Per Noventa Vicentina, oltre ai 20 letti previsti per la riabilitazione dagli interventi chirurgici più comuni, c'è il piano di potenziare il reparto di ortopedia e, soprattutto di fare del nosocomio un centro specialistico di chirurgia ambulatoriale. «Un ospedale - aggiunge Vanzetto - che sappia rispondere alle esigenze che sono diverse da quelle del San Bortolo, al quale spettano le patologie maggiori». Il compito sarà assolto dalle due nuove sale appena inaugurate, costate 2 milioni e 670 mila euro, che nasceranno su una superficie di 900 metri quadrati.
Alessandri e Vanzetto non rispondono però direttamente sul destino del punto nascite di Noventa Vicentina, per il quale è stata più volte prospettata la chiusura, ma lasciano intendere che margini ce ne sono pochi. «Bisogna valutare cosa fare e come. Di sicuro i punti nascita vanno ripensati puntando alla sicurezza non solo delle gestanti, ma anche del nascituro». E lo stesso assessore Coletto, al riguardo, sembra essere sicuro: «Noventa non è messo male come ospedale, ma la parola d'ordine adesso è evitare i doppioni e valutare il bacino di riferimento del territorio». Per farlo, secondo Coletto, ci deve essere l'indicazione da parte dei sindaci dell'area: «Perché - aggiunge - sanno meglio di noi quali sono le esigenze del basso vicentino». Per adesso, però la voce dei sindaci non si è fatta sentire in maniera pesante. Prova ne è la situazione del pronto soccorso noventano, che da 2 anni ha praticamente affisso all'entrata il cartello "lavori in corso", mentre un altro cantiere, adiacente, aspetta da sei anni la realizzazione del nuovo punto di primo intervento. «La situazione è preoccupante - denunciano i sindacati - ad esempio, in una sola stanza si trovano ad operare, contemporaneamente, medico, infermiere, il 118 e a volte un secondo medico consulente». Il problema, secondo Vanzetto, sta tutto in quei lavori del nuovo pronto soccorso - previsto al piano terra al posto delle vecchie sale chirurgiche - che si sono interrotti a causa dell'impossibilità di spostare i pazienti dei piani superiori. Ma sono passati 6 anni. In fondo al corridoio c'è una sala d'attesa dismessa. A destra le scale portano ai reparti. A sinistra, un'asse di una porta sbarrata lascia intravede un enorme stanzone pieno di buche, calcinacci e fili penzolanti. Proprio dentro all'ospedale. Mentre all'esterno una nuova struttura e una in procinto di nascere sono i segni di quella razionalizzazione territoriale, di quel piano di "strutture intermedie" previsto dal nuovo corso della sanità veneta.
nr. 36 anno XV del 9 ottobre 2010