NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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In una tesi di laurea al Teatro Olimpico una ricerca sul “Furor” guerriero nell’antichità

di Laura Campagnolo

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In una tesi di laurea al Teatro Olimpico una ricer

Perché proprio il leone?

«Sempre per ragioni geografiche: in Germania i leoni non ci sono, in Scandinavia ancora meno. A partire dal X secolo, anche nelle terre del nord, il leone arriva addirittura a spodestare l'orso. Questo è un tema analizzato da M. Pastoureau nel suo libro L'Orso: storia di un re decaduto (2008) in cui diventa interessante notare come il leone, inserito al posto dell'orso in tutto il sistema mitico-araldico guerriero, arriva a coincidere con l'evangelizzazione di quelle popolazioni. Nella Bibbia, alla cristianizzazione dei Pagani, è stato associato il leone, simbolo di forza e di potere come immagine di Cristo redentore che vince sulla morte. Il leone, assieme al simbolo del sole, viene riciclato come divinità».

Per fare assimilare meglio il Cristianesimo ai pagani, per far sì cioè che il passaggio da una religione all'altra fosse meno traumatico, come ha agito la Chiesa?

«Ha modellato i miti antichi sulla propria dottrina, prendendo la loro simbologia e cambiando etichetta: al posto degli eroi arrivano i santi, al posto del leone guerriero abbiamo Cristo che risorge. Quando i primi evangelizzatori, nel IX-X secolo, si affacciarono nelle terre del nord, trovarono molta resistenza al loro messaggio perché si accorsero che l'orso e il lupo erano molto presenti tra i guerrieri come animali totemici. Non potendo scardinarli, li demonizzarono. Il "lupo mannaro" per noi è cattivo, e anche "l'orso che uccide i bambini". Questa demonizzazione del lupo e dell'orso non è sempre esistita. Da un certo periodo in poi notiamo quindi negli stemmi araldici il passaggio ad elementi leonini. Questi simboli li vediamo sovrapporsi fino ad oscurare quelli che erano gli animali propri di quelle terre: il lupo, l'orso, il corvo, il cinghiale».

Compiuta quest'opera, che non è stata certamente veloce, qualcosa però rimane fino ad oggi...

«Certo, basti pensare all'orso come simbolo di Berlino. Nella mia tesi ho citato anche i copricapi delle guardie di Buckingham Palace, che sono in pelle d'orso, e che non potrebbero essere in pelle di leone. Qui si vede la differenza tra una tradizione militare e una marziale. Può sembrare una cosa banale perché la pelle dell'orso tiene caldo, mentre il vero motivo però è che quelle popolazioni sono affezionate e non  cambierebbero l'orso con un altro animale. Oltre all'imbellimento marziale, molto interessante sarebbe analizzare il fenomeno della licantropia, cioè quello dell'uomo che si trasforma in lupo. Mentre nell'antichità o nelle civiltà tribali trasformarsi nel proprio animale totemico significava raggiungere uno stato superiore, una condizione altra che permetteva al protagonista di avere delle qualità superiori, da un certo momento in poi questo passaggio è stato visto come una malattia, come qualcosa da sconfiggere e da esorcizzare».

Perché è avvenuto questo cambiamento?

«Un motivo può essere il passaggio da una società tribale a una società più organizzata e civile. Ciò non toglie che nell'immaginario collettivo e quindi anche in quello degli autori, quando si parla di guerrieri si possa esclamare: "Fu ferito e reagì come un leone!", oppure: "È coraggioso come un leone!". Questo modo di dire nasce in un passato che non sappiamo definire».

nr. 34 anno XV del 25 settembre 2010

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