NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Vicenza, è boom di rimpatri: 31 in poco più di un anno

Il Comune stanzia 50 mila euro per agevolare i rimpatri di extracomunitari: “Ma Sarkozy con noi centra davvero poco” spiega l'assessore ai servizi sociali Giuliari

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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Vicenza, è boom di rimpatri: 31 in poco più di un

Sono 31 gli extracomunitari rimpatriati dal Comune di Vicenza nell'ultimo anno e mezzo. Un vero e proprio record per la città capoluogo che è impegnata su questo fronte in modo massiccio, tanto da aver investito a bilancio un capitolo apposito per 50 mila euro di spesa prevista per il corrente anno. Non si tratta comunque di rimpatri forzati ma volontari, frutto di un progetto che vede coinvolti come attori principali l'assessorato ai servizi sociali e Diakonia. Un vero e proprio boom che ha sullo sfondo non la volontà di punire ma di dare una possibilità di rientro alla casa madre per chi non ha trovato fortuna nell'Eldorado Italia, che di grandi chance di lavoro ed integrazione non sembra più essere in grado di offrirne. Una mini truppa di persone che hanno come profilo una vita difficile, fatta di vagabondaggio, di prostituzione, di marcato disagio sociale, di abbandono, di povertà. «Non li abbiamo cacciati -tiene a precisare l'assessore John Giuliari- non siamo dei novelli Sarkozy, semplicemente pensiamo che rimpatriarli possa dare loro una nuova possibilità di vita».

I 31 rimpatriati tra il 2009 ed il 2010 hanno origini diverse, quasi tutti africani o dell'est Europa, comunque: sette nigeriani, tre senegalesi e tre ganesi, tre serbi, due albanesi, ed ancora, indiani, filippini, ucraini, colombiani, moldavi, equadoregni, ivoriani, una truppa compisita, mondiale per l'appunto di sfortunati che hanno puntato tutto sulla ruota dell'Italia e di Vicenza perdendo però anche tutto. 36 mila euro fino ad ora sono stati spesi dal Comune per rimpatriarli, quasi sempre con biglietto, pocket money ed in alcuni casi con il supporto di attrezzature per inizio di una nuova attività, bagagli per il viaggio, denaro per avvio di un nuovo lavoro.

È un viaggio della speranza al contrario, insomma, paradosso di un'epoca quanto mai incline al cinismo di mantenimento e parimenti aperta alla globalizzazione. Le vittime sono coloro i quali rimangono in mezzo, schiacciati dal peso di una crisi economica che "ruba" il lavoro, e di logiche di inserimento che non sempre sono facili da assimilare o di chi sfrutta in modo criminale donne per lo squallido mercato della prostituzione. «Per ora il capitolo di bilancio è quello, non l'aumenteremo» spiega Giuliari, ma è facile capire come i 31 rimpatri non siano che la cima di un iceberg destinato ad andare sempre più alla deriva, come le vite di queste persone.

Emblematico è spulciare alcune delle cause che hanno provocato il rimpatrio: «Dipendenza da alcool per perdita lavoro, perdita lavoro, permesso di soggiorno ed accumulo debiti affitto ed energia; perdita posto di lavoro e permesso di soggiorno; motivi di salute; progetto fallito in Italia; problemi di salute senza fissa dimora; ed ovviamente la prostituzione, quelle nuove schiave che alla fine si sono ribellate ed appoggiandosi su persone fidate hanno scelto di tornare a casa».

Questo succede dunque a Vicenza, magari poco pubblicizzato, ma è un mondo vero che si muove sotto la cortina del "va tutto bene", un mondo che non può non agitare le coscienze e dare complessità a semplici slogan politici da una parte e dall'altra che tanto vanno in voga in questi tormentati tempi. Qui non è questione legata alla criminalità, si tratta di emarginazione dovuta alla fine di un sogno di persone semplici, frustrate nel loro tentativo di emancipazione sociale, brutalizzate dalle maglie sempre più strette e logore del contesto in cui si sono trovate a vivere.

«Manca la vera solidarietà da noi, terra profondamente cattolica e sorprendentemente indifferente» accusa Giuliari. Difficile dargli torto.

Ed intanto ci si muove "a tampone"; ed il numero dei rimpatri è destinato a crescere.

Ma qui Sarkozy non centra.

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