NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Quando la cultura ha una logica… diversa

di Luca Ancetti
ancettil@tvavicenza.it

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Quando la cultura ha una logica… diversa

I suoi, o meglio gli spettacoli dell'anno scorso sono stati bollati dall'assessore Lazzari come "concertini", per lo più di scarso valore artistico. Questa critica l'ha fatta arrabbiare?

«Guardi, non ho accettato di parlare per levarmi qualche sassolino dalla scarpa, le ho detto di sì perché spero, come di norma tento anche se non sempre ci sono riuscito, di portare un contributo, quanto meno alla discussione senza polemica sterile. Non nascondo un forte malessere nel replicare a chi rappresenta in questo momento la cultura a Vicenza, ma è difficile accettare che proprio l'assessore si sia dimenticata di dire, quello che altri anche dell'opposizione hanno in diverse occasioni sottolineato, e cioè che il mio impegno è stato assolutamente disinteressato dal punto di vista economico, d'immagine e politico e si sia scordata di citare la generosità di un professionista come Aldo Cibic, che si è messo con i suoi collaboratori a disposizione di Campo Marzo, come hanno fatto altri. Guardi, l'etichettare le esibizioni dello scorso anno come concertini, non offende me, forse potrebbero aver qualcosa da ridire l'orchestra del teatro Olimpico, I Pueri Cantores, La scuola Thelonius, Les Totems, Livio Pacella, I Reblatta, i Mistonocivo, I Regno Di Schiena, gli Aereazione fino a Gian Maria Testa, che sono solo alcuni, e certamente non tutti quelli più famosi tra quanti si sono esibiti sul palco di Campo Marzo. Praticamente tutti, artisti e gruppi, che hanno scelto di condividere il progetto, la logica politica che ha animato "quella sorta di Festival", sono intervenuti solo in cambio del semplice rimborso spese, tanto che complessivamente la somma per i cachet è stata di 17 mila euro. Non posso dimenticare la soddisfazione e la riconoscenza espressami dai molti solisti e formazioni vicentine, che per la prima volta si sono visti aprire uno spazio pubblico per poter dare espressione alla loro creatività. Cero alcuni hanno avuti pochi spettatori, altri hanno richiamato centinaia di persone, qualcuno come i Mistonocivo hanno abbondantemente superato quota mille. Ecco tutti questi, e non Quero, meritavano più rispetto. Ritengo avvilente l'aver letto che un movimento artistico di tali dimensioni sia stato bollato come cultura di scarsa qualità».

Il suo cartellone è però costato 35 mila euro, troppi per l'assessore Lazzari, visto anche il risultato delle presenze del pubblico.

«Indubbiamente c'è stato un considerevole sforzo organizzativo, ma è servito a mettere insieme, nella sua totalità, il progetto Campo Marzo. Io non voglio dire se c'è stata collaborazione dalle strutture comunali, se poteva essere diversa, maggiore o minore, quel che conta è che ce l'abbiamo fatta anche grazie a loro e di quei privati che hanno lavorato per l'allestimento del cartellone, e, ripeto, senza grandi esborsi, sempre che non si voglia imputare alla sola stagione passata investimenti come l'acquisto del palco, la sua agibilità e altre voci come l'illuminazione, elementi scenici che vengono tutti utilizzati anche quest'anno, spese che in qualsiasi azienda verrebbero spalmate su bilanci di più anni e ripartiti per quota parte. Nonostante questo, l'impegno economico dell'anno passato per cachet, pubblicità, compresa quella per l'intero progetto campo Marzo e non solo quindi la promozione degli spettacoli, Siae, cartellonistica, impianto voci, palco è stato inferiore a 35 mila euro. È tanto? Quanto costa un concerto della cosiddetta qualità?».

Quale è stata la soddisfazione e la delusione maggiore di quella iniziativa che porta con sé?

«È di aver visto anche di sera quell'anfiteatro naturale, così spesso eletto a piazza privilegiata dello spaccio, è frequentato in piena serenità da vicentini di qualsiasi età e di qualsiasi estrazione sociale. Sono convinto che, se si fosse data continuità a quella logica politica, oggi la situazione di vivibilità di Campo Marzo sarebbe ancora migliore. L'impegno di rivitalizzazione assunto dal sindaco Variati aveva indotto le forze di polizia a profondere uno sforzo di presenza coordinata al parco ancora maggiore, e i risultati si erano veduti. Sono certo che, solo attraverso uno sforzo combinato, quella zona così bella della città possa tornare ad essere il salotto buono di Vicenza. Tra luglio e settembre il numero dei vicentini che avevano riconquistato Campo Marzo è andato crescendo di giorno in giorno in forza di una sempre maggiore sicurezza reale e percepita, purtroppo questo non è stato riconosciuto da chi non si è mai presentato ad alcuna delle oltre 40 iniziative allestite l'anno passato, resta la consolazione di avere però visto più volte presente il sindaco Variati».

Qualche assessore può aver disertato per manifestare il suo dissenso al tipo di incarico che il sindaco le aveva affidato?

«Non voglio nemmeno pensarlo, sarebbe uno sgarbo fatto a Variati che mi aveva investito di un compito su un progetto specifico. Non era una carica, nemmeno un incarico professionale, né tanto meno una consulenza, ma esclusivamente un mandato fiduciario che ho svolto in termini di assoluta gratuità, diciamo una sorta di servizio civile per il solo desiderio di vedere realizzata una idea che condividevo e nella quale ancora oggi credo».

Dopo Campo Marzo, Quero si aspettava un altro incarico di fiducia?

«Non ho chiesto e non mi aspetto niente, sinceramente speravo che la linea tracciata potesse essere proseguita, anche senza il mio contributo».

Mi dà la sua definizione di cultura di qualità?

«Detto che io sono favorevole ad una cultura popolare, che non significa però populista, non ho dei parametri certi per definire quella di qualità. Mi è più facile darle la mia idea di cultura e lo faccio affidandomi ad una frase con cui chiusi qualche anno fa una intervista, chiestami proprio per questo giornale, quando era cartaceo, da un grande giornalista come Giuseppe Brugnoli, si tratta di un verso di una canzone di De Andrè che fa così: «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior».

 

nr. 28 anno XV del 24 luglio 2010

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