Ma si sa, non sempre quello che viene istituzionalizzato può risultare davvero appetibile. D'altra parte l'arte del writer sta anche nel realizzare opere che siano di "rottura" nei confronti del sistema e quindi farsi beffe del sistema stesso nella massima libertà espressiva che significa scegliere i luoghi della propria attività. Il writing, anche detto (secondo alcuni impropriamente) graffitismo, è una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il pianeta, basata sull'espressione della propria creatività tramite interventi sul tessuto urbano. Correlata ad essa sono gli atti dello scrivere il proprio nome d'arte (tag) diffondendolo come fosse un logo. Il fenomeno, ricordando la pittura murale (murales - disegni su muro), è da alcuni ad essa accostato, e viene spesso associato ad atti di vandalismo, poiché numerosi adepti utilizzano come supporti espressivi mezzi pubblici o edifici di interesse storico e artistico. Generalmente, il nocciolo di writer più vicini ad un serio lavoro di ricerca artistica in campi più protetti come in "hall of fame", considerano tali attività deprecabili, dimostrando anche nella scelta del supporto per la pittura una maggiore responsabilità e consapevolezza. Il writing è un movimento artistico che abbraccia numerose tipologie di persone, dai più giovani agli studenti, ai lavoratori, maschi e femmine, quindi difficile da arginare e controllare. È anche vero che ogni writer si avvicina a varie scuole di pensiero, chi più legale e chi meno; ma la cosa basilare è che qualsiasi sia la sua inclinazione si deve basare su una ricerca e sullo studio di un'evoluzione personale, arrivando ad uno stile proprio in modo tale da distinguersi dagli altri ed essere notato maggiormente.
E così il fenomeno è ancora quanto mai attuale ed anche per questo il Comune ha pensato di investire a bilancio una somma per andare a ripulire le mura delle case o delle strutture toccate dall'estro dei writer. «Ma è un malcostume che deve finire - puntualizza Pecori - Siamo un po' stanchi di dover intervenire in questo senso. Negli ultimi due anni siamo già a diecimila euro di spesa e si debbono racimolare i fondi per la pulizia da qualche parte e non è certo semplice. Inoltre coi nostri interventi siamo solo a limitare il fenomeno, non certo a risolverlo definitivamente. Ci vorrebbe uno spirito civico molto più marcato da parte di questi writer. E che si limitassero a disegnare le loro opere negli spazi consentiti».
Una situazione, dunque, quella cittadina che si può definire ancora critica e che in tempi di tagli netti ai bilanci comunali rischia di diventare sempre più compromessa.
«L'augurio è di poter spendere bene i soldi che abbiamo per migliorare la città. Ricordo inoltre che quello di imbrattare i muri non solo non è una buona abitudine ma è anche un reato. Per cui invito questi artisti di strada a dare prova delle loro qualità senza dover per forza gravare sulle spalle della collettività».
L'appello di Pecori verrà rispettato? La speranza c'è e vi sono anche cinquantamila motivi a supportarlo.
nr. 35 anno XV del 2 ottobre 2010