NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Vicenza, terra di alpinisti e inventori

di Tiziano Bullato
bullatot@tvavicenza.it

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Vicenza, terra di alpinisti e inventori

Il progetto parte nel 2000 da una idea di Alberto Brazzale, sciatore appassionato ma non certo un industriale del settore. «Sono partito da una idea di riciclo ecologico - spiega Brazzale - dal momento che i nostri sci sono riciclabili al 95 per cento. Uno degli slogan migliori è che uno sci in legno non si cambia, si colleziona». Eh già, perché una delle caratteristiche principali di questi sci è l'estetica. La bellezza pura e senza compromessi di un paio di sci di legno, con le venature in vista, appena coperte da uno strato di vernice per motoscafi. «Sì, ma l'estetica non è tutto. Non volevo fare degli sci solo belli, ma anche performanti, in grado di reggere il confronto con i prodotti industriali. Ho studiato per anni, andando a capire come vengono fatti gli sci oggi, come sono quelli da competizione, usati dai campioni di coppa del Mondo e come quelli da turismo». Ah, a proposito, lo sapevate che dentro gli sci di Bode Miller c'è un'anima di legno? Sì, proprio di legno, solo che si tratta di compensato.

«La svolta è arrivata con la comparsa di Giuseppe Rumor, anche lui un appassionato, ma con specifiche conoscenze nel campo dei materiali. È stato fra il 2005 e il 2009 che siamo riusciti a mettere a punto uno sci completamente di legno massello, tratto da una unica tavola, assottigliato secondo il disegno creato al computer eppure in grado di resistere alle sollecitazioni dello sci alpino. Ci si arriva con l'inserimento, fra il legno e la soletta, di un materiale composito, disposto in più strati».

Insomma la ricerca scientifica ha prodotto, lo scorso anno, alcuni prototipi che sono stati sottoposti a test. Sono stati due maestri di sci, Daniele e Andrea Borgo, a mettere ai piedi queste tavole e a provarle per la prima volta: hanno dato suggerimenti tecnici e alla fine si è passati alla produzione.

«Anche in questo caso tutto rimane nel vicentino - spiega Alberto Brazzale - Le prime tavole di legname ce le ha regalate la falegnameria di Domenico Corà, con la quale abbiamo un rapporto stupendo. Ancora oggi sono loro a scegliere le migliori assi di frassino e a tenercele da parte. La lavorazione parte da una tavola unica di 5-6 centimetri che viene tagliata a metà, permettendo quindi ai due sci di avere caratteristiche molto simili. Poi il programma computerizzato trasferisce la sagoma e assottiglia la forma, quindi si passa sotto una pressa da 100 quintali per assemblare legno, resine e soletta. Tenendo conto dei tempi di riposo e stabilizzazione uno sci di questo tipo viene lavorato a Vicenza da 72 a 120 ore. Uno sci industriale si realizza in un paio di ore al massimo».

A questo punto non resta che agganciare gli sci ai piedi e, a differenza di quanto facevo io negli anni Settanta, non si può usare un grosso gancio di ferro...

«No davvero, tutta la componentistica è di altissimo livello. Si può scegliere qualsiasi tipo di attacco, ma noi ovviamente abbiamo deciso di montare un prodotto vicentino. Le placche e gli attacchi sono quelli prodotti dalla ditta Vist. In effetti è trentina, ma la fabbrica di produzione è a Mussolente, quindi noi la consideriamo vicentina».

Non rimane che stampare un nome e un logo...

«Sì, gli sci si chiamano "Kastelaar". È una forma di omaggio a mio nonno che viveva sull'altopiano di Asiago e si chiamava Angelo Carli Kastelar. Non ho fatto altro che raddoppiare la 'a'. Per quello che riguarda il nome invece, anche qui c'è una eccellenza tutta vicentina (e ti pareva...): i particolari in alluminio, sulla punta dello sci, sono realizzati con un procedimento che si chiama "water cut" e che è stato sviluppato per realizzare alcuni particolari di grande precisione per lo Shuttle Columbia, la navetta spaziale. E ovviamente le hanno fatte qui, a Vicenza».

Questi nuovi sci, che ritornano all'antico ma hanno dentro tutto il meglio della tecnologia, hanno già attirato la curiosità di una sciatrice particolare, non è vero?

«Si, abbiamo ricevuto una e-mail di incoraggiamento da Alison Gonnett. Si tratta di una ex campionessa di sci statunitense che oggi è la consulente per il tema "neve" per l'ex vicepresidente degli Usa Al Gore, che come è noto ha fatto delle sue campagne ambientali un vero successo planetario, oltre che un programma politico. Ma a dire il vero siamo stati contattati anche dal giapponese che è stato responsabile delle olimpiadi invernali di Nagano e c'è interesse un po' in tutta Europa...».

Fino a questo momento il gruppo di lavoro vicentino che vuole tornare a sciare sul legno, e ci sta riuscendo, ha prodotto almeno sei modelli diversi: ci sono quelli da carving e quelli per sciare sulla neve fresca e anche quelli da telemark o da sci-alpinismo. Per adesso li potete vedere solo su internet e potete anche provarli se non siete convinti. «Per noi sono talmente fantastici - conclude Brazzale - che siamo disposti a portarli dovunque per farli provare. Sempre che sia in Italia, beninteso».

A questo punto potrei chiedervi: secondo voi dove vengono costruiti i sommergibili? Avete indovinato. Anche quelli si fanno a Vicenza, ma questa è un'altra storia e ve la racconterò.

nr. 36 anno XV del 9 ottobre 2010

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