NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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“La cultura a Vicenza deve essere di qualità”

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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“La cultura a Vicenza deve essere di qualità”

Crede che ci siano fa speculazioni su questo argomento per motivi personali o politici?

«Può essere. Tra i passatempi preferiti di questa città vi è anche quello di fare polemiche personali e/o politiche. Anzi, molto spesso la polemica politica scende nel personale, in mancanza di serie ragioni di confronto. Ma la polemica in sé non sarebbe affatto un male, se basata su contenuti oggettivi e su una visione fondata su convincimenti magari non condivisibili, ma sorretti da argomentazioni razionali. Il problema è che il più delle volte non è così. Tali pratiche non mi appassionano e non mi interessano».

Serve, a suo avviso, un intervento strutturale, urbanistico per rivitalizzare questa difficile area di Vicenza? Un polo culturale stanziale che abbracci Campo Marzo passando per l'ex Domenichelli fino al teatro civico: è un progetto possibile?

«Come detto, l'area è molto vasta e aperta, per intervenire efficacemente servono investimenti. Ma serve soprattutto un disegno che la colleghi all'area della stazione ferroviaria, a Viale Milano, alla ex Domenichelli, al futuro polo culturale di San Felice, fino al teatro Comunale. La scommessa su questa fetta dell'area ovest della città è una delle sfide dei prossimi anni e di cui il PAT ovviamente ha tenuto conto».

I tagli alla cultura erano davvero indispensabili? Lei ha abbozzato, però è un dato di fatto, che i tagli hanno colpito soprattutto il suo referato. Davvero la cultura per una città come la nostra è così "superflua"?

«La cultura non è certo superflua. È l'humus che fa crescere la società, i giovani, gli uomini e le donne. È vettore di aggregazione, allena la mente, crea occasioni di confronto e apre gli orizzonti. E, come diceva Gramsci, la cultura è anche "disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri". Chiaro però che, di fronte a una situazione economica difficile come quella che stiamo vivendo, si tende a salvaguardare servizi come il sociale o le opere pubbliche essenziali (manutenzione scuole, strade) che non si possono obiettivamente tagliare in misura troppo drastica. Aggiungiamo poi che anche il governo centrale ci mette del suo, riducendo i trasferimenti o riducendo il FUS, e vediamo come il tema dei tagli alla cultura sia in realtà di portata molto più ampia rispetto a quella che interessa il Comune in sé. La crisi c'è, è vero, ma è altrettanto vero che l'imbarbarimento culturale della popolazione italiana sembra un pericolo di cui nessuno avverte la portata».

Comunque, in via più generale, la logica degli eventi serve a dare impulsi alla qualità della vita dei quartieri? O è giusto fare dei distinguo anche in questo campo?

«Evento è una parola abusata. Ormai anche una qualsiasi sagra della soppressa, con tutto il rispetto, è definita "evento". Se per evento si intende il grande evento, l'appuntamento spot con il grande nome, che ricade sulla città e poi non lascia traccia, allora si tratta di progetti fine a se stessi. La qualità della vita nei quartieri è altro argomento ed è fatta di tante cose: della disponibilità di verde pubblico, di servizi, di trasporti, di sicurezza, di strutture sportive e anche di iniziative culturali che assieme a tutto il resto concorrono a migliorare l'habitat».

Ci può anticipare un evento o una idea progettuale relativa alla cultura che porterà a Vicenza prima della fine del suo mandato? Sono previste iniziative di grande portata o ci si limiterà a manifestazioni di tipo prettamente "locale"?

«Cito solo due grandi appuntamenti: la restituzione della Basilica Palladiana come monumento aperto alle eccellenze economiche, civili, sociali e culturali, come volano dell'immagine innovativa, europea della città, come sede espositiva votata al contemporaneo e non solo, e il nuovo Chiericati, ristrutturato e arricchito dell'ala ottocentesca e novecentesca che diventerà una delle sedi museali più prestigiose del Veneto e dovrà aprirsi e collegarsi alla città. Penso poi al rilancio del Teatro Comunale e del Teatro Olimpico in una visione integrata e complessiva sulla programmazione musicale, teatrale e culturale per l'intera città. Poi l'anno prossimo vi saranno le celebrazioni fogazzariane. Se avessimo un bilancio più sostanzioso potremmo anche aggiungere altre progettualità di risonanza almeno regionale su cui stiamo lavorando, ma sulle quali francamente, al di là del pur generoso contributo degli sponsor, rinvio ogni anticipazione, perché dipenderanno dagli effetti dei tagli sui bilanci culturali e di conseguenza sarà già un miracolo mantenere la programmazione ordinaria».

 

nr. 27 anno XV del 17 luglio 2010

 

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