione storica nella società italiana della famosa corrente Dorotea che lui aveva fondato nel lontano marzo del 1959 nel convento romano di Santa Dorotea. Il testo si intitola appunto "Dorotei". «La cronaca racconta - scrive Rumor - che la nascita dei dorotei è avvenuta in un convento di suore: di suore da qualche secolo dedite alla redenzione delle ragazze traviate. Per la stampa politica e il colore dell'incontro, in quel convento, divenne un punto di riferimento suggestivo, carico di significati allusivi e di facili malizie. Certo nessuna corrente ebbe tanta popolarità - di simpatia e di antipatia - e nessuna corrente acquisì un senso pregnante tale da riferirvi atteggiamenti politici assunti da qualsivoglia forza del complicato universo politico italiano».

 

Il centro direttivo della DC

«Cosa sono stati i dorotei? Mi pare difficile negare che essi hanno caratterizzato un decennio - poco più, poco meno - della vita della DC e della sua influenza nella vicenda politica italiana. Nel bene e nel male, cioè, i dorotei sono apparsi nel dibattito politico e nelle forti polemiche negli anni a cavallo tra il 59 e il 70 per un verso un gruppo quasi deteriore di potere e di mera gestione di esso; per altro una componente politica insopprimibile - senza grave squilibrio - della DC, un suo modo di essere; proprio per la sua collocazione centrale, per la capacità di mediare fermenti ideali e popolari della società italiana».

 

Ricca stagione della DC

L'orgoglio di Rumor, fondatore della corrente Dorotea, che si ribellò allo strapotere di Fanfani e che diede inizio ad una politica concreta e fattiva che determinò e promosse tutto il bene che la Dc ha fatto nel paese dal 59 al 74. «L'idea contorta di un gruppo politico faccendiere e opportunista - scrive Rumor - ha messo in ombra il dato obiettivo che la stagione Dorotea del partito è una delle più ricche nella storia democristiana: tempestiva e spesso precorritrice rispetto ai mutamenti e alle svolte della società italiana e della sua rilevante porzione che si muove nell'area dell'influenza cattolica».

 

L'unità del partito

«I dorotei - continua con orgoglio Rumor - agirono sempre per ricomporre l'unità del partito anche nei momenti più difficili e drammatici della storia del paese. Non a caso un anno dopo la Domus Maria il partito e la sua maggioranza designarono e sostennero Fanfani alla guida del governo delle convergenze parallele; e questa ricomposizione fu perseguita con la mia segreteria dopo la divaricazione nelle elezioni presidenziali del 1964 e dopo il Congresso di Milano del 1967; con la segreteria Piccoli dopo la rottura del socialismo unificato, nella commozione del rischiosissimo governo monocolore che fu giocoforza costituire».

 

No alle interferenze interne

«Unità che lasciando libera voce alla dialettica interna si coniugava con la ferma difesa della dignità del partito. Il tentativo arrogante, specie durante la prima esperienza di centro-sinistra organico, di interferire nelle scelte del partito - non fu mai tollerato a costo di rischi assai gravi: tipico il no netto - al limite di una crisi senza soluzione parlamentare - opposto con successo alla pretesa dei socialisti di escludere dal terzo governo Moro uomini del centrismo popolare di Scelba. Fu una stagione anche di equilibrata distribuzione del potere quella Dorotea: al governo le responsabilità sue proprie, al partito il rapporto con la società e la mediazione tra la società e le istituzioni».

 

Il debito pubblico al 47 %

La prova della serietà della politica moderata e concreta dei dorotei è che nei tempi dei governi Rumor il debito pubblico si attestava intorno del 47%, mentre il centrosinistra che Pellizzari definisce fanatico di Craxi ha portato il debito pubblico al 92%, e oggi è al 116%. «Siamo ai limiti della bancarotta?» - chiediamo al presidente - «Saremmo alla bancarotta - risponde Pellizzari - se Tremonti non stesse provvedendo a salvare l'Italia dal disastro economico».

 

nr. 27 anno XV del 17 luglio 2010

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